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La rinascita del Borgo passa anche per la rivalutazione dei suoi vecchi “personaggi”

L’antico Borgo di Celsa di Ischia Ponte, nel bene e nel male, è nell’obiettivo di tutti. Auspicano la sua rinascita con suggerimenti e proposte purtroppo inascoltate. C’è il triste fenomeno dei negozi che chiudono per mancanza di profitti, il traffico automobilistico che disturba e che in pratica non trova una giusta regolamentazione soprattutto negli  orari, l’estetica ambientale trascurata e quant’altro bolle nel pentolone delle lamentele e dei disagi. Ma Ischia Ponte, ossia il Centro Storico dell’ isola per eccellenza, vanta anche un discreto numero di ‘”personaggi” popolari che hanno fatto la storia delle abitudini e delle tradizioni della gente ischiapontese. “Personaggi” semplici del piccolo commercio per strada, che facevano parlare di se per il tocco emblematico  di calore e colore che conferivano, ciascuno, al proprio ruolo. Erano venditori di cose semplici e buone, che andrebbero imitati e rivalutati per una Ischia Ponte che non deve dimenticarsi del suo interessante  passato. Intanto,  qui di seguito,  riporto alla memoria, alcuni, i più noti, di questi “personaggi” di cui parlo e i loro mestieri per strada da riprendere in considerazione.

MARIUCCIA, DA PESCIVENDOLA  E MELLONARA. Il personaggio ischitano che difficilmente può scomparire dai ricordi della nostra infanzia, è senza ombra di dubbio, Mariuccia, la simpatica, energica  madre di una discreta prole, il cui unico superstite è il secondogenito Mario, 96 sei anni e passa, ancora vivente. Mariuccia Caserma, questo il suo cognome, tra l’altro anche mamma adottiva dell’indimenticabile sportivo di valore Adolfo Crispi, è stata donna tutto fare, col pallino del commercio, ai  livelli familiari e dalle pretese  molto abbordabili. Negli anni ’40 e ’50 era la pescivendola per eccellenza, che quotidianamente con i suoli figli Turillo, Mario, Deddello teneva banco nel mercatino mattutino di tutti i giorni compreso la domenica, di Piazza Luigi Mazzella a Ischia Ponte. Sapeva vendere. Era una imbonitrice di prim’ordine, sempre in grado di farti comprare ciò che disponeva. Per quanto riguardava il prezzo, si partiva da quello che ufficialmente teneva esposto, per arrivare a  ciò che alla fine realmente chiedeva. Per quei pochi conti che  a quel  tempo si facevano, per lo più a mente,  Mariuccia era considerata una calcolatrice umana. Senza penna e senza carta ti diceva cosa dovevi pagare. Tutto questo per l’intero anno, senza sosta, con la pioggia o col sole, col vento o senza, Mariuccia era lì, seduta su di una sedia di paglia  a fare il suo lavoro di venditrice di pesce, a servire la clientela coinvolgendola nel suo modo semplice e familiare di porgere.

Era forte e amabile per  noi ragazzi, che la chiamavamo per nome così com’era, quasi che fosse una sorella maggiore o un’amica con alcuni anni in più. Mariuccia, era Mariuccia ! D’estate invece si cuciva addosso un doppio ruolo:  di mattina era la pescivendola di riferimento, di pomeriggio fino a sera, la mellonara da cartolina. Infatti, Mariuccia con un vestito scollato, si fa per dire, e braccia nude sedeva dietro ad un tavolino di legno, tutta presa a vendere fette di mellone, quelle rosse (anguria) tenute accuratamente fresche in quanto addossate a grossi pezzi di ghiaccio. A guardarla, posizionata a mezzo busto, sembrava una delle classiche sculture di donna in terracotta di Aniellantonio Mascolo. La sua postazione  di mellonara esperta era il  piccolo marciapiede rientrato del Bar D’Avalos (che all’epoca non esisteva), sul Piazzale Aragonese. Un piccolo, ristretto dominio, dove Mariuccia esprimeva la sua seconda personalità. La prima foto classica in bianco e nero  le fu scatta da Giannino Savarese, lo storico  fotografo di Ischia Ponte. Mariuccia col suo banchetto di melloni era immancabile alla festa di San Giovan Giuseppe della Croce. Non subiva contestazioni  da parte dei commercianti della zona, perché a quei tempi non si protestava. Era il tempo delle “bancarelle libere” e dei posti a piacimento senza condizionamenti. Mariuccia a suo modo, anch’ella rappresenta un pezzo della storia di Ischia. E’ ricordata di diritto, al pari di altri, nei distinti ruoli ricoperti, personaggio di quella Ischia che fu, dove anche una semplice e rinfrescante fetta di melone, magari comprata al banchetto di Mariuccia, ti trasmetteva fiducia e buon umore.

LA PELESSA E I SUOI CUOPPI DI “ALLESSE”. Nella Ischia Ponte degli anni ’40 e ’50 svolgeva la sua attività di castagnara un personaggio da fiaba, specializzato in particolare nella vendita delle castagne lesse che comunemente venivano chiamate  le “allesse”. Era una simpatica vecchietta di nome La Pelessa che gestiva un piccolo negozio, tra il riparo e la strada, nella centrale via Luigi Mazzella, di fronte all’attuale oreficeria Lanfreschi. La Pelessa era un personaggio unico , vestiva come le donne dell’ottocento. Seduta su una sedia impagliata, sbucciava le castagne con abilità e maestria per cuocerle  con delle foglie di lauro in una grande caldaia che stava ai suoi piedi all’aperto, sul marciapiede. Durante i mesi rigidi dell’inverno ischitano, i ragazzi prima di andare a scuola comperavano 5 lire di “allesse”, che lei con grazia riponeva in un piccolo “cuoppo” calde ed ancora fumanti. Le castagne allesse erano deliziose, squisite e profumate.A fine cottura assumevano un colore rosè e nello sesso tempo, il cuoppo che la Pelessa consegnava a noi ragazzi, ci riscaldava le mani. Questa magia delle castagne allesse, all’inizio degli anni cinquanta, scompariva con la salita in cielo della mitica “Pelessa”.

GIULIUZZO E LE CALDARROSTE PER IL CINEMA. Sempre a Via Luigi Mazzella in ischia Ponte, all’inizio del Largo Convento un altro personaggio chiamato “Giuliuzzo il Capraro” della famiglia Impagliazzao, era venditore di caldarroste e all’imbrunire vendeva le belle castagne calde ai clienti del cinema “Il Pidocchietto di Guido Castagna”. Il cinema Pidocchietto denominato ufficialmente cinema “Unione”, era frequentato da  gente dI tutte le contrade del Comune d’Ischia, facendo la felicita e le “fortune economiche” del castagnaio, i cui  affari andavano alla grande.

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MARIA LUIGIA E I LUPINI. All’angolo di Via San Giovan Giuseppe (Le Chiazze), vi era un altro  piccolo, anch’ esso tra il riparo e la strada, negozio che vendeva frutta, verdure e caldarroste, la proprietaria era Maria Luigia, che aveva imparato l’arte di cuocere le castagne dalla zia,  la mitica “Pelessa”. Quando la vendita della castagne incominciava a scarseggiare, Marialuigia ricorreva alla vendita dei luipini che venivano serviti come le allesse, ugualmente nei tradizionali cuoppi.

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BIELLA  E LE CASTAGNE PESTE. Di fronte alla base del campanile della Chiesa Dello Spirito Santo vi era un altro negozio, quello  di Biella, altro personaggio storico di Ponte, che vendeva nei sacchi ben esposti al limite dello stretto marciapiede  “castagne peste” dal colore giallo e dure come le  pietre, ma dal sapore delizioso. Inoltre smerciava  chicherchie, favicielli, faggioli bianchi e neri, granone, chichierchie e sciuscelle.

antoniolubrano1941@gmail.com

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