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La rabbia di D’Abundo: «Un’odissea di sette anni che lascia l’amaro in bocca»

Inedita intervista all’imprenditore che racconta il suo iter giudiziario: in sei casi è stato riconosciuto estraneo ai fatti contestati nella vicenda giudiziaria che vide protagonista anche Vanni Ferrandino. Tutto questo senza risparmiare frecciate verso il suo accusatore, che pure la giustizia ha definito più volte “non credibile”

La vicenda che lo ha visto protagonista non passò inosservata all’epoca dei fatti e lo fece finire agli arresti domiciliari con il sottufficiale della Guardia Costiera, Vanni Ferrandino. Nel mirino presunte soffiate per controlli che dovevano avvenire presso le strutture alberghiere di Ciro Castiglione. Oggi, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di assoluzione anche in Appello, Antonello D’Abundo dice la sua su questa storia. E lo fa attraverso le colonne del nostro giornale.

Come si riassume una vicenda così lunga e complessa dal punto di vista personale prima ancora che giudiziario?

«Questa storia lascia l’amaro in bocca. All’improvviso ti trovi coinvolto in situazioni che non ti appartengono, vieni come travolto dal punto di vista dell’esistenza personale ed affettiva. Uno “tsunami” che inevitabilmente si abbatte anche sulle persone care e a te vicine, sono cose che non esito a definire ai limiti del sovrannaturale, se mi passi il termine: essere accusato sapendo di essere innocente è la cosa più brutta. Ricordo ancora di quando si presentarono a casa mia cinque carabinieri che mi chiesero dove fosse il televisore. Io per un istante pensai di aver acquistato un apparecchio rubato, non avrei mai immaginato che dietro ci fosse tutto quello che è stato raccontato. E poi…».

E poi?

«Sono andato a difendermi in tutte le sedi, mi sono fatto quindici giorni di arresti domiciliari. Ho sostenuto due Riesami, due Cassazioni, un rito abbreviato e una Corte d’Appello: insomma sei diversi gradi di giudizio con sei collegi diversi, e sono sempre stato riconosciuto estraneo ai fatti contestati. Solo il pm ha continuato a cavalcare l’onda, eppure visto quanto appena esposto forse avrebbe dovuto tirarsi indietro, riflettere e prendere seri provvedimenti ma nei confronti del denunziante, evidentemente poco attendibile».

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«Questa storia mi ha preso mentalmente, ho dovuto leggere carte e intercettazioni ed appare strano che chi lo ha fatto prima di me non abbia ascoltato, tanto per fare un esempio, che il televisore l’ho acquistato in un negozio. Invece viene fuori che Ciro Castiglione il televisore lo ha dovuto pagare, o anzi forse lo pagava, o forse non lo pagava proprio»

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Dov’è a tuo avviso il vero “corto circuito” di questa vicenda?

«Tutto ha inizio dalla base, ossia con le indagini che vengono condotte attraverso intercettazioni e altre tecniche investigative. Poi dietro ci sono degli esseri umani che hanno il compito di “tradurre” e magari lo fanno a modo loro o magari inseriscono quello che ritengono essere importante. Poi confezionano il tutto e lo inviano all’autorità competente. Si parte così, mi pare ovvio. Il problema è che mentre tutto questo avveniva, lo ripeto, nessuno si è reso conto che il denunziante non era affatto credibile, mentre in tutti i giudizi che ho sostenuto questo è stato ritenuto un dato di fatto chiaro e inconfutabile, al punto tale che lo stesso si è poi ritrovato a finire sul banco degli imputati. Ma c’è una cosa che più di ogni altra io non ho notato in questa storia».

Cosa?

«Attenzione, la premessa è d’obbligo: non parlo di malafede di nessuno, in particolare dei giudici. Ma certo vorrei fare un riferimento a persone che non si fermano dinanzi alla propria ragione e mi spiego meglio. Insomma, qualcuno va avanti fino a quando non ha finito le proprie munizioni, ma l’abilità di un investigatore può anche essere quella di invertire la rotta, magari rendendosi conto di aver sbagliato e iniziando così a guardare le cose da un’altra prospettiva, magari quella giusta. Personalmente, la vicenda non finisce qui: denuncerò per calunnia chi mi ha causato tanto malessere. Vedete, sono sette anni che sopporto queste cose e ci ho rimesso sotto tutti i punti di vista, non solo quello economico. Questa storia mi ha preso mentalmente, ho dovuto leggere carte e intercettazioni ed appare strano che chi lo ha fatto prima di me non abbia ascoltato, tanto per fare un esempio, che il televisore l’ho acquistato in un negozio. Invece viene fuori che Ciro Castiglione il televisore lo ha dovuto pagare, o anzi forse lo pagava, o forse non lo pagava proprio. Eppure quando sono venuti a casa mia il televisore era a muro con la staffa, non in uno scatolo pronto per essere ceduto a Vanni Ferrandino. Se questo fosse stato fatto presente con una semplice annotazione di servizio, a quest’ora probabilmente staremmo parlando d’altro. Invece, qualcuno denuncia una cosa che poi non corrisponde al vero, e poi un’altra e poi un’altra ancora. Ora, il buon senso avrebbe imposto una “frenata” che però purtroppo non c’è stata».

Questa vicenda ha travolto come uno “tsunami”, per rifarci alle tue parole, anche Vanni Ferrandino.

«E, credimi, ne sono davvero dispiaciuto. Gli auguro di uscirne presto, posso dire che sto combattendo questa battaglia anche per lui. Tra l’altro sarò testimone nel suo procedimento. Per me Vanni è una persona per bene, chi ha sbagliato in questa vicenda e interpretato male le cose non è certo lui, né tantomeno il sottoscritto. In ogni caso sono già consapevole, e voglio dirlo in anticipo cosicché un domani ne resti memoria, del fatto che i pubblici ministeri adesso non prenderanno in considerazione l’ipotesi di mettere sotto processo Ciro Castiglione ma opteranno per il ricorso in Cassazione nei miei confronti. Su un epilogo del genere, visti i precedenti, potrei scommettere facilmente, anche se naturalmente mi auguro finalmente di sbagliarmi».

C’è qualcuno che vuoi ringraziare?

«Ripeto, tutte le persone che mi sono state vicine e non mi hanno fatto mancare il loro affetto e sostegno in questo periodo difficile. E, naturalmente, il mio legale, l’avvocato Gianluca Maria Migliaccio, professionista davvero eccellente e impeccabile. Se sono riuscito a far valere le mie ragioni lo devo anche a lui, soprattutto a lui».

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