CULTURA & SOCIETA'

Lo storico ponte aragonese nella spirale di scelte discutibili tra basoli della discordia e l’ultima illuminazione discutibile

Un antico esempio di alta ingegneria marittima mal compreso dai politicanti del maggiore comune isolano – incompetenza e superficialita alla base dei molti errori tecnici - il sindaco enzo ferrandino ammette gli errore e core ai ripari

Negli ultimi 40 anni il Ponte Aragonese, l’antica e storica struttura, grande e vecchio esempio di ingegneria marittima del lontano passato (1441), è stato ripetutamente martoriato dalla mano inesperta di determinati uomini attraverso abbagli tecnici avuti e commessi a danno del suo aspetto estetico e strutturale, nell’ampio contesto paesaggistico ed ambientale in cui il Ponte per secoli ha giganteggiato. Le tappe dello scempio in serie che stravolgevano il volto del Ponte sono le seguenti: negli anni ’70 l’amministrazione comunale del tempo ricopri con una gittata a tutta lunghezza i vecchie basoli dell’antico calpestio con il moderna asfalto. L’effetto fu orribile.

La protesta salì alle stelle, tanto che i politici implicati furono costretti a fare marcia indietro con la immediata rimozione del materiale indesiderato e la conseguente riscoperte dei basoli di origine. Negli anni 80 si pensò ad una diversa illuminazione del Ponte. I tecnici del Comune ebbero l’idea di abolire i vecchi e tradizionali lampioni sostituendoli con lampade-applique da giardino incorporate nelle pareti lato interno dei lunghi muretti a mezz’altezza fin sotto al castello. Anche in questo caso l’effetto risultò negativo. Pertanto, dopo le vibrate proteste si tornò alla illuminazione del Ponte con i classici lampioni.

Tralasciamo gli altri vari episodi minori che lo stesso hanno rappresentato scempi evidenti ai danni dell’antica struttura aragonese e passiamo a ciò che è accaduto all’ombra del Castello negli ultimi mesi. La vicenda dei basoli prefabbricati con polvere di pietra con cui si dovevano rivestire i parapetti dei muretti in sostituzione dei vecchi basoli andati distrutti e la brutta storia dell’ ennesima nuova ed errata illuminazione del Ponte facendolo sembrare di sera una pista d’aeroporto. sono le ultime oltraggiose operazioni che il Comune ha portato avanti svilendo l’aspetto estetico del ponte aragonese fino all’azzeramento della sua storia originaria con nuovi ed anonimi connotati. Anche in questo caso è in corso il passo indietro dell’amministrazione comunale di Ischia con l’ammissione dell’errore tecnico e la corsa a porvi riparo.

Di fronte a tanta incompetenza e superficialità di chi sbaglia sistematicamente l’approccio alla gestione del patrimonio storico, architettonico, culturale ed ambientale dei nostri luoghi più significativi ed emblematici non si può non recepire la critica forte incombente già dalla passata stagione dei turisti. Tant’è: a bella e fruttuosa stagione estiva è passata, e un discreto ottobre in corso (siamo alla metà del mese) ci porta inesorabilmente ai titoli di coda un po’ allungata, di questa estate 2019 di cui, a dire il vero, non ci si può lamentare. Ciò che invece è rimasto e con cui bisognerà fare i conti, e servirà da monito ed incentivo per i responsabili, è la critica, prima pacata e poi sprezzante e piena di sdegno, dei numerosi turisti, quelli di qualità, che hanno trascorso le vacanze estive nella nostra isola.

Una critica, per altro ampiamente giustificata, fatta di forti espressioni di condanna, rivolta alle autorità amministrative e politiche di Ischia, avendo per unico obiettivo lo stato di evidente degrado in cui versa da più anni l’antico Ponte Aragonese che congiunge il Borgo di Celsa di Ischia Ponte al Castello.

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Borgo ormai molto frequentato per la sua storia antica e per la sua affascinate architettura. Il Ponte Aragonese nella sua atavica bellezza ed esempio secolare di audace ed apprezzata ingegneria di opera marittima del passato, da sempre rientra, nella sua centralità storica, nel novero dei luoghi preferiti di chiunque arrivi ad Ischia, in qualsiasi stagione, per salutari e distensive passeggiate e soste, di giorno e di sera, ed anche percorso obbligato per raggiungere il Castello per le visite culturali di conoscenza. Averlo rivisto ancora una volta in quelle pietose condizioni, con vari tratti di pareti cedute e con la scomparsa in mare di molti dei vecchi basoli di piperno che fungevano da rivestimento estetico , alcuni dei quali risalenti addirittura all’800, fa male alla vista, alla cultura della conservazione di beni patrimoniali architettonici pubblici superiori; fa male al turismo, alla paesaggistica, alla cultura in senso lato, storia, all’arte e ai quei tanti pittori locali, nazionali e stranieri ( quelli defunti si staranno rivoltando nella tomba) che l’hanno dipinto in tante loro opere, alcune delle quali esposte in gallerie e musei d’arte di tutto il mondo.

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Di qui la rabbia e le parole di critica giustificata di molti turisti della Napoli bene, di Roma, di Milano, Firenze, Torino, Brescia che hanno trascorso le vacanze estive a Ischia, con particolare frequentazione di Ischia Ponte. Essendo noi inguaribili appassionati di Ischia Ponte e del suo fascino, confondendoci fra i turisti non ci è stato difficile ascoltare impressioni fra le più pesanti di chi si è giustamente lamentato dell’indecoroso spettacolo del Ponte degradato e cadente che si è riproposto davanti ai loro occhi. La cosa ci ha fatto molto male. Speriamo che quei turisti “lamentosi” , per la prossima estate 2020 possano trovare un altro Ponte Aragonese. E anche noi ischitani…

Foto Giovan Giuseppe Lubrano antoniolubrano1941@gmail.com

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