CULTURA & SOCIETA'

Al “Telese” si celebra la verace pizza napoletana

Il concorso svoltosi all’Alberghiero ha consentito di otternere una borsa di studio presso l’omonima e famosa associazione di arte bianca: un futuro nelle mani degli studenti

DI ARIANNA ORLANDO

Ischia, la coppa di Nestore e il castello. Ischia, i mandolini e Sant’Angelo. Ischia, la pizza e il Telese. L’IPSAR Telese, ancora una volta, si distingue nel panorama della didattica isolana per la grande attenzione che rivolge all’offerta formativa degli studenti: la più varia ed eterogenea possibile. Di questa scuola non si riesce a smettere di parlare e soprattutto non si riesce a smettere di parlarne bene. Si dovrebbe raccontare, a questo punto, quello che è successo nei giorni scorsi, quando nello spazio aperto adiacente alla scuola – ove è stato allestito un forno per le pizze – si è tenuto il concorso “Verace Pizza Napoletana” tramite il quale è stato possibile ottenere una borsa di studio presso l’omonima e famosa associazione di arte bianca VERACE PIZZA NAPOLETANA. “Pizza” è un modo per dire futuro, per il preside Sironi, che ne parla per raccontare di come questo cibo, che oggi vuole essere gourmet e si adagia e presta a tutte le mode possibili, ha una forte origine popolare e una inossidabile parentela con Napoli e i suoi discendenti.

Il futuro della pizza è dunque qui: nelle mani degli studenti del Telese, nelle mani dei “nuovi”che devono sapere e conoscere quanto facevano i “vecchi”. La scuola d’altra parte è sempre stata questa: foce moderna di un fiume che diparte da una sorgente antica, luogo di incontro per formulare idee nuove tramandando quelle vecchie. E “vecchio” è qui non per ricordarci un significato che è equivalente a “sorpassato, disusato” ma per dirci “antico” nella maniera più colloquiale ed empatica possibile. Ciò che si dovrebbe raccontare è ancora la cronaca di un evento che non si differenzia dalle cronache degli eventi di tutti i contest possibili e immaginabili; ciò che racconteremo è invece il modo quasi profetico con cui annunciamo che dovremmo capire di più e sposare più idee contemporaneamente. Nell’ottica generale il pizzaiolo è quella strana creatura faticatrice nascosta dietro il banco su cui impasta, abituata al caldo- come Efesto- accanto al forno ardente, che suda d’estate e che è al caldo d’inverno e quasi mai, quasi mai, a meno che non si parli di eccellenze nel settore, l’opinione comune tende a valutare quello che ci sembra “un lavoro manuale” per cui non occorre studiare. Dovremmo invece comprendere che dietro l’apparenza delle cose esiste un’anima che va nutrita e dissetata e che dietro il lavoro dei pizzaioli, come quello di molti altri, esiste impegno e studio costante, perseveranza e ingegno. Bisognerebbe smettere di svalutare le professioni enogastrononiche, anche e soprattutto quando parliamo di professionisti non famosi e parliamo invece di persone quotidiane, ossia di abili lavoratori accanto al loro forno, con le mani nei loro impasti. Si dovrebbe svalutare di meno il Telese è valutarlo di più; e si dovrebbe smettere di dire “che in questa scuola non si studia” perché nessuna scuola è inutile, nessuna scuola è superflua, e il Telese non è inutile e non è superfluo anzi collabora -e molte volte è il solo a farlo- all’idea di un turismo nobile per quest’isola tale che, se venisse messo in pratica, renderebbe Ischia degna del suo nome.

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