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La Tenacia di Annalisa

Cosa esattamente uscirà da questo “decretone” sulla ricostruzione dopo il terremoto del 21 agosto 2017  di Casamicciola, la cittadina più colpita, di Lacco Ameno, parzialmente colpita e di Forio, minimamente colpita (sono sottolineature non casuali da ricordare ai sindaci di Ischia, Barano e Serrara) non si sa con certezza ancora perché fino a quando il “ decretone”, che prima era un “decretino”, non apparirà con la firma del Capo dello Stato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica ci sono solo bozze in giro che possono suscitare entusiasmi o delusioni  o addirittura improduttive polemiche e rigurgiti campanilistici come quello del giovane sindaco di Barano che si lamenta che il suo Comune “non entra nel terzo condono”. Forse è meglio porre in primo piano che c’è una tragedia umana, sociale ed economica che colpisce completamente la cittadina di Casamicciola e parzialmente la cittadina di Lacco Ameno per le quali le altre Comunità “amministrative” dell’isola d’Ischia avrebbero dovuto manifestare concreta solidarietà cosa che non c’è stata e non ci sarà comunque uscirà fuori il “decretone”. Una voce forte, chiara, senza peli sulla lingua, è stata solo quella del Vescovo d’ Ischia, Mons. Pietro Lagnese, e questo la dice lunga sulla credibilità dello Stato in questo drammatico momento storico per l’ Italia intera.

L’osservazione che ritengo necessario rimarcare come vecchio lavoratore dell’ informazione o giornalista di periferia come con simpatia mi ha definito Gino Barbieri è che il Corriere della Sera, il più autorevole quotidiano italiano, da decine di giorni ed ogni giorno dedica una intera pagina al decreto per Genova e descrivendo solo le voci di corridoio sul decreto per Genova e la costruzione del Ponte Morandi crollato il 14 agosto 2018 causando 43 morti come se questo non fosse – come ha annunciato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – un decreto sulle emergenze nazionali. Il Corriere della Sera – ed invito il direttore Fontana o meglio ancora il vice direttore, Antonio Politio, napoletano, ad un attento esame delle  corrispondenze da Genova e Roma del “corrierone nazionale”.  Non una sola parola alla ricostruzione di Casamicciiola e di parte di Lacco Ameno colpite dal 13simo terremoto della loro storia sismica non nell’ agosto di quest’anno ma nell’ agosto dello scorso anno. Per un intero anno la tragedia umana di 2500 persone senza casa, una cittadina senza scuole dell’obbligo, un municipio senza sede, stradine e piazze transennate con impalcature in ferro e legno,è stata dalla Repubblica dimenticata ed affidata ad una emergenza come se il provvisorio di sei mesi dovesse durare sessanta anni.

Si deve dedurre che se non ci fosse stata la tragedia di Genova quella di parte dell’ isola d’Ischia non avrebbe avuto la dignità di una emergenza nazionale che non può durare all’infinito da deve essere affrontata con una ricostruzione al pari di un Ponte maestoso e decisivo  per una città importante come Genova. Poiché si tratta della ricostruzione di almeno tre quartieri – il Majo, La Rita, Purgatorio e Fango – abitati da secoli e della “messa in sicurezza sismica” di un’area di almeno 20 Km2 sui 46 dell’ isola d’ Ischia secondo l’ottima relazione del prof. Giuseppe De Natale con le cartina dei “4 colori” dallo VIII all’XI grado della Scala MCS, l’ operazione è molto più complessa di quella di Genova e richiederà molto più impegno soprattutto finanziario perché il Ponte di Genova sarà comunque ricostruito in quanto ha comunque già un finanziatore che è la società concessionaria. Qui da noi dobbiamo non solo stabilire dove e come ricostruire (non abbiamo neanche “abbattuto” figuriamoci per “ricostruire”!) ma dobbiamo anche trovare i finanziamenti nelle casse dello Stato.

Un giornale autorevole di respiro nazionale avrebbe dovuto almeno dare pari dignità alla notizia. Ma questi sono i tempi e questa è la situazione nel Mezzogiorno d’Italia. Vedremo – speriamo nelle prossime ore – cosa esattamente uscirà fuori da questo decretone che ho già sottolineato ha comunque il merito di porre all’ attenzione del Governo Nazionale un dramma che richiede una grande unità di intenti ed una grande solidarietà nazionale. Mi auguro che il “decretone” sia impostato alla buona “ tecnica normativa” attuando i principi della chiarezza, della precisione, della sinteticità, della linearità, dell’applicazione e della  verificabilità e che non sia una norma come le “disposizioni sulle città metropolitane” della legge 7 aprile 2014 n.56 definita dal prof. Tammaro Chiacchio un “reticolo labirintico” di difficile lettura, interpretazione ed applicazione perché se sarà un labirinto sarà solo materia per giudizi legali ma non si vedrà nulla di concreto.

Siamo comunque abituati a muoverci nei “reticoli labirintici” delle legge ordinarie nazionali così come siamo abituati alle “disapplicazioni” delle legge regionali come quella sull’Urbanistica del 2004 ritardata da 13 anni secondo la quale entro il 31 dicembre 2018 cioè tre mesi i Comuni dovranno dotarsi di un Piano Urbanistico e fino ad oggi non hanno nemmeno dato un incarico di redazione ad un architetto o meglio ancora ad un Gruppo di Lavoro Pluridisciplinare. In questo “labirinto” dobbiamo saper trovare una via di uscita e sono certo che ci riusciremo con una grande mobilitazione civile. La mobilitazione civile contro una politica in decadenza o in caduta libera è stata la nota lieta e che dà speranza per i futuro ai nostri figli ed ai nostri nipoti. Se non ci fosse stata questa mobilitazione civile non avremmo avuto alcun decreto. La sconfitta è orfana ma la vittoria ha mille padri. Il proverbio non fallisce. La vittoria per questo decreto – che naturalmente mi riservo di commentare nei dettagli – la ascrivo alla tenacia di una giovane donna di un movimento“ di terremotati che ha avuto il coraggio di interloquire direttamente con il Presidente del Consiglio dei Ministri chiedendo che il terremoto di Casamicciola non fosse ritenuto di serie “B”; una donna che ha avuto l’intuito di chiedere la collaborazione normativa a giuristi locali come Bruno Molinaro e Sebastiano Conte affinchè la norma contenesse qualche “chiarezza” e che è stata capace di dialogare allo stesso tavolo  a Roma con funzionari, parlamentari, ministri. E’ Annalisa Iaccarino questa donna. Mi viene in mente quell’espressione della “ Iron Lady”,MargharethTachter: “Se volete un bel discorso chiamate un uomo. Ma se volete risolvere un problema chiamate una Donna”.

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