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La videosorveglianza per il Regno di Nettuno e i tanti dubbi

Forio – L’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, stenta a decollare, o meglio ripartire, nonostante l’impegno dei sei sindaci dell’isola, che stanno facendo pressing istituzionale e sono arrivati, con esiti però negativi anche a ricorrere al TAR, contro il Provvedimento che di fatto ne ha determinato il Commissariamento ad opera del Ministero dell’Ambiente. Mentre quindi, a mare l’AMP è di fatto un “regno di nessuno”, sulla terraferma, invece pare che qualcosa si stia muovendo. Da Roma, infatti è stato dato il via libera ad un vecchio  progetto di videosorveglianza nell’area marina per monitorare l’area del Regno di Nettuno ventiquattro ore al giorno (da valutare i profili di rispetto della privacy, visto che, anche se le telecamere sono installate a difesa di un interesse collettivo, potrebbero comunque non rispettare la vigente normativa in materia). Progetto che prevede un impegno di spesa di circa  16 milioni di euro  per realizzare sull’isola d’Ischia 22 postazioni e 5 ripetitori. Da oltre un mese la ditta impiantistica di Forio, di Aniello Savio sta provvedendo –  pare che non siano chiari i titoli autorizzativi o i permessi per i quali si stanno effettuando queste attività – alla realizzazione della rete. Proprio in virtù di ciò a Serrara nella zona del Bracconiere, sembrerebbe che  una grossa centralina sia stata sequestrata perché  messa in opera senza  i dovuti  permessi. A Zaro, uno dei luoghi più belli dell’isola, meta di tanti turisti,  nel terreno di proprietà comunale, nella parte del “lato mare” dove fu  realizzata un’area di travaso successivamente sequestrata,  con una pala meccanica si è proceduto a trasformare un piccolo  sentiero  pedonale in una strada  carrabile. Per fare ciò pare siano stati abbattuti alcuni alberi, canneti  e varie piante di basso fusto per poi realizzare una grossa base di cemento, che dovrebbe contenere una centralina per le apparecchiature di videosorveglianza e un grosso palo in  ferro zingato di 10 metri. Un’azione che certamente non sarebbe proprio in linea con un’attività che si propone di vigilare sulla sorveglianza anche ambientale di un’Area Marina Protetta.  Il tutto ovviamente pare stia avvenendo senza che gli amministratori locali dicano nulla a riguardo.  Va detto subito che per la realizzazione di tale opere occorrono il permesso  a costruire e quello della  Soprintendenza che pare non ci siano, e molto probabilmente non potrebbero neanche essere rilasciati. Inoltre pare non risultare che al Ministero  delle Telecomunicazioni sia stato inviato tutto il piano per la realizzazione di tali ripetitori  anche perché  lo stesso Ministero  deve rilasciare le relative autorizzazioni e le frequenze di trasmissione, il tutto con il conseguenziale  pagamento del canone annuale. Anche qui emergono da questa storia che si va prospettando con delle contraddizioni in termini, anche molto evidenti. Non si comprende bene, come il Comune chieda per l’installazione di altri ripetitori su terreni privati il rispetto delle regole e procedure burocratiche giustamente molto precise, ed invece sul terreno di proprietà comunale, non si vede ciò che si sta tentando di realizzare, che potrebbe potenzialmente creare un notevole danno ambientale.

Ovviamente, emerge però, che ciò che si sta realizzando a Zaro, in qualche modo configga proprio con il principio di tutela ambientale, nonostante la finalità di questa installazione è quella di tutelare un interesse pubblico. Inoltre sarebbe forse il caso che gli organi preposti, a cominciare dalla Polizia Municipale di Forio, e poi tutte le altre forze di Polizia Amministrativa competenti, verificassero se vi sono effettivamente tutte le autorizzazioni, ed in virtù di quali permessi si stanno mettendo in atto queste azioni. Sarebbe certamente un buon punto di partenza per chi dice di voler affermare e diffondere la legalità.

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