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La suggestione del reddito minimo e i tre punti

di Raffaele Bonanni *
Alimenta ancora suggestioni la proposta del reddito minimo garantito soprattutto nel sud; anzi c’è malumore diffuso: si ritiene che la promessa fatta, stia già per sfumare. I cittadini già se la prendono o con chi non avrebbe mantenuto la promessa, o con chi, contrario, ostacolerebbe questa attesa provvidenza. Ma è davvero una emergenza elargire denari pubblici, senza il corrispettivo di un impegno di lavoro? Le tesi principali di chi sostiene da decenni il reddito garantito, poggiano ideologicamente su almeno tre punti: la irreversibile perdita dei posti di lavoro procurata dalla rivoluzione digitale; il diritto comunque di ogni persona ad avere un reddito; l’aspirazione dell’uomo di affrancarsi dal peso della fatica. Il primo punto è posto male, in quanto se è vero che la rivoluzione digitale spazza via ogni professione e mestiere, nel passaggio definitivo ai nuovi lavori, se ne creano altrettanti, come è già accaduto negli ultimi tre secoli con le rivoluzioni industriali. Il problema, dunque, non è obbligarci alla mummificazione dei progressi passati, ma accelerare con istruzione e formazione, la conquista delle abilità professionali nuove.

Il secondo punto è molto ambiguo, giacché se è fondamentale che ogni persona abbia un reddito capace di offrigli sostentamento, il fatto stesso che gli sia dato al di fuori di una logica economica, che presuppone che ad ogni reddito ci sia una produzione di ricchezza, nega la garanzia nel tempo del reddito stesso. Prendiamo il caso tra tanti altri del Venezuela: il regime di Chavez ed ora di Maduro, hanno prelevato a piene mani dalle casse dello Stato, redditi di cittadinanza per accattivarsi le simpatie dei poveri, ma in un ventennio il Venezuela è stato condotto alla bancarotta, ed i poveri sono ancora più poveri di prima. La dittatura che si è retta su questo patto con il popolo, ha distrutto in pochi anni l’economia più fiorente del Sud America, con l’adozione di innumerevoli soluzioni anti economiche. Il terzo punto, è il più innaturale per la persona. L’uomo non nasce per oziare; se fosse stato così, non avremmo avuto evoluzioni, l’avremmo privato dell’unico scopo che ha, di soggetto che pensa e che crea. L’esistenza del mondo poggia proprio sul desiderio positivo dell’uomo di migliorare la sua condizione con il lavoro, ed attraverso questa spinta di contribuire collettivamente a dare forza al motore della storia.

 

* Già Segretario Nazionale della CISL

Nel 2014 gli viene conferita la laurea honoris causa in Economia

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