LE OPINIONI

IL COMMENTO La democrazia e lo sviluppo ad Ischia

Una cosa credo sia ormai chiara a tutti: Per ripristinare la vera democrazia ad Ischia abbiamo bisogno di impegnare i cittadini e i rappresentanti in un dibattito dove i fatti che sono accaduti negli ultimi 60 anni devono essere sviscerati con obiettività e il necessario e doveroso spirito critico, per capire quali errori sono stati commessi e lavorare affinché non si ripetano. Senza questa premessa difficilmente la svolta che cerchiamo, per uscire da questa crisi che attanaglia l’isola, potrà anche lontanamente intravedersi. Seguendo con attenzione i vari dibattiti sulla stampa, in tv, e sui social media si nota una grande confusione che certamente non fa bene al tentativo di discussione di cui sopra.

L’arrivo ad Ischia di Rizzoli e Marzotto è stata una tragedia per l’isola; la costruzione dell’aeroporto a Campotese avrebbe distrutto una zona eccezionalmente bella. Mi fermo a questi due presupposti che hanno acceso un vivace dibattito su FB, per tentare di capire quello che tanti ritengono il peccato originale dei nostri guai. La storia ci insegna che senza pionieri non si va da nessuna parte. Agli inizi degli anni sessanta il gruppo di alberghi di Ischia centro e di Lacco Ameno permisero di mettere sul mercato un prodotto da attirare ad Ischia l’élite mondiale. La gente ad Ischia viveva in maggior parte in una casa formata da cucina ed una grande stanza con il bagno “nella terra”o il secchio da buttare a mare con una promiscuità impressionante.

Appena guadagnati i primi soldi lavorando nel turismo iniziò la corsa al miglioramento sociale di tantissimi cittadini. Come si attrezzarono le amministrazioni statali e comunali? Lasciarono fare. Il territorio ischitano finì così inesorabilmente in balia della Democrazia Cristiana e del modus agendi tipico della Prima Repubblica che favorì inesorabilmente l’arrivo del clientelismo più sfrenato e smodato anche dalle nostre parti. La mancanza di una programmazione e dei piani regolatori che avrebbero dovuto dare, in modo organico, la casa ed il lavoro agli ischitani naufragò nel modo più biasimevole.

Dunque: l’arrivo alla situazione attuale non è tutta colpa di noi cittadini che ci siamo barcamenati e che abbiamo scelto i nostri amministratori? Cosa possiamo addebitare ai Rizzoli, Marzotto e tanti altri imprenditori se per comodità nostra abbiamo accettato di farci amministrare da persone da noi scelte? Si può tentare di salvare ancora l’isola? La potenzialità esiste ma senza una autocritica spietata di quello che abbiamo saputo fare come collettività sarà difficile. Quello che c’è da fare per l’isola lo sappiamo in tanti. Ma l’interrogativo più inquietante invero è un altro, purtroppo: quanti hanno voglia realmente di fare qualcosa?

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