La storia della Madonna dell’albero di Apricena nel quadro dipinto negli anni ’30 da Vincenzo Colucci raccontata dal francescano padre Gianni Califano
Nel quadro la Madonna assisa tra i rami dell’albero, a mani giunte, è circondata da angeli, due dei quali sorreggono la triplice corona di gloria a significare che vi sono state per la vergine dipinta dal Colucci ben tre incoronazione. Secondo l’antica tradizione la beata vergine Maria Incoronata apparve all'alba dell'ultimo sabato di aprile del 1001, su una grande quercia, ad un signore che si trovava a caccia nel bosco del fiume Cervaro

In sintesi parliamo prima di Vincenzo Colucci il pittore che raramente si cimentava in soggetti religiosi . Lo fece negli anni ‘30 su ordinazione di una famiglia pugliese che cadde in disgrazie economiche e mai potè ritirare il quadro ordinato. La sfortuna di Colucci di quel tempo è diventata dopo oltre 80 anni, la fortuna della chiesa del Soccorso di Forio oggi. Il quadro infatti si trova nella storica chiesetta bianca di Forio, per generosa donazione degli eredi Anna Colucci, Anna Maria Petti e l’arch. Sandro Petti. Cosa è stato Vincenzo Colucci. Il pittore isolano ha vissuto a Roma e nella sua Ischia, quando non era in giro per il mondo. Ebbe come maestro Giuseppe Casciaro. Iniziò ad esporre all’età di sedici anni. Cosa raffigura il prezioso quadro dell’artista pittore ischitano ?. Ce ne parla Fra Gianni Califano dell’Ordine dei Frati Minori operante nell’Ufficio Postulazione a Roma e originario di Ischia . Il quadro ad olio su tavola (mt. 1,70x 1,30) rappresenta la Vergine Maria sotto il titolo di Incoronata. “Tale devozione ci informa P. Gianni, ebbe origine in tempi antichissimi nei pressi dell’attuale Foggia. Qui sorge ancora il santuario dell’Incoronata, meta di frequenti e devoti pellegrinaggi. Secondo l’antica tradizione la beata vergine Maria Incoronata apparve all’alba dell’ultimo sabato di aprile del 1001, su una grande quercia, ad un signore che si trovava a caccia nel bosco del fiume Cervaro, nei pressi di Foggia e gli mostrò la statua, chiedendo che venisse posta in venerazione in un’apposita chiesa da costruire sul luogo dell’ apparizione, assicurando che sarebbe stata larga di grazia verso chiunque l’avesse pregata davanti a quel Simulacro. Sopraggiunse un contadino, continua P. Gianni, che la tradizione chiama Strazzacappa, appese ad un ramo della quercia la sua caldarella trasformata, con un pò di olio, in rustica lampada. Fu costruita la prima chiesa che l’affluenza numerosa di pellegrini e le tante grazie concesse per l’intercessione della Madonna, fecero rapidamente cambiare in un tempio, con annesso convento ed opere di carità. Monaci Basiliani, San Guglielmo da Vercelli con i suoi monaci di Montevergine ed i Cistercensi si susseguirono nella cura pastorale del Santuario dell’Incoronata dal secolo XI al secolo XVI. La devozione alla Madonna sotto questo titolo si diffuse in tutta la Daunia, così che anche altri centri – come Apricena – la venerano come patrona. In particolare l’iconografia realizzata da Vincenzo Colucci, prosegue P. Gianni, si riferisce all’immagine dell’Incoronata come è venerata in Apricena. Nel quadro la Madonna assisa tra i rami dell’albero, a mani giunte, è circondata da angeli, due dei quali sorreggono la triplice corona di gloria, mentre un terzo alimenta con l’olio la caldarella (cestino) offerto da Strazzacappa. Questi, in ginocchio ai piedi dell’albero contempla devotamente l’apparizione. Nel quadro, impreziosito dalla foglia d’oro che ne caratterizza il fondo, sono pure rappresentati l’Arcangelo San Michele e San Nicola di Mira. La devozione verso questi due santi, conclude P.Gianni, è pure antichissima e caratteristica della Puglia. Qui sorgono infatti i due santuari medioevali di San Michele Arcangelo, sul monte Gargano, e di San Nicola di Mira, in Bari”.
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