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La “ricetta” di Carlo Tascini: «La meningite si combatte vaccinandosi»

SERRARA FONTANA – Si è svolto ieri pomeriggio, nella sala congressi del centro polifunzionale di Serrara Fontana, il convegno promosso dal Comune montano per fare chiarezza sulla malattia invasiva da meningococco, che tanta preoccupazione sta generando in seno alla comunità isolana dopo la morte del povero Lino Maltese e della piccola Vittoria. All’incontro, moderato dal giornalista Gaetano Di Meglio, hanno presto parte, oltre al sindaco Rosario Caruso, alcuni esperti dell’ospedale Cotugno di Napoli (i professori Carlo Tascini e Fiorentino Fragranza e il dottor Vittorio Attanasio), le dottoresse Carmela Aiardo e Teresa Coppola, e i dottori Pietro Buono e Ciro Di Gennaro. Nella folta platea di cittadini accorsi per assistere all’evento c’erano, tra gli altri, anche il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale e la dirigente dell’istituto comprensivo “Avallone” Giovanna Cuomo.

L’INTERVENTO DI CARUSO E IL MINUTO DI SILENZIO PER VITTORIA E LINO. Ad introdurre i lavori – che sono stati seguiti con grande interesse dal pubblico presente per l’occasione – è stato il giornalista Gaetano Di Meglio, che ha dato la parola al primo cittadino di Serrara Fontana, l’ingegner Rosario Caruso, che ha fortemente voluto questo faccia a faccia tra gli specialisti del settore e la comunità isolana (e in particolare quella serrarese).

«Ringrazio, a nome di tutte le amministrazioni dell’isola d’Ischia, gli esperti per essere qui tra noi» ha esordito Caruso. «È importante che siate qui perché è giusto che le persone ascoltino, dalla vostra voce autorevole, qual è lo stato dell’arte, qual è la situazione attuale. In questo modo c’è la possibilità per rispondere alle tante domande che ci vengono poste. In questi giorni molti cittadini ci hanno rivolto tantissime domande. Io non sono un medico, né un esperto, né uno specialista. Ecco perché abbiamo ritenuto che fosse giusto che voi poteste essere qui in modo tale da poter dare le giuste risposte ai cittadini. L’incontro di oggi non è un incontro in cui vogliamo fare passerelle, né un incontro in cui vogliamo fare i pubblici ministeri. Questo è un incontro organizzato esclusivamente per informare, informare per prevenire, informare per dare consapevolezza rispetto ad una malattia terribile qual è la meningite».

A questo punto il sindaco Caruso ha chiesto ai presenti di alzarsi in piedi e di osservare un minuto di raccoglimento per ricordare Vittoria e Lino Maltese. «Permettetemi di chiedere a tutti voi di unirci in un abbraccio ideale alla famiglia che in questo momento purtroppo ha perso due persone e di osservare un minuto di silenzio per Lino e la piccola Vittoria».

AIARDO: «MOMENTO DI CONDIVISIONE E DI CRESCITA PER NOI OPERATORI». Dopo il minuto di raccoglimento, a prendere la parola è stata la dottoressa Carmela Aiardo, direttrice del distretto sanitario n. 36 dell’Asl Napoli 2 Nord. «Porto ufficialmente i saluti del direttore generale, il dottor d’Amore, ai rappresentanti di alto valore scientifico, che ringrazio personalmente per la loro presenza. È questo un importante momento di condivisione e di crescita per noi operatori che abbiamo cercato di mettere in campo tutte le forze braccio a braccio, momento per momento. È questo quello che abbiamo fatto e stiamo continuando a fare. Devo ringraziare anche la dottoressa Coppola, che è sul campo realmente, è il vero soldato che ci ha sostenuto in questi giorni. Oltre quelli che sono i normali servizi vaccinali, abbiamo iniziato anche la vaccinazione presso la casa comunale (di Serrara Fontana, ndr), e ringrazio il sindaco per la disponibilità».

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TASCINI: «NON SIAMO DINANZI AD UN’EPIDEMIA, VACCINO UNICO STRUMENTO VALIDO». È stata poi la volta del professor Carlo Tascini, direttore dell’UOC Malattie Infettive ad indirizzo neurologico dell’ospedale Cotugno di Napoli. «Io vengo dalla Toscana, quindi ho già vissuto l’epidemia. Ho visto diversi casi in Campania, e posso dire che non siamo difronte ad un’epidemia. Ripeto: al momento non abbiamo nessun dato per dire che siamo difronte ad un’epidemia. La prima cosa che voglio farvi notare è che non parlo di meningite, ma parlo di malattia meningococcica invasiva. La neisseria meningitidis, meglio nota come meningococco, può dare la meningite, ma può dare delle forme anche di setticemia, di sepsi, senza la meningite: in genere quelle sono le più gravi. E quindi in questo senso noi dobbiamo diffondere la cultura medica in modo tale che questi casi possano essere riconosciuti, quando è possibile. Il meningococco che cosa fa normalmente? Colonizza il nasofaringe, cioè sta nel nasofaringe solamente dell’uomo: non esistono quindi, come per altre malattie, dei vettori animali; quindi la trasmissione è tra uomo e uomo. E in genere colonizza principalmente il nasofaringe dei bambini e degli adolescenti. In un periodo epidemico molti degli adolescenti possono avere il meningococco in gola».

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«Quand’è che si ha il massimo della trasmissione?» ha domandato retoricamente Tascini. «Si ha in ambienti affollati e chiusi, quindi durante i periodi invernali, e spesso viene facilitato da sindromi virali come quella influenzale, perché uno starnutisce di più, ha più secrezioni. È dunque importante vaccinarsi per l’influenza anche per le categorie per le quali è stabilita la vaccinazione, perché questo riduce sicuramente la trasmissione del meningococco. L’abitudine del fumo favorisce la colonizzazione: purtroppo sempre più giovani, alle nostre latitudini, fumano. Normalmente queste colonizzazioni permettono nell’ospite di sviluppare una risposta immunitaria che in genere è anticorpale, cioè abbiamo degli anticorpi che vengono sviluppati contro il meningococco. Pertanto, anche se uno è colonizzato non farà mai la malattia. Ci sono dei ceppi – ha avvertito il professore – che possono essere più virulenti rispetti agli altri nell’ambito del meningococco».

«Noi – ha proseguito Tascini – vacciniamo i bambini già dai primi anni di vita contro l’haemophilus, il pneumococco e il meningococco proprio perché cerchiamo di far sviluppare gli anticorpi che evitano la malattia invasiva a un bambino che può essere colonizzato all’interno delle vie aeree. Probabilmente molti di noi, compreso me, nella nostra vita siamo stati colonizzati dal meningococco, ma non ci è successo niente: probabilmente siamo stati fortunati perché abbiamo sviluppato gli anticorpi in seguito al vaccino. La vaccinazione è come l’assicurazione: io pago dei soldi adesso per evitare un danno maggiore se mi capita, ad esempio, un incidente stradale. La vaccinazione serve per sviluppare gli anticorpi contro questa malattia che io posso avere purtroppo il caso di incontrare nel corso della mia vita». Per quanto riguarda la profilassi, il professor Tascini ha rammentato che essa «è indicata solo nei contatti stretti dei malati, non nei contatti dei contatti».

Il direttore dell’UOC Malattie Infettive del Cotugno, dopo aver fatto riferimento al caso della campionessa paraolimpica Bebe Vio (che ha subito l’amputazione degli arti a causa di una sepsi meningococcica), ha concluso il proprio intervento asserendo che «noi lottiamo perché arrivino in ospedale meno casi di malattie infettive, e propugniamo il vaccino. Il Cotugno è un ospedale che accoglie i malati infetti, ma capiamo dal punto di vista sociale che il vaccino è l’unico strumento per preservare i nostri bambini e i nostri concittadini. Il vaccino è lo strumento ideale per la profilassi. Altri discorsi sui vaccini lasciano il tempo che trovano. Noi sappiamo bene che i vaccini hanno degli effetti collaterali, quello del meningococco proprio zero. Altri ancora ne hanno, è vero, ma sono molto meno degli effetti collaterali della malattia».

FRAGRANZA: «QUELLA MENINGOCOCCICA È UNA MALATTIA “TEMPODIPENDENTE”». Dopo l’ampia relazione di Tascini, a prendere la parola è stato il professor Fiorentino Fragranza, direttore dell’UOC Rianimazione del Cotugno. «I soggetti a rischio – ha dichiarato Fragranza – sono innanzitutto i bambini che vanno da 0 a 4 anni, gli adolescenti da 15 a 24 anni, i pazienti che presentano uno stato di immunodepressione, il personale medico – soprattutto quello di laboratorio – che è a contatto con il meningococco. Infine, i soggetti che vivono nell’ambito territoriale ove si è sviluppato un focolaio epidemico. Questa malattia viene determinata dal tempo: riconoscere la sintomatologia nel più breve tempo possibile è fondamentale, perché diventano importantissimi la risposta e l’approccio terapeutico nei confronti di questa malattia. La malattia meningococcica è una malattia tempodipendente. È vero, la mortalità va dal 10 al 20%, ma nel nostro ospedale abbiamo fortunatamente una mortalità bassissima. Il tempo di utilizzo dell’antibiotico – ha sottolineato Fragranza – è fondamentale. E anche il tipo di antibiotico che si utilizza deve avere la sua allocazione: ad esempio, non bisogna usare antibiotici che hanno azione batteriolitica, perché tendono a determinare delle sostanze che invece di aiutare possono determinare dei momenti più tragici per il paziente. La terapia antibiotica è importante, va iniziata il prima possibile e deve essere utilizzata nel modo giusto».

LA COMMOVENTE TESTIMONIANZA DEL DOTTOR ATTANASIO. Fragranza, al termine del proprio dettagliato intervento, ha passato il microfono al collega Vittorio Attanasio, specialista infettivologo del Cotugno. «Lavoro al Cotugno da ventuno anni, e quando mi trovo a fare una rachicentesi il paziente mi dice: “Ho paura”. E io rispondo: “Avere paura è fisiologico, solo lo sciocco, solo il pazzo non ha paura”. Successivamente, per tranquillizzarlo, gli spiego quello che farò. So bene che queste due morti vi hanno molto provato e che avete paura. Paura di uscire, paura di incontrarvi. Questo è il momento in cui dovete liberarvi di questa paura facendo tutte le domande possibili, anche quelle che pensate siano sciocche. Fatele, perché è l’unico modo per liberarvi da questa paura».

Il dottor Attanasio ha dunque raccontato ai presenti un’esperienza da lui vissuta e che l’ha molto colpito. «Diversi anni fa arrivò in ospedale un bambino di otto anni con una sepsi meningococcica trasferito da un altro ospedale. Quando arrivò non ci fu neppure il tempo di fare un prelievo: morì per sepsi meningococcica. La madre, che aveva soltanto questo figlio, chiese al mio primario: “Potevo fare qualcosa?”. E il primario le rispose: “Beh, c’è un vaccino”. E lei disse amaramente: “A mio figlio compravo tutte cose di marca, e non andavo da un pediatra di base, ma da un pediatra che era primario: non me l’ha mai detto. Forse questo vaccino non gli avrebbe fatto niente, perché il vaccino disponibile era solo quello per il sierogruppo C. Ma almeno avrei avuto la coscienza più tranquilla, e adesso sarei più in pace con me stessa”».

BUONO: «LA REGIONE HA RAGGIUNTO IL 95% DELLA COPERTURA PER L’ESAVALENTE». Ha preso poi la parola il pediatra Pietro Buono. «L’ospedale Cotugno è il riferimento regionale per tutta l’emergenza pediatrica e per l’adulto per tutte le infezioni meningee e le encefaliti. C’è una grande attenzione della Regione Campania su questo problema, c’è una task force che lavora costantemente, indipendentemente da dove avvenga un fatto, su questi dati. L’ospedale Rizzoli ha attivato subito protocolli internazionali per reagire immediatamente. Domani (oggi per chi legge, ndr) la Regione dirà al Ministero della Salute che ha raggiunto il 95,7 % della copertura per l’esavalente, che è uno dei tanti vaccini che si somministra ai bambini per avere la sicurezza di non avere l’epatite, la difterite eccetera. Penso che entro il 2019 raggiungeremo una copertura elevata anche per il meningococco».

DI GENNARO: «LA CAMPAGNA VACCINALE È ESTREMAMENTE UTILE». A chiudere i lavori è stato il dottor Ciro Di Gennaro, primario del reparto di Medicina dell’ospedale “Rizzoli” di Lacco Ameno. «L’Asl è occupata su due piani: uno è quello della prevenzione, l’altro è quello della cura. A me arrivano i malati, io non posso fare prevenzione. Sottoscrivo pienamente tutto ciò che è stato detto dai miei colleghi per quanto riguarda l’estrema utilità della campagna vaccinale. Campagna vaccinale che è stata da me chiesta all’Asl anche per gli operatori sanitari dell’ospedale. E questo non solo per mettere loro in sicurezza, ma anche per offrire il miglior servizio possibile agli utenti». Al termine dell’intervento del dottor Di Gennaro è stato il momento delle domande dei cittadini agli esperti. Ed è con questo botta e risposta che si è concluso l’importante evento voluto dall’amministrazione del Comune di Serrara Fontana.

 

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