La Stella di Natale
Di Anna Rosaria Meglio
La città era frenetica per le festività natalizie. Gli addobbi erano belli e luminosi. Io e la mia famiglia abitavamo più in periferia, e mi incantavo a guardare le luminarie. Tutto di un tratto mi sembra di sentire il pianto di un bambino che singhiozza dal lamento, allungai il passo dirigendomi verso di esso anche se giungeva ancora da lontano. Incontrai, di lì a poco, una bimba con pochi stracci addosso seduta a terra in mezzo alla strada. Cosa faceva? Con quel freddo e gelo aveva il viso viola tanto il pianto. Gli andai vicino e le dissi: “Non piangere più ti aiuto io”.
La piccolina mi carezzava le guance e sottovoce mi disse: “Da piccola non posso camminare e mia mamma, tutte le mattine, mi mette qui a terra con la speranza che qualcuno mi prenda, e io piago perché lei non mi vuole. Può darsi che sei tu che mi porti a casa tua?”. Si si piccolina, non piangere più. Come ti chiami, le chiesi, e lei non rispondeva perché la mamma non le aveva mai dato un nome. Allora il nome te lo do io, risposi, ti chiamerai Stella come quelle che illuminano il cielo e mi fanno tanta compagnia quando di notte resto da sola.
Chiamai mio marito che venne a prenderci con la macchina e mentre ci avviavamo sentii aprirsi la porta di casa sua: era la mamma. Vedi, disse, che ho fatto bene a metterti sulla strada, sicuramente questi signori si prenderanno cura di te, puoi essere contenta. Ti auguro buona fortuna figlia mia.
La abbracciai e le augurai buona fortuna anche a lei.
Arrivati a casa, sull’uscio ad aspettarci, i nonni e la sorellina Benedetta. I nonni avevano preparato la carrozzina per Stella, tutta pulita e profumata con qualche pupazzo dentro. Appena la vide sgranò gli occhi: “Potrò camminare qui dentro, che bello che bello”. Benedetta, la sorellina di 16 anni, preparò dei vestitini e i calzettoni per lei e anche un bel cappellino di lana rosso in onore del Natale. La signora Maria fece a Stella un bel bagno caldo con tanta schiuma e lei gradì tanto. Quindi si vesti con gli abiti della sorellina e si mise a tavola per il pranzo. La nonna aveva preparato un brodo caldo con le polpettine e la pastina.
Il tempo passava e Stella cresceva bella e serena e tutti noi, in famiglia, diventammo ricchi di quell’amore che la piccola bimba sapeva donarci. Parlammo con i nonni, io e mio marito prendemmo consiglio con qualche amico sul da farsi con Stella anche se, nei nostri cuori, avevamo già deciso. Facemmo i documenti per adottare Stella, interrogammo anche la madre biologica circa un suo ripensamento, ma lei mise tutte le firme dicendo: “Con voi sta bene molto meglio che con me e sono sicura che potrete darle un futuro dignitoso. Vi ringrazio”.
Passarono gli anni, facemmo operare Stella all’ospedale Rizzoli di Bologna e fu così che ritornò a camminare con le sue gambe. Finiti gli studi liceali Stella volle iscriversi all’Università facoltà di ortopedia così da diventare, in futuro, un bravo medico in onore del suo papà adottivo Dott. Donato Meglio.