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La tradizionale rottura dei “carusielli” nelle parrocchie ischitane

DI Antonio Lubrano

L’ultima parrocchia ad aver effettuato la tradizionale rottura degli storici “carusielli”, ossia i classici salvadanai , è stata  quella di Portosalvo a Porto d’Ischia. Le altre 24 parrocchie della diocesi isolana, l’ una dopo l’altra, dall’Epifania ad oggi, si sono tolte il  pensiero,  programmando  nei tempi propizi, la propria cerimonia della rottura dei salvadanai con i bambini protagonisti in assoluto dell’intramontabile rito. La rottura dei “carusiello”  è  una seguita  tradizione che si consuma ogni anno   all’interno di ciascuna singola comunità parrocchiale e si aggancia per spirito cristiano e solidale alla Sant’Infanzia nell’ambito delle iniziative  della chiesa cattoliche a favore dei bimbi bisognosi del cosiddetto terzo mondo e non solo. I Parroci guidano quella che è stata sempre definita la “crociata della solidarietà” , ma che oggi, con il Giubileo di Papa Francesco in corso, cambia denominazione ed assume per logica, il più significativo nome di “crociata della Misericordia”, proprio come il messaggio giubilare trasmesso a tutto il popolo cristiano. L’isola d’Ischia in merito per il passato ed il presente vanta  sempre primati notevoli, distinguendosi almeno fra le diocesi della Campania sempre nelle prime posizioni nelle graduatorie ufficiali in fatto di contributi  elargiti per la buona causa. La rottura dei carusielli” in stretto legame  con l’organizzazione mondiale della Sant’Infanzia, rappresenta più di una buona causa. Per questo, i parroci invogliano le famiglie della propria comunità parrocchiale a prestare fede oggi meglio di ieri  al papale concetto della misericordia solidale ed a rendersi utili in tutte le circostanze che lo richiedono. I bambini sono educati a questo tipo  di gesto missionario perché è stato fatto capire loro che il sostanzioso contenuto del proprio salvadanaio “gestito” per un anno intero con costanza e amore sarà destinato a sfamare e vestire bambini propri coetanei e giù di lì, di un mondo lontano, ma anche vicino per effetto della preghiera ed il pensiero di aver fatto qualcosa di buono per loro. La storia passata  della Sant’infanzia legata alla tradizionale rottura dei salvadanai  sull’isola d’Ischia, ha un protagonista. Si tratta di colui che, raccogliendo il messaggio vaticano già diffuso con Papa Eugenio Pacelli (Pio XII) e da tutta L’Azione Cattolica dei passati anni ’50, ed ottenendo dal Vescovo di Ischia nel 1952 l’investitura di delegato diocesano della Sant’Infanzia su tutto il territorio dell’isola, spinse ed incrementò l’opera missionaria in favore dei bambini bisognosi di tutto il mondo, coinvolgendo le famiglie ischitane  ed i loro figliuoli. A questi  si chiedeva semplicemente di mettere da parte una moneta al giorno conservandola in un contenitore, da aprirsi  subito dopo l’epifania per donare il contenuto alla buona causa dei bambini bisognosi sparsi per il mondo. Quel personaggio, instancabile apostolo della buona causa per i bambini bisognosi, era un sacerdote molto in vista del clero locale degli anni ’40, ’50 e ’60.  Il suo nome era Don Liberto Morelli del Centro Storico di Ischia Ponte e canonico primicerio della locale , classe 7 gennaio

 

 

1901 e scomparso il 12 settembre 1980. Don Liberato era soprattutto l’animatore dei giovani ischitani del tempo iscritti all’Azione Cattolica nelle varie parrocchie della diocesi isolana con la promozione ed il sostegno  di iniziative sociali memorabili che partivano dalla famiglia, passavano per gli stessi “suoi” giovani, fino ai bambini nella significativa età adolescenziale coinvolgendoli in un disegno di preparazione spirituale che partiva dal basso fino al gradino della loro prima comunione.  Poi il coinvolgimento nelle operazioni della Sant’Infanzia a cui Don Liberato riusciva a dare anima e corpo. Quando morì  cosi si scrisse di lui: “ trascorse il suo lungo ed immacolato sacerdozio 56 anni nel lavoro, nell’umiltà e nella carità. Ricondusse a Dio innumerevoli anime  con intelligente  0pera pastorale  e catechetica. Rifulse per l’impegno missionario portando la Diocesi d’Ischia al primo posto in Italia. Il Signore che fu l’unico  bene a cui guardò nell’ operosa sua vita, gli conceda la meritata corona fra i santi”.  La rottura dei “carusielli” o salvadanai fu un punto fermo nell’azione di recupero delle coscienze cristiane del popolo cattolico locale con la giusta e contenuta  pressione sulle famiglie perché educassero i propri figli a risparmiare il soldino  quotidiano nell’arco di un anno per donarlo, dopo l’epifania,  ai quei bambini come loro, ma molto più bisognosi per sopravvivere. Un fine nobile che trovò accoglienza incondizionata ed entusiastica, tanto che la Sant’Infanzia ischitana  di Don Liberato Morelli bene si sposò con la candida passione dei bambini delle parrocchie dell’isola a partecipare col proprio salvadanaio  riempito di tutte quelle monete risparmiate per amore della solidarietà e degli aiuti concreti,  al terzo mondo povero. Con gli anni la bella tradizione della rottura dei “Carusielli” è diventato per le famiglie ed i bambini ischitani  un atteso e festoso appuntamento, un ultimo atto delle festività natalizie in cui  si è celebrato principalmente la nascita del bambino Gesù nella cui santa immagine  ciascun nostro bambino si è felicemente rispecchiato. Di qui la bellezza alla corsa col salvadanaio pieno in mano  e la gara a chi fra i bambini e le bambine, lo presentasse e lo spaccasse più pieno di un altro. Anche quest’anno, con l’impegno dell’attuale delegato diocesano alla Sant’infanzia Don Carlo Busiello parroco della chiesa  di San Giorgio al Testaccio, in tutte le parrocchie dell’isola la tradizionale rottura dei Carusielli si è svolta con la partecipazione di centinaia di bamibini accompagnati dai propri genitori, e stando ai lusinghieri risultati si è tranquillamente conclusa alla grande con un ricavato ammontante agli oltre 35 mila euro. E per concludere, come non ricordare la piccola Teresa di Lisieux figlia dei beati coniugi Martin,  le cui reliquie sono in questi giorni a Ischia in cammino itinerante,  che, a sette anni, il 12 maggio 1882, si iscrisse all’Opera della Santa Infanzia e a 14 anni aveva già deciso di donarsi a Gesù per la salvezza del mondo?  Questa fecondità spirituale non si è oggi estinta. Anzi, prosegue con il salvadanaio che nello specifico contesto,  fa la sua parte

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