CULTURA & SOCIETA'

La trappola della critica sui social: quando lamentarsi diventa più facile che agire

Molti si chiedono perché il giornale non replichi alle critiche sui social. La risposta è semplice: Il Golfo24 evita di alimentare polemiche sterili che non favoriscono un confronto costruttivo, per non trasformare lo spazio pubblico in un luogo di continua contestazione senza progresso.

di Francesco di Meglio

Navigando sui social network, e in particolare su Facebook, capita spesso di imbattersi in persone immerse in una continua lamentela. Criticano, denunciano ingiustizie, problemi sociali, politici o culturali, ma quando si tratta di agire concretamente, restano fermi, quasi spettatori passivi. Questo fenomeno, che potremmo definire quello del “detrattore seriale”, è diffuso e rappresenta un aspetto significativo della cultura digitale contemporanea. Ma perché succede? Perché così tante persone sfogano le proprie frustrazioni attraverso la critica, senza mai passare all’azione?

La risposta è complessa, ma parte innanzitutto dal ruolo che la lamentela svolge nella nostra vita emotiva. Lamentarsi è spesso un modo immediato per scaricare insoddisfazioni e rabbie, un’uscita semplice e veloce per esprimere un malessere che altrimenti rimarrebbe represso. Tuttavia, questa valvola di sfogo rischia di trasformarsi in un’abitudine, un automatismo che non genera alcun cambiamento reale. Il problema non è la lamentela in sé, ma il fatto che essa possa diventare un atteggiamento passivo, che impedisce di cercare soluzioni e di agire concretamente.

Lamentarsi sui social assume spesso anche una funzione ben precisa: quella di attirare l’attenzione. I social media hanno trasformato persone normalmente poco protagoniste nella società reale in veri e propri “protagonisti virtuali”. In questo nuovo palcoscenico, il modo più immediato per farsi notare è spesso la lagnanza, il gridare all’allarme, la denuncia costante. Paradossalmente, però, gli stessi individui che sui social si ergono a paladini della giustizia, a tuttologi capaci di discutere di calcio, arte, politica, cultura, turismo e cronaca giudiziaria, nella vita reale si comportano spesso in modo contrario a quanto predicano. Spesso sono proprio loro a dimostrarsi i peggiori cittadini, meno coerenti e meno attivi concretamente. Il loro continuo lamentarsi non produce altro che rumore e confusione, rivelandoli tra i soggetti più inutili in termini di contributo reale alla società.

Un altro motivo riguarda la percezione di impotenza. I problemi affrontati appaiono spesso troppo complessi e grandi per essere risolti da un singolo individuo. Questo senso di impotenza, unito alla mancanza di strumenti o di coraggio per mettersi in gioco, frena ogni iniziativa. Al contrario di un impegno concreto, ci si limita a criticare dall’esterno senza assumersi la responsabilità di contribuire al cambiamento. In un ambiente come Facebook, dove la critica negativa si amplifica grazie a un effetto contagioso, la lamentela diventa quasi la norma. Vedendo tante persone lamentarsi, è facile cadere nella trappola di pensare che questa sia l’unica risposta possibile ai problemi che ci circondano.

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Infine, c’è l’illusione di una falsa attività. Scrivere un commento critico o condividere un post negativo può far sentire “attivi” o “impegnati”, senza però comportare un reale coinvolgimento o un’azione concreta. Questa partecipazione passiva consolida uno stato d’animo di vittimismo o di semplice osservazione critica, che però non porta a un cambiamento tangibile. È come restare fermi mentre tutto intorno sembra muoversi.

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Un aspetto spesso frainteso riguarda poi il ruolo e le responsabilità di testate giornalistiche come Il Golfo24. Molti si chiedono perché il giornale non replichi alle critiche o alle lamentele che circolano sui social. La risposta è semplice ma importante: Il Golfo24 sceglie di non alimentare polemiche sterili o discussioni che non portano a un confronto costruttivo. Replicare a ogni critica o sfogo rischierebbe di trasformare lo spazio pubblico in un luogo di continua contestazione, senza alcun progresso reale. Il giornale preferisce invece dedicare le proprie energie a produrre contenuti di qualità, approfondimenti e proposte concrete, invitando i lettori a partecipare in modo attivo e propositivo, piuttosto che limitarsi a lamentarsi senza azioni concrete. Questa scelta vuole essere un invito a riflettere sul valore del dialogo costruttivo e sull’importanza di trasformare le parole in fatti.

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2 Commenti

  1. Vero in parte … Ma per molta gente Comune …la critica su facebook e’ di per sé l unico modo per agire ..perché a volte quelle critiche danno gli effetti voluti…Queste critiche social anche se fatte da ignoranti tuttologi fanno molto fastidio a intellettuali snob e soprattutto politici…ciò che diventa inutile e dannoso sono i commenti sui commenti e una reazione a catena incontrollata ..che però fa ottenere più visibilità alla pagina social …le polemiche social generano moneta …e visto che le edicole stanno chiudendo e la carta stampata non si compra più ….meglio non sputare nel piatto in cui si mangia

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