CRONACAPRIMO PIANO

La Regione ordina: «demolire gli abusi»

La dirigente Lucilla Palmieri scrive al Comune di Ischia intimando di demolire le opere realizzate da Attilio De Angelis, dopo un atto stragiudiziale di diffida e messa in mora trasmesso dall’avvocato Carmine Bernardo per conto di Raffaele Di Iorio e Carmela Mazzella: è l’ennesimo atto di quella che è stata ribattezzata la “guerra di Campagnano”

Un braccio di ferro giudiziario che si combatte, come spesso succede a Ischia, per questioni tra vicini e legate ad abusi edilizi commessi sul territorio isolano. Ma stavolta, a seguito di un contenzioso che evidentemente si combatte da tempo immemore – e con i protagonisti ormai ben conosciuti alle cronache locali, che più volte si sono occupati di questa “battaglia” – entra in campo anche un “arbitro terzo” peraltro del tutto autorevole qual è la Regione Campania. Il dirigente dell’ufficio pianificazione territoriale, dott.ssa Lucilla Palmieri, ha infatti trasmesso una nota al sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino, e per conoscenza ai signori Raffaele Di Iorio e Carmela Mazzella rappresentati dall’avvocato Carmine Bernardo. Ecco cosa scrive la dott.ssa Palmieri nella sua missiva: “In riscontro alla nota prot. n. 305481 del 19.06.2024 avente ad oggetto ‘atto stragiudiziale di diffida e messa in mora’ trasmessa anche a questa Amministrazione regionale a mezzo pec dai sig.ri Di Iorio Raffaele e Mazzella Carmela, rapp.ti dall’Avvocato Carmine Bernardo, si precisa quanto di seguito. Premesso che dal contenuto dell’istanza si evince che in data 8 novembre 2018 il Comune di Ischia aveva emesso ordinanza di demolizione n. 35 avverso le opere segnalate come abusive site in Ischia alla via Traversa Campagnano 2 località Salita Campagnano di proprietà del sig. De Angelis Attilio. Da quanto viene precisato nell’atto di diffida de qua e stante l’inadempimento in capo al comune di Ischia di provvedere all’esecuzione dell’ordinanza n. 35 summenzionata, venivano promossi dagli istanti ricorsi al Tar e Consiglio di Stato che avrebbero confermato, con ord. n. 1636 dell’08/11/2018, sent. n. 2050/2019, ord. n. 6190/2021, sent. CdS n. 1766/2024, l’obbligo in capo al comune di Ischia di provvedere agli adempimenti cui è dovuto, in ordine alla fattispecie in questione”.

Insomma i ricorsi di chi si opponeva alla demolizione degli abusi sopra descritti sono stati respinti anche in tutte le sedi giudiziarie e dunque adesso anche da Palazzo Santa Lucia vogliono sapere se si è provveduto all’abbattimento o per quale motivo questo non sia ancora accaduto ed è proprio per questo che Raffaele Di Iorio per il tramite del suo legale ha trasmesso la segnalazione in questione alla Regione. E infatti la dirigente aggiunge e conclude in maniera abbastanza chiara ed esplicita: “Pertanto, alla luce delle problematiche denunciate ed evidenziate con nota prot. 305481 del 19 giugno 2024, questa U.O.D. 500901 richiede alle Amministrazioni destinatarie di tale comunicazione, in primis il Comune di Ischia, di conoscere con ogni consentita urgenza le attività poste in essere dovute, dando giusta comunicazione a mezzo pec al seguente indirizzo (omissis) allegando ogni atto e/o provvedimento definitivamente emesso in esecuzione delle pronunce sopra riportate. Considerato, inoltre, che nel caso di specie risulta essere applicabile la disposizione normativa disciplinata dall’art. 41 D.P.R. 380/01 che testualmente dispone ‘1. In caso di mancato avvio delle procedure di demolizione entro il termine di centottanta giorni dall’accertamento dell’abuso, la competenza è trasferita all’ufficio del prefetto che provvede alla demolizione avvalendosi degli uffici del comune nel cui territorio ricade l’abuso edilizio da demolire, per ogni esigenza tecnico progettuale. Per la materiale esecuzione dell’intervento, il prefetto può avvalersi del concorso del Genio militare, previa intesa con le competenti autorità militari e ferme restando le prioritarie esigenze istituzionali delle Forze armate. 2. Entro il termine di cui al comma 1, i responsabili del comune hanno l’obbligo di trasferire all’ufficio del prefetto tutte le informazioni relative agli abusi edilizi per provvedere alla loro demolizione’. Si chiede, quindi, al sig. Prefetto di notiziare questo ufficio degli adempimenti previsti e disciplinati ex art. 41 D.P.R. 380/01 in caso di ulteriore inottemperanza maturata dall’ente locale”. Insomma, da Napoli non vogliono sentire ragioni: gli abusi vanno demoliti, altrimenti a provvedere ci penserà l’ufficio territoriale di governo.

La guerra di Campagnano tra il Di Iorio e il De Angelis parte di fatto dal lontano 2017 quando una relazione dell’ufficio tecnico comunale evidenzia gli abusi commessi dal secondo e consistenti in quanto segue: «Diversa ubicazione dell’ultima rampa della scala esterna in muratura; ampliamento del terrazzino per mq 5 circa con relativi pilastrini a sostegno dei corpi sovrastanti; 3 porzione del w.c. che ricade esternamente al fabbricato sul predetto terrazzino, per una superficie di mq 2, con una volumetria mc 5,00 circa; porzione di w.c. interno al fabbricato per mq 3,00 e scala interna in muratura che conduce al primo soppalcato; intero soppalco intermedio di mq 45,00 comprendente l’ambiente di sinistra (mq 20,00) e quello di destra (mq 25,00), che si articola in due camere; disimpegno di mq 3,00, n. 2 wc di mq 3,00 e mq 4,80 e stanzetta adibita a cabina armadio di mq 2,50, tutti corpi esterni e in ampliamento al fabbricato, per complessivi mc 37,00 circa; terrazzino con scala metallica di mq 8,00; terrazza praticabile, in luogo del precedente lastrico di copertura per una superficie di mq 30,00, pavimentata con piastrelle e protetta da parapetti in muratura intonacati e con marmo di coronamento e per un tratto provvisti di ringhiera sovrastante; inoltre, l’ambiente di destra, di superficie complessiva utile di mq 25, da una stima visiva, scaturita dalla comparazione delle foto ante e post intervento, allegata alla diffida del sig. Di Iorio, parrebbe che sia stato innalzato di m 1,60 circa, per un incremento volumetrico di mc 60,00 circa». Dopo questi sviluppi poco incoraggianti il De Angelis chiedeva il permesso in sanatoria che però gli veniva negato con provvedimento emesso in 20 marzo 2018, con la motivazione che gli abusi commessi erano da ritenersi acclarati e non più sanabili. E disponendo, di conseguenza, la demolizione delle opere realizzate senza titolo. Da qui è nato il contenzioso dinanzi ai giudici del Tar che ha visto ovviamente opporsi Raffaele Di Iorio. Ma i giudici amministrativi respingevano il ricorso ed altrettanto accadeva al Consiglio di Stato.

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