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La vita, la passione e morte di Cristo di Maria sfila per le strade dell’isola

Uno squillo di tromba dal suo particolare seguito da tre colpi di tamburo apre lo splendido e affascinante corteo, forse a ricordo del suono di tromba che precedeva i condannati a morte nell’antica Roma.  “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”: disse Gesù, vero Dio e vero Uomo, ai discepoli. E questo squillo lacerante e suggestivo si ode spesso anche di notte, nel mese che precede la Pasqua, per le stradine dell’isola o del mare, portato dal vento. Sono i coraggiosi e fedeli  giovani che girono per Procida per esercitarsi. Ma sono suoni che evocano il Sacrificio del Figlio di Dio che si dona spontaneamente sulla Croce per la nostra salvezza, per ridonarci quell’immagine e somiglianza dell’intera Creazione perduta a causa del serpente ingannatore ed assassino. “E’ il fascino della tromba del Venerdì Santo”, come ha scritto Giacomo Retaggio. La preparazione dei simboli dei “Misteri” dura mesi ed è un antico, storico ed emozionante Evento di aggregazione giovanile che coinvolge tutta l’isola, orgogliosa di questa coinvolgente tradizione risalente agli antenati. Infatti, questa tradizione è nata nel ‘600 ad opera dei Gesuiti come corteo penitenziale dai contenuti scarni e primitivi: i partecipanti portavano il cilicio e si auto flagellavano a sangue durante la sfilata ristretta nell’ambito dell’antico borgo medioevale di Terra Murata, ma si modificò negli anni per l’intervento della Chiesa che proibì questi spettacoli cruenti. Fu allora che cominciarono a comparire, come sostituti delle pene corporali che i partecipanti si infliggevano, i “simboli” della Passione, quali i chiodi, la corona  di spine, la lancia di Longino ed altri. La simbologia si è andata sempre più arricchendo nel corso dei secoli, man mano che il percorso si estendeva al resto dell’isola, fino a raggiungere l’artistica forma attuale che attira ogni anno l’attenzione spirituale di migliaia di presenti che assiepano il percorso dalle case e dai lati delle stradine. Una manifestazione geniale e creativa che non è mai simile a quella dell’anno precedente, pur essendo la radice eminentemente religiosa sempre la stessa. Affidata per la regia realizzatrice alla Congrega dei Turchini (per il colore della mantellina, la “mozzetta”) i “Misteri” consistono in statue, gruppi plastici e icone frutto dell’immaginazione popolare dei giovani e bambini. Il momento culminante e più emozionante è il passaggio della statua del Cristo morto, artistica scultura in legno del ‘700 napoletano (“Carminus Lantriceni sculptor. Neapoli 1728”, scritta autografa alla base dell’opera), mentre, tra la folla ammutolita e commossa, i confratelli intonano il “Salvete Cristi vulnera”. Insuperato, artistico, storico rito religioso e popolare della piccola grande terra procidana! Sul faro dura imponente la dedica: “O Maria, Procida è vostra!”.

*Pasquale Baldino, responsabile diocesano Cenacoli Mariani, docente Liceo, poeta (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

 

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