CRONACA

Violenza di gruppo, è l’ora del Riesame

Oggi si discute il ricorso inoltrato dai difensori dei quattro giovani di origine dominicana accusati di reati a sfondo sessuale nei confronti di due ragazze minorenni all’epoca dei fatti

Si discute oggi il ricorso al Tribunale del Riesame di Napoli per i quattro giovani ischitani di origine dominicana accusati di violenza sessuale nei confronti di due minorenni. Alcuni giorni fa ebbe luogo l’interrogatorio di garanzia, durante il quale tutti i quattro indagati si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Contestualmente i rispettivi difensori di fiducia, Nicola Nicolella, Bruno Granito, Antonio Trani e Nicola Lauro,  avevano inoltrato istanza di revoca delle diverse misure cautelari applicate dal Gip. Quest’ultimo aveva disposto il collocamento in comunità per due degli accusati, per un altro la permanenza in casa e per il quarto una serie di prescrizioni sui luoghi e le persone da frequentare e alcune attività da svolgere.  Verosimilmente, le difese punteranno su argomenti analoghi a quelli propugnati nell’istanza di revoca, innanzitutto sul lungo arco di tempo ormai trascorso dai fatti contestati: quasi cinque anni, un intervallo che renderebbe insussistenti le esigenze cautelari: al di là del merito delle accuse lanciate dalle due ragazze, i legali degli indagati ritengono infatti che la condizione di incensuratezza sia sufficiente a dimostrare la totale assenza di pericolo di reiterazione della  condotta. 

Gli episodi contestati risalirebbero alla fine dell’estate del 2014. I quattro giovanissimi indagati sono residenti tra Ischia, Forio e Barano. M.G. e C.M. sono accusati di violenza sessuale in concorso tra loro e con un altro ragazzo da identificare perché “compivano atti sessuali di gruppo in danno sia di X che di Y. Segnatamente dopo aver condotto le ragazze presso una baracca in lamiera sita sulla collina di San Pietro M.G. e C.M. ad avere rapporti sessuali a turno con i due mentre S.F. filmava tutto con il proprio cellulare; la Y nel frattempo era trattenuta fuori dalla predetta baracca dagli altri due dominicani e da un quinto ragazzo, di cui non si conoscono le generalità, per poi essere trascinata anch’essa all’interno della baracca da M.G. ove veniva costretta ad avere rapporti sessuali con C.M.”. I fatti sono collocati tra l’estate ed l’autunno di cinque anni fa, con l’ordinanza che elenca ancora una serie di episodi che vedono protagonisti i quattro dominicani verificatisi nel settembre e novembre dello stesso anno, tra l’altro sulla spiaggia di San Pietro a Ischia. Il lungo periodo trascorso dai fatti alla denuncia è dovuto al fatto che le vittime, ragazzine all’epoca, temevano probabilmente anche l’idea di dover rivelare ai propri genitori gli scabrosi particolari della violenza subìta. Soltanto cinque mesi fa le due giovani sporsero denuncia alla Stazione dei Carabinieri di Ischia, circostanza che innescò l’attività investigativa. Furono ascoltate diverse diverse persone, compresi gli attuali indagati. In particolare una cugina di X in sede di escussione confermava che nell’estate 2014 la stessa X le aveva confidato “di essere stata costretta qualche giorno prima a seguire un gruppo di dominicani da lei conosciuti sulla collina di San Pietro dove era stata poi violentata a turno. Anche tale testimonianza avvalorava il racconto di una delle ragazze che invano era stata invitata dalla congiunta a rivelare tutto ai genitori e a sporgere denuncia: X, psicologicamente prostrata, temeva fortemente reazione dei genitori. (Omissi), dunque, pur non essendo stata testimone oculare delle violenze, aveva avuto modo di raccogliere il racconto della cugina e di constatare direttamente la condizione traumatica in cui versava”. I militari guidati dal Capitano Angelo Pio Mitrione ascoltarono anche un’altra persona, amica delle due vittime, che confermò di aver visto una sera Y allontanarsi in fretta e furia dalla spiaggia di San Pietro visibilmente turbata. Dopo qualche giorno fu invitata a casa e qui Y le spiegò cosa era accaduto: ma anche lei, benché consigliata, si rifiutò di recarsi dai carabinieri per timore che i parenti venissero a conoscenza dell’accaduto.

Ulteriori testimonianze e particolari raccolti dai militari convinsero il magistrato del fatto che “ricorrono specifiche esigenze cautelari ed in particolare il concreto pericolo di commissione di ulteriori reati della stessa specie di quello per il quale si procede o comunque di reati con uso di violenza. Va valutata in particolare la negativa personalità degli indagati desunta dalle modalità allarmanti dei reati contestati commessi per lo più in unione tra loro e approfittando della fragilità delle vittime. Inoltre non può sottovalutarsi la reiterazione della condotta criminosa: tutti gli indagati hanno per almeno due volte posto in essere gli abusi ovvero concorso alla violenza. Va considerato che dall’attendibile racconto delle persone offese emerge l’estrema superficialità e disinvoltura con cui gli stessi hanno agito in preda evidentemente ad impulsi cui ritenevano di poter dare sfogo incontrollato mostrando di non avere percezione del notevole disvalore della loro condotta. L’indifferenza rispetto alla sofferenza inflitta, le modalità prevaricatrici e violente di comportamenti e gli atteggiamenti anche recenti di minaccia/discredito (vedi episodi riferiti dal fidanzato di Y) valgono ancor più a fondare un negativo giudizio prognostico. Si percepisce un’incontenibile spinta offensiva che potrebbe riproporsi in altra occasione propizia”. 

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