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Caso Marconi, l’amarezza del maestro: «Contro di me accuse infamanti, un giorno triste»

ISCHIA. La voce è di quelle stravolte. Delle due l’una, o il maestro Giovanni Di Meglio è un consumato attore oppure è davvero provato dallo “tsunami” che di punto in bianco gli è caduto addosso. La presunta aggressione perpetrata ai danni di un bambino della scuola elementare Marconi in breve ha fatto il giro del web e ha facilmente superato i confini isolani, grazie anche a dei modus operandi a dir poco discutibili dei quali raccontiamo in separata sede. Il cronista lo contatta e lui sembra come un pugile suonato, appare disorientato e frastornato. In ogni caso, esordisce in maniera chiara e categorica: “E’una vita che siamo nella scuola, e facciamo veramente tanto per i bambini. Sono sincero, stamattina (ieri per chi legge, ndr) è stato il giorno più brutto della mia vita. Certa stampa mi ha distrutto partendo da semplici pettegolezzi circolati in una chat di gruppo”. Il tempo di riprendere fiato e il maestro aggiunge un altro significativo particolare: “La mamma del bambino è venuta a scuola e si è scusata, dicendo che assolutamente non è stata lei a scrivere al giornale locale, con lei ci siamo già chiariti: sa benissimo che a carico del figlio non è stata perpetrata alcuna violenza. Insegno con la porta aperta, era presente anche un’altra insegnante che potrà confermare la bontà delle mie affermazioni”.

Gli chiediamo, dovendo necessariamente dover ricoprire il ruolo di avvocato del diavolo, come possa essere accaduta una cosa del genere, “Credimi, i bambini alle volte esagerano. E’ vero, c’è stato un episodio in cui obiettivamente ho alzato un po’ la voce perché facevano i monelli, ma da qui a dire che io abbia messo le mani addosso a qualcuno, beh sono davvero accuse fuori dal mondo”. Poi aggiunge un altro particolare sull’episodio: “La mamma del bimbo è venuta a parlare con la preside, poi in maniera casuale ci siamo incontrati nei corridoi dell’edificio scolastico. Qualcuno addirittura mi ha consigliato di non farmi vedere nel timore di un’aggressione, invece quando ci siamo incrociati la signora si è scusata spiegandomi che assolutamente non voleva si arrivasse a questo. Anzi, mi ha anche detto che avrebbe telefonato al giornale che aveva pubblicato la notizia. Relativamente alla conversazione nella chat di gruppo, ha aggiunto che spesso in questi contesti ci si lascia prendere la mano”. Nel corso della mattinata abbiamo a lungo contattato anche la dirigente della Scuola Marconi e del I Circolo Didattico di Ischia, Teresa Cirillo, che però non ha certamente aiutato a sciogliere l’intricata matassa fornendo qualche indicazione su quanto accaduto. La stessa, allo scrivente così come ad altri colleghi, ha ripetuto un commento telegrafico ed esaustivo, spiegando di aver applicato il protocollo che in casi del genere prevede – in base alle normative vigenti – l’apertura di un’indagine interna e sottolineando a più riprese (sia pure con tutto il garbo di questo mondo) di non avere altro da aggiungere. Un atteggiamento comprensibile solo fino a un certo punto: senza voler entrare nelle scelte altrui e pur consapevoli che nel frattempo sulla vicenda erano piombati i tutori dell’ordine, probabilmente ci si sarebbe aspettati se non una presa di posizione almeno un commento più perentorio e pregno di indicazioni su quanto successo. Il laconico “no comment”, ovviamente, non ha certamente aiutato a fare in modo che la notizia si diffondesse a macchia d’olio e con essa il fondato sospetto che l’episodio fosse realmente accaduto esattamente così come ipotizzato.

Dal commissariato di polizia di Ischia, intanto, bocche cucite sull’attività investigativa. Diverse sono state le persone ascoltate ed è opportuno precisare che la vicenda potrebbe avere qualche strascico. Il condizionale è in ogni caso d’obbligo, anche se apparirebbe chiaro anche agli inquirenti che in ogni caso eventuali fatti poco ortodossi non si sarebbero assolutamente consumati con un bambino colpito in maniera violenta da un pugno. In mezzo a tanti dubbi, questa è l’unica certezza. Per il resto, non rimane che attendere gli ulteriori sviluppi.

 

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