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Lacco Ameno: il grido dei residenti della Borbonica, «non abbandonateci»

di Isabella Puca

Lacco Ameno – «Poco prima della scossa ero sola in casa con uno dei miei due figli. Stavo per preparare una frittata quando a un tratto non abbiamo capito più nulla. Ci siamo precipitati in strada, abbiamo dovuto camminare sulle macerie e da quel momento non siamo più riusciti a raggiungere la nostra casa. È andato tutto distrutto». Parla così la proprietaria di una delle case situata all’inizio della strada Borbonica, un’altra zona che è stata interessata duramente dal sisma di cui però troppo poco si parla. Il profumo del pane preparato dal forno delle Ventarole non riesce a riportare i cittadini alla normalità. Tutte le case del tratto di strada che porta all’imbocco di via Cava Scialicco e oltre hanno subito diverse lesioni. In molti hanno trascorso la notte del sisma sul marciapiede guardando impotenti le mura delle proprie abitazioni, lì dove è racchiusa tutta la loro vita, senza riuscire a raggiungerle. Un vecchio rudere è stato completamente raso al suolo dalla scossa bloccando via Cava Scialicco, la strada che porta al Ristorante La Beccaccia. Quella sera il ristorante era pieno e la famiglia Regine ha provveduto come ha potuto, distribuendo cibo, acqua e coperte a chi è stato costretto a trascorrere lì la notte. Ad oggi, l’ unica via d’accesso è quella pedonale attraverso i giardini del Carlo Magno. Si tratta di un vecchio e storico fabbricato che nasce con una licenza edilizia rilasciata nel 1964, per oltre un decennio è stato segnalato alle autorità che però non hanno provveduto a metterlo in sicurezza. «Mi rivolgo al comune di Forio e al sindaco Francesco del Deo: abbiamo bisogno di aiuto, siamo bloccati ancora qui. Casamicciola e Lacco Ameno hanno già dato il loro consenso per liberare la strada dalle macerie, ma i vigili del fuoco non possono operare senza il consenso anche del Comune di Forio. Vi prego non ci abbandonate, ci sono famiglie ancora bloccate qui, come la mia e tutto il vicinato, insieme ai tanti turisti che alloggiano nella struttura del Carlo Magno/Beccaccia». Scriveva così Angela, ieri mattina, sul suo profilo Facebook, provando a richiamare attenzione come può, il terremoto non ha colpito solo La Rita o il Majo, ma anche la loro zona. «Stiamo facendo tantissime telefonate e molti interventi, i vigili del fuoco di Bologna stanno perimetrando la zona e facendo la conta dei danni, la nostra non era stata nemmeno indicata sulle carte come zona a rischio», così nel pomeriggio di ieri; quel non abbandonateci non è rimasto inascoltato. Nel frattempo qualcuno ha deciso di provvedere da sé e a proprie spese per mettere in sicurezza il manufatto e favorire la viabilità della strada. «Riguardo alla situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità generata dal danneggiamento strutturale del fabbricato posto ad angolo tra la via Borbonica e la via Cava dello Scialicco va chiarito che è stata ordinata da personale tecnico qualificato dei vigili del fuoco la prioritaria messa in sicurezza del fabbricato medesimo per poi procedere alla rimozione manuale delle macerie dal sedime stradale. Tali attività – ha poi chiarito il geometra Buono con un post pubblicato su Facebook – non necessitano di alcuna autorizzazione comunale né di Forio né di Lacco Ameno. Va rispettato un protocollo. Per quanto mi riguarda nell’esprimere massima solidarietà a coloro che vivono il nostro stesso disagio informo che immediatamente dopo la verifica abbiamo iniziato la messa in sicurezza del manufatto cercando di completarla nel più breve tempo possibile per favorire la ripresa della viabilità di via Scialicco». Il tutto a danno economico di un privato che con il sisma ha perso anche la propria casa. Nel frattempo dieci famiglie sono bloccate in casa e lì non può arrivare neppure un’ambulanza. Poco più su, nella zona di Crateca, c’è Antonio, lui danni all’abitazione non ne ha avuti, ma il sisma ha danneggiato il terreno che coltiva facendo cadere muri a secco e andando a vanificare tanti sacrifici sia in termini economici che fisici, «L’orto-frutteto – racconta – era ed è il luogo dove stavo in pace, lontano dallo stress quotidiano, godendomi il perpetuo miracolo della natura che fa rifiorire il mondo ad ogni stagione, dove ho piantato alberi da frutto per chi verrà dopo di me. Ora spero e voglio rimediare ai danni, in modo da continuare a vivere uno dei miei sogni».

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