CULTURA & SOCIETA'

Una Napoli insolita e profonda nelle pagine di Davide Vargas

Si è tenuta presso la Biblioteca Antoniana di Ischia la presentazione del libro “Napoli scontrosa” dell’architetto e scrittore Davide Vargas che nel volume ha dato spazio anche alla nostra isola

È un dato di fatto che Napoli sia una città ricca di fascino, meraviglie e misteri. Basta percorrere le sue strade e i suoi vicoli per capire di essere in un posto davvero particolare dove ai grandi fasti del passato si alternano episodi della vita quotidiana. È una città complessa piena di sfumature e di colori ed è soprattutto una città che sa accogliere ogni visitatore, facendolo sentire un po’ a casa. A questa bellezza innata del suolo partenopeo fa da contraltare purtroppo un tessuto sociale non sempre tutelato dalle Istituzioni o comunque da chi dovrebbe occuparsi della gestione della cosa pubblica. Ma Napoli, al netto delle proprie problematiche e dei suoi atavici paradossi, è una di quelle città che riesce a coinvolgere come poche i turisti, i semplici passanti e anche i cittadini che sempre più vogliono riscoprire la storia e le radici del proprio luogo di origine. Di Napoli e della sua anima si è parlato alla Biblioteca Antoniana in occasione della presentazione del libro “Napoli scontrosa” di Davide Vargasedito da La nave di Teseo per la collana I fari.L’evento, tenutosi in un clima di assoluta compostezza e di partecipazione da parte del pubblico, è stato presentato da Salvatore Ronga, moderato dal giornalista Pasquale Raicaldo ed impreziosito dalle letture di Irene Esindi. Il nuovo libro di Vargas è fondamentalmente una raccolta dei circa trecento articoli pubblicati su Repubblica Napoli con cadenza settimanale, frutto di anni di viaggi, studi, disegni, attraverso cui l’autore ha raccontato il luogo in cui vive, Napoli, città bellissima, complessa, sfaccettata e ricca di contrasti. Ad ogni modo, Vargas non è nuovo nella pubblicazione di contenuti che parlano della città partenopea perché in passato infatti ha dato alle stampela trilogia “dei luoghi parlanti”: Racconti di qui (2009) dedicato “alla mia terra che offre continui spunti di dolore e amore”, Racconti di architettura (2014) e nel 2017 L’altra città [guida sentimentale di Napoli].Alla presentazione abbiamo intervistato proprio l’autore dettosi entusiasta del riscontro del pubblico:

Quale è stata l’esigenza di scrivere questo libro, o meglio i racconti pubblicati prima su Repubblica Napoli e poi confluiti nel volume che abbiamo tra le mani?

«Circa cinque anni fa mi è stato dato dalla redazione l’incarico di curare la rubrica ‘Narrazione e i luoghi’ ed è stato da lì che ho cominciato il mio viaggio per Napoli. A dire il vero, ho sempre avuto il desiderio di conoscere più a fondo questa città così affascinante e l’occasione che mi ha permesso di farlo è stato proprio questo prestigioso incarico. Da allora ho cominciato a studiare, a camminare, a osservare e a perdermi nei vicoli di Napoli per cercare la bellezza in ogni angolo, anche in quelli meno conosciuti perché la bellezza non è mai banale e deve essere aiutata a uscire fuori. Ecco, una sorta di missione è stata quella di disvelare le meraviglie nascoste, poco accessibili o, comunque, sconosciute ai più. Il mio peregrinare e annotare ha sempre avuto un fine civile perché laddove regnava il degrado e l’incuria non ho esitato a denunciarlo e in alcuni casi ha sortito anche degli effetti. Penso ad esempio allo spartitraffico di Via Marina che dopo uno dei miei racconti è stato pulito e rimesso in ordine dal momento che versava in condizioni molto degradanti tra rifiuti ed erbacce».

Lei ha cominciato a scrivere cinque anni fa, un lasso di tempo piuttosto lungo. In tutto questo tempo, tra covid e guerra, la città è cambiata o è rimasta sempre la stessa?

«La città è cambiata tantissimo in questi anni e ho cercato di farlo venire fuori nei miei scritti. Dopo ogni racconto, infatti, c’è una data che si riferisce al giorno del sopraluogo. Ecco, mi piacerebbe che il libro venisse letto in continuità perché attraverso un lettura cronologica si viene a configurare una sorta di romanzo della città con lo sfondo che mi ha accompagnato durante i viaggi come le condizioni atmosferiche. Certo, il covid e la guerra hanno cambiato la città, ma in generale sono stati due eventi così eclatanti che hanno sconvolto il mondo intero così come lo conoscevamo. Inoltre, hanno stravolto anche le nostre abitudini, basti pensare che durante la pandemia io lavoravo da casa scrivendo di luoghi che ricordavo di aver visto e facendo quindi un lavoro mnemonico non indifferente».

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Perché ogni suo racconto è accompagnato da un disegno?

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«Il disegno in tutti questi anni è stato fondamentale. Disegnare sia per strada che in studio è stato un momento di grande accrescimento personale perché attraverso un schizzo, una linea ho cristallizzato per sempre un preciso istante con tutte le sue emozioni e sensazioni. Nel libro ci sono vari disegni tra i quali anche quelli scartati in bianco e nero. Per me è molto importante che ci siano perché è una sorta di risarcimento per quei racconti che non hanno trovato posto tra le pagine del libro».

Nel suo libro c’è un racconto su Ischia. Ci può spiegare che tipo di rapporto ha con la nostra isola?

«Ischia è un luogo molto bello dove si possono ammirare dei panorami e dei colori straordinari. Il rapporto che ho con l’isola è un rapporto che si sta costruendo nel tempo, nel senso che è un qualcosa in divenire dopo la mia prima visita nell’autunno del 2020. In quell’occasione scrissi un racconto su quella bellissima giornata caratterizzata da un cielo plumbeo, ma estremamente stimolante e ricco di ispirazione. Sarei dovuto venire qui di nuovo a presentare il libro il 26 novembre dell’anno scorso, ma in quella giornata, come si sa, ci fu la frana che sconvolse l’isola intera. Oggi sono qui davanti a un pubblico caloroso che ringrazio perché mi ha riservato un’accoglienza davvero commovente».

Quale è stato il momento più coinvolgente dal punto di vista emotivo di questi anni?

«In questi anni ho imparato che la città è inesauribile. In quasi trecento pubblicazioni ho raccontato sempre storie nuove e questo mio desiderio di conoscere non finisce perché la rubrica sta andando avanti e io sto continuando a scrivere nuovi racconti. Tuttavia gli episodi che mi hanno colpito di più sono quelli che riguardano le periferie. In quei posti così remoti come le Vele di Scampia o Ponticelli si parla sempre di degrado, ma questo è solo un mero stereotipo o un’apparenza perché a ben vedere c’è molto di più. Ed è proprio in questi luoghi che si possono scoprire bellezze mozzafiato e storie straordinarie».

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