LE OPINIONI

La testimonianza del direttore artistico di eventi del comune di Forio Gaetano Maschio: «Abitudini, usanze e tradizioni: ho ricordi magnifici»

Davvero interessanti sono stati i ricordi che ci ha raccontato Gaetano Maschio, volto noto del comune turrito e dell’intera isola: «La Vigilia di Natale ero solito svegliarmi di buon mattino per partecipare alla messa nella chiesa di San Gaetano dove trovavamo il canonico Don Pietro Mascolo, uno dei sacerdoti più anziani della Forio dell’epoca. La messa si concludeva con la processione del sacramento che, come ogni anno, prevedeva un percorso fino alla marina e un passaggio per la piazza con il rientro in chiesa. Contemporaneamente tutti i pescatori di Forio si recavano in Piazza San Gaetano per vendere il pesce della Vigilia e questo raduno era una sorta di beneaugurante cerimonia. Di quel mercato ittico ho un ricordo molto vivo perché con mio padre mi fermavo a vedere i vari pesci, in particolare le murene e i capitoni che, ancora vivi, venivano uccisi al momento per poi essere venduti. A noi bambini faceva particolarmente impressione questa pratica che, a dire il vero, era un’usanza dell’epoca». Ha continuato, riportando alla mente altre storie del proprio Natale: «Da bambino, essendo un chierichetto affidato alla basilica di Santa Maria di Loreto, partecipavo alle sei del mattino alla processione del Bambinello per il corso principale di Forio e, successivamente, insieme a Don Mario e al Prof. Di Lustro servivo la messa dell’Aurora. Da giovane, poi, ho cominciato a frequentare anche la parrocchia di San Sebastiano. Ricordo con grande gioia che nei nostri giardini avevamo un pino che produceva pigne con dei pinoli morbidi. Prima della messa di mezzanotte, eravamo soliti mettere in tasca uno di questi pinoli e, una volta tornati a casa, si assisteva a un fenomeno davvero particolare che alcuni ritenevano essere un miracolo, ma che forse aveva una spiegazione scientifica. Il pinolo, ad ogni modo, si apriva e al suo posto c’era un bellissimo germoglio con tre punte. A quei tempi si diceva che quelle punte fossero le tre dita di Gesù Bambino in segno di benedizione». Gaetano Maschio ha concluso parlando dei doni che riceveva e di sua nonna paterna: «A noi i regali arrivavano direttamente all’Epifania, non c’era ancora la tradizione di farli arrivare nella notte tra il 24 e il 25 dicembre. Scrivevamo la letterina il 4 gennaio e la mettevamo sotto la porta. Il giorno dopo non c’era più e il 6 gennaio con la Befana si scartavano i doni. Vorrei concludere con un ricordo davvero importante per me perché si ricollega a mia nonna paterna, ovvero Peppinela Patalano Maschio. Lei diceva in dialetto foriano di vederci “a ‘caularon”, ovvero di ritrovarsi attorno all’antico focolare. Mia nonna, infatti, solitamente usava questa grossa caldaia dove venivano bolliti i cibi per il pranzone di Natale. Così, tra fratelli, zii, cugini e altri parenti, ci ritrovavamo tutti quanti a tavola per mangiare in compagnia ed erano tavolate davvero nutrite. La giornata di Natale per me si concludeva con una breve processione in cui mi vestivo da prete, mentre i miei cuginetti vestivano i panni di chierichetti. Insieme intonavamo dei canti e ponevamo il Bambinello nel grande presepe che mia nonna faceva con passione e dedizione».

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