CULTURA & SOCIETA'

Ischia, nuove scoperte su Aenaria: dal porto alla baia, l’isola al tempo dei Romani

Con Marina di Sant’Anna, l’archeologa Alessandra Benini e la Soprintendente Teresa Cinquantaquattro

I Romani non avevano trascurato Ischia. Mancavano, piuttosto, a noi i tasselli per riscoprire una parte della storia dell’isola, decisamente meno nota rispetto a quella di Pithekoussai. Ma qualcosa sta cambiando. E alcuni nuovi tasselli, particolarmente significativi, si sono aggiunti venerdì al piazzale delle Alghe di Ischia Ponte in occasione dell’incontro di studi “Aenaria tra terra e mare. Geologia e archeologia sottomarine per la conoscenza di Ischia in età romana, organizzato dal gruppo “Il Borgo di Mare”, rappresentato da M.EDU.S.A srl –  organizza, con il patrocinio del Mibact, della Regione Campania, del Comune di Ischia e del Regno di Nettuno.

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Alla presenza di Teresa Elena Cinquantaquattro, responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli, e della responsabile di zona, Maria Luisa Tardugno, che ha sostituito Costanza Gialanella, sono state ufficializzate le ultime, straordinarie scoperte. In particolare, Alessandra Benini, archeologa subacquea titolare della concessione di scavo, rilasciata dal Mibact ed eseguita in collaborazione con Marina di Sant’Anna, ha raccontato il ritrovamento dei resti di un relitto di una imbarcazione, nella baia di Cartaromana già oggetto di scavi da dieci anni (a proposito: auguri!) e, soprattutto, di quelli che sembrerebbero i resti di una villa marittima proprio nel cuore del porto di Ischia, alla base del celebre tondo di Marco Aurelio. Una scoperta, ha sottolineato, che comunque non entrerebbe in conflitto con la trafficata quotidianità del porto. Nel dettaglio, a cinque metri di profondità, Alessandra Benini ha ritrovato resti di murature di età tardo-repubblicana, con rifacimenti di età imperiale, con “ambienti con pareti in opera reticolata ancora in parte intonacati, resti di pavimenti in marmo bianco, cocciopesto, soglie e altre strutture di delimitazione degli ambienti”.

La storia di Ischia non finisce di stupire, insomma. L’evento, moderato da Pasquale Raicaldo, si è aperto – davanti a una folta e qualificata platea, debitamente distanziata per le norme anti-Covid – con il saluto introduttivo del sindaco di Ischia, Enzo Ferrandino, che ha applaudito al lavoro appassionato di Marina di Sant’Anna e del team guidato da Giulio Lauro e sottolineato come il futuro di Ischia passi anche attraverso il turismo culturale. Sono poi intervenuti Antonino Miccio, direttore dell’area marina protetta Regno di Nettuno, e l’eurodeputato Giosi Ferrandino, che ha evidenziato come si faccia spesso portavoce della storia virtuosa della baia di Cartaromana, con un modello di sviluppo turistico legato all’archeologia e alla valorizzazione dei luoghi.

Il convegno ha ospitato anche le relazioni dei vulcanologi Sandro de Vita e Mauro Di Vito dell’INGV, che hanno raccontato l’interazione tra attività vulcanica e antropizzazione a Ischia tra Neolitico e 1302, sottolineando come possa essere stato un evento catastrofico, forse un vulcano o un’eruzione, a determinare la fine di Aenaria.

Particolarmente applaudita per il suo contributo offerto nei lunghi anni di ricerca sull’isola d’Ischia, prima al fianco di Giorgio Buchner e poi come funzionaria di zona per la Soprintendenza, Costanza Gialanella, che ha proposto un suggestivo excursus tra Pithekoussai ed Aenaria, non senza stigmatizzare la collaborazione non sempre ottimale della politica locale e citando, tra gli altri, l’esempio del villaggio di Punta Chiarito. Sono poi intervenuti gli archeologi Piero Gianfrotta, che ha illustrato altre evidenze dal mare dell’isola, e Gianluca Soricelli, che ha parlato di produzione e distribuzione della ceramica fine nel golfo di Napoli.

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Ieri sera, invece, alla presenza della consigliera comunale Carmen Criscuolo si è inaugurata al Salone delle Antiche Terme Comunali di Ischia Porto l’esposizione fotografica “Navigando verso Aenaria: 10 anni di archeologia subacquea (2011-2020)”, che racconta – attraverso una serie di pannelli fotografici – le evidenze portate alla luce in questi anni. Per un tuffo nel mare e nella storia.

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