LE OPINIONI

IL COMMENTO Nessuno tocchi l’ospedale Rizzoli

DI LUIGI DELLA MONICA

Una tragedia immane ha squarciato il cuore degli isolani e della famiglia della giovane mamma, deceduta nei giorni scorsi al nosocomio di Lacco Ameno. Una vita rosea e felice spezzata per sempre da un infausto evento, di cui le cause sono in corso di chiarimento innanzi la Magistratura competente, che ha trasformato la nascita di una bimba in dolore incommensurabile e non spiegabile a parole ed emozioni, se non si è vissuto in prima persona sulla propria pelle. Innanzitutto, esprimo il mio personale ed umile cordoglio ai suoi congiunti, che dovranno amaramente e tristemente crescere una neonata, senza la relazione naturale fra un figlio e la sua mamma biologica. Esiste un vecchio adagio popolare, per cui si dice “i figli sono di chi se li cresce”, ma i gentili lettori vorranno credermi che non è sempre vero. Recentissimi studi pediatrici e neuropsichiatrici comprovano che il contatto mamma-bambino si sviluppa già nel grembo, durante la gestazione e nelle ultime settimane di gravidanza il feto sia in grado di distinguere la voce della madre. Per questi motivi, ritengo che anche il suo piccolo angioletto dato alla luce stia già soffrendo a suo modo l’assenza della compianta sig.ra Sara, per non parlare della impossibilità di attaccarsi al seno della sua genitrice, abbeverandosi invece ad uno sterile biberon di latte artificiale.

La società adopera stereotipi per edulcorare le tinte nere di una morte ingiustificata, ingiustificabile e giammai augurata ad alcuno: morti bianche, morti rosa, morti gialle… L’ultimo colore lo ho inventato io, per significare un decesso avvenuto durante una calamità naturale, poiché il giallo e l’arancio sono i colori universali per segnalare il pericolo della protezione civile. Ma la morte è morte! Essa era definita dal nostro Patrono d’Italia “sorella”, ma non può che essere matrigna se ti coglie a trentadue anni per un parto. Non si può accettare una devastazione della serenità sociale, che irrompe nelle coscienze comuni, con la percezione del dolore di una morte, bianca o rosa che fosse definibile, di una donna di 32 anni che si apprestava a far nascere ed allevare una figlia. Allo stesso modo, questa fame e sete di Giustizia nei suoi congiunti e nella comunità isolana intera ci deve condurre al bilanciamento del valore vita umana con la necessità di non toccare l’Ospedale Rizzoli. Non intendo generare equivoci, nel senso di affermare che il polo ospedaliero isolano, composto da esseri umani, non avrebbe potuto sbagliare.

Non sto discorrendo di presunte o apodittiche imputazioni di responsabilità, che sono in corso di accertamento giudiziario. Sto semplicemente tentando di indirizzare l’onda mediatica della triste vicenda, che necessita della massima menzione, nell’alveo del mantenimento dell’Ospedale Rizzoli. Ricordo nella mia infanzia a cavallo degli anni 70 e 80 che alla Via Sogliuzzo vi era la casa di cura clinica “San Giovangiuseppe” la quale assicurava le attività di pronto soccorso e prima degenza di medicina generale e che i casi urgenti e particolarmente complessi venivano smistati all’Anna Rizzoli di Lacco Ameno. Andare al Rizzoli significava godere all’interno di un’isola di una prestazione altamente specialistica senza l’incomodo di doversi recare in terraferma. Non ho motivo di dubitare che ciò avvenga anche oggi, quanto ad alta competenza del personale sanitario, ma il mio compito è quello di ridestare le coscienze isolane al fine di battersi strenuamente perché nessuno tocchi l’Ospedale di tutti gli ischitani, foriani etc (cito per numero di abitanti), strumentalizzando ideologicamente questa terribile vicenda per teorizzare la sua soppressione. Al suo interno vi sono decine di medici ed infermieri che alacremente si alternano in turni massacranti per garantire lo standard di servizio sanitario polispecialistico.

Si è verificata una aberrante situazione, che andrà acclarata minuziosamente, ma si deve ora più che mai rivendicare la necessità di incrementare il numero del personale, dei reparti e delle risorse tecnico-medicali dell’ospedale Anna Rizzoli. Una sola nota risuona stridente in questo progetto di consolidamento delle strutture sanitarie ospedaliere nella mentalità isolana: il ritenere che le risorse piovano dal cielo. E così è stato per la costruzione dell’edificio nella seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso: il Cummenda con soldi propri ha implementato un ospedale per gli isolani, ma quei medesimi che ne beneficiano da circa 60 anni pensano che – mi si passi la metafora – o’ RRE, il Presidente della Repubblica, il Governatore della Campania, il Sindaco di questo e di quell’altro comune, debbano trovare i fondi per migliorare la loro vita. Di Angelo Rizzoli purtroppo ce ne è stato uno solo e non tornerà mai più, ma non sembra che oggi possano replicarsi figure così colossali. Magnati russi del gas, o sceicchi del Quatar, degli Emirati Arabi se ne vedono pochi e non sono interessati all’argomento.

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Gli operatori economici isolani sono sempre rinchiusi a fine serata o fine stagione nell’ufficio cassa a pensare alla propria contabilità, senza ardire di pensare che una piccola contribuzione finanziaria da elargire autonomamente agli Enti preposti, uguale per tutti senza nessuna esenzione, potrebbe porre la tessela di un mosaico di perfezione della macchina sanitaria sull’isola. Nessuno ha potuto pensare che un’isola bella, ariosa, radiosa, meta del turismo termale diventa ancora più affascinante per un forestiero, allorquando vi sia la notorietà dell’eccellenza sanitaria del suo ospedale. Anche la persona perfettamente sana è maggiormente incentivata a scegliere una località turistica, nel momento in cui sa che è servita da un presidio sanitario quantitativamente e qualitativamente di alta efficienza. Vi immaginate, ad esempio, se vi recaste nel Mar Egeo e subireste una insolazione, un principio di annegamento: vi fidereste della medicina locale? Il primo pensiero che vi assalirebbe sarebbe quello di tornare nella nostra Italia. In conclusione, mi permetto di raccomandare ai lettori che il ricordo di una tragedia come quella della Sig.ra Anna, che non dovrà mai cancellarsi, non deve permettere di creare il pretesto, ad alcuni detrattori nell’ombra, di macchinare per sottrarre all’isola, l’unico, ultimo, gioiello dell’autonomia del servizio sanitario ospedaliero. L’Ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno va ristrutturato, ingrandito, ampliato, dotato di ulteriore personale, affinchè non si ripetano mai più morti per un ingresso di routine di una paziente. Rivolgo, ancora una volta, un pensiero di immenso rispetto e di condoglianze alla famiglia della defunta.

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Carlo

La politica della finta sinistra è responsabile dei tanti tagli alla sanità pubblica. Mentre si taglia sulla sanità e sull’istruzione si foraggiano le banche e le multinazionali. Questi sono i risultati dei tagli alla spesa pubblica al netto delle responsabilità individuali. Quello che ormai manca da tempo nel nostro paese è una politica costruttiva che metta al primo posto le esigenze degli individui, che restituisca dignità e credibilità alla nostra nazione che ormai le ha perse insieme alla sovranità. Altra nota dolente nelle assunzioni pubbliche sono le raccomandazioni, ovunque, in ogni settore troviamo ciucci assunti per voto di scambio o perché figli di qualcuno. La meritocrazia, questa sconosciuta. La giustizia non potrà mai ricolmare il vuoto per una perdita di una giovane vita. Non ci sono soldi per riempire un vuoto incolmabile come questo. Peraltro la giustizia nel nostro paese è anch’essa vittima dei tagli economici e lavora a rilento e spesso deve sottostare alla politica dei peggiori. Semmai ci possa essere una verità a questa triste storia, il mio auspicio è che fatti del genere non si verifichino più. Alla famiglia vanno le mie più sentite condoglianze. Alla piccola auguro un futuro roseo con la possibilità realizzarsi magari lontano dall’Italia in paesi molto più democratici e meritocratici.

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