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L’allarme di Casagli: per le frane di Casamicciola non bastano i sensori

Il super Radar hi-tech non entusiasma dopo le indagini sulle colate rapide di Ischia. Un sistema studiato per la lenta Sciara di Stromboli che a quasi due mesi dalla sua installazione ha fornito le prime conclusioni del monitoraggio a seguito dell’evento del 26 novembre 2022. E allora…

Quasi quasi si è perso tempo! Sono questi i deludenti esiti dello studio dell’Università di Firenze del Prof. Ncola Casagli consegnati nei giorni scorsi e annunciati agli inizi di dicembre come la panacea di tutti i mali ischitani. Di fatto le conclusioni del lavoro del’Università di Firenze – Centro di Competenza del Dipartimento della Protezione Civile – hanno lasciato l’amaro in bocca agli stessi scienziati. Inequivocabile le conclusioni dello stesso Casagli al termine del monitoraggio delle frane in località Casamicciola Terme, a seguito dell’evento del 26 novembre 2022 e relativo, non solo a porzioni del monte Epomeo, ma anche al sistema di monitoraggio della frana ex SS270.Gli esiti inequivocabili sul quasi fallimento della sperimentazione per le colate rapide di Ischia, di un sistema studiato per la lenta Sciara di Stromboli, emergono dal rapporto di attività. 37 pagine di cui 2 per le conclusioni e la discussione firmate da Casagliin cui si ammette la scarsa aderenza del sistema al genoma territoriale di Ischia,trovando nella sua “vegetazione” una sorta di giustificazione.

La campagna di studi

Gli studiosi dell’Università di Firenze, gli esperti dell’Università del Sannio e della Federico II di Napoli, insieme ai tecnici della Protezione Civile, hanno condotto la campagna sia a valle, che a monte dei diversi ambiti indagati. Come spiegano gli atti.

Il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato il CPC-UNIFI, in qualità di centro di competenza, per procedere al monitoraggio a scopi di allertamento della frana che ha interessato Casamicciola in località Celario, anche in concorso e collaborazione con altri Centri di competenza o con altre strutture accademiche e di ricerca, in stretto coordinamento con il Commissario straordinario per la Protezione civile ad Ischia e con la Regione Campania.

Successivamente il Commissario straordinario ha richiesto al centro di competenza di installare un sistema di monitoraggio per la frana nei pressi del centro abitato di Casamicciola, in via Morgera, che interessa la ex SS 270 (km 26+100). “Il CPC-UNIFI ha condotto una serie di sopralluoghi con il fine di valutare lo stato dei luoghi, individuare le principali criticità connesse con i dissesti e identificare le aree idonee per l’installazione dei sistemi di monitoraggio” – spiega Casagli indugiando nella descrizione delle attività – A seguito dei sopralluoghi effettuati in data 5 dicembre, è stata identificata un’area idonea al posizionamento di un radar interferometrico per il monitoraggio dell’area di distacco della frana principale; allo scopo di ottenere il miglior compromesso in termini di estensione dell’area monitorata, risoluzione di monitoraggio, possibilità di connessione alla rete elettrica e di trasmissione dati, lo strumento è stato installato su un terreno di proprietà privata sito in via Santa Barbara, in corrispondenza del civico.In data 9 dicembre è stato effettuato un sopralluogo in prossimità della frana che insiste sulla ex SS 270, al fine di valutare l’installazione di una rete di monitoraggio mediante sensori (i.e. tiltmetri, estensimetri a barra, fessurimetri o altri) funzionale a osservare l’evoluzione della frana stessa. In data 15 dicembre, contestualmente ad un secondo sopralluogo, è stata realizzata l’installazione di una rete di sensori wireless ed avviata l’acquisizione dei dati”.

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Le conclusioni di Casagli

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Sulla base dei dati acquisiti dal radar interferometrico e dalla rete di sensori wireless, sono state predisposte delle soglie strumentali automatiche di attivazione (e disattivazione) delle diverse fasi di allarme nell’ambito di un sistema di allertamento che, per la natura stessa dei fenomeni franosi che interessano le aree in esame – caratterizzati da innesco improvviso e rapida velocità di propagazione – deve necessariamente integrare dati relativi a diversi sensori per il monitoraggio non solo degli effetti dell’instabilità dei versanti, ma anche e soprattutto dei principali fattori di innesco, quali l’intensità di pioggia misurata dai pluviometri e gli avvisi di allerta emessi per i rischi idrogeologico e per temporali forti da parte del CFR della Regione Campania” . Rileva il professore fiorentino stigmatizzando diverse raccomandazioni: “Si raccomanda pertanto di non basare le fasi operative del sistema di allertamento e delle relative procedure di protezione civile solo sui dati di movimento del suolo rilevati dal radar interferometrico e dalla rete di sensori wireless. Tali tecnologie possono essere utilmente impiegate solo nell’ambito di un sistema di allertamento multi-parametrico con le caratteristiche sopra definite”.Ciò nonostante le risultanze della campagna non soddisfano neppure gli esperi stessi che ancora nelle conclusioni del commento redatto sottolinenando in punti come “Occorre altresì sottolineare che le risultanze della campagna di monitoraggio radar sin qui intrapresa evidenziano che i dati sono affetti da disturbo in misura non trascurabile, sia a causa di effetti atmosferici tipici dell’ambiente insulare che per la presenza di fitta vegetazione nel campo di osservazione. Si ricorda che nelle aree fortemente vegetate il segnale radar viene decorrelato e non restituisce quindi una misura affidabile degli spostamenti.

Il marcato disturbo dei dati si evince soprattutto dalla dispersione intorno allo zero dei valori di spostamento cumulati sul medio-lungo periodo, che è spesso di ordine centimetrico. L’analisi interferometrica prevede infatti la rimozione delle componenti atmosferiche dal segnale di ritorno prendendo a modello una o più aree considerate stabili all’interno dello scenario osservato e collocate a distanze di range comparabili con le aree in cui invece è atteso movimento”.

Falsi allarmi e Vincoli tecnici all’efficacia di tale processo? Colpa della vegetazione

Il radar sarebbe dovuto anche servire ad assumere misure in ordine alla sicurezza di luoghi e dalla popolazione. Di fatto ha fallito, tra falsi allarmi e vincoli tecnici che non lo rendono aderente alle necessità del paese.In particolare si legge nel documento :“La fitta vegetazione che ricopre il Monte Epomeo impedisce di circoscrivere aree stabili di grande estensione, ponendo pertanto dei vincoli tecnici all’efficacia di tale processo di correzione automatica.Nel periodo investigato è stato quindi necessario “ripulire” costantemente a mano i dati da picchi improvvisi, non correlati ad effettivi movimenti del terreno, per non ingenerare falsi allarmi. Tale procedura di correzione manuale non è certamente ottimale nell’ambito di un sistema di allertamento che deve essere funzionale per fenomeni franosi, quali quelli in questione, ad innesco e propagazione rapida, e che conseguentemente deve essere basato su procedure di trattamento dei dati completamente automatiche e istantanee”.

Limitazioni e fallimenti anche sulla ex SS270

Si sottolineano anche le limitazioni della rete di sensori wireless installata in via Morgera sulla ex SS 270. Ovvero scrive Casagli che “L’esiguo numero di sensori che è stato possibile installare sui manufatti presenti nell’area instabile non garantisce certamente un controllo esaustivo dei processi di instabilità del costone che incombe sulla strada. Si raccomanda pertanto, oltre al monitoraggio multi-parametrico sopra menzionato, anche di procedere con la massima urgenza alla messa in opera di interventi di stabilizzazione della parete finalizzati alla riduzione del rischio di crolli che potenzialmente possano propagarsi alla sede stradale”.

Altro che“lanciare in modo tempestivo eventuali allarmi” come il direttore della protezione civile campana, Italo Giulivo, profetizzava all’indomani dell’incarico In particolare l’installazione del radar hi-tech per monitorare anche minimi spostamentinon ha dato prova di attendibilità per far “partire i warning, gli avvisi, per il decisore che c’è da fare qualcosa perché si sta muovendo la frana”Giulivo dixit.Anzi fino ad oggi abbia ricorso le agitazioni dei castagni.

Fate presto: basta studi e ricerche fini a se stesse

Anche Casagli, la cui onestà intellettuale sul lavoro svolto ad Ischia non fa che confermare la fama di esimio scenziato, spiega, che questi sistemi (parliamo del Radar interferometrico, perchè gli altri sensori wireless, tiltmetri ed estensimetri, sono di tecnologia vecchia e non molto utili) sono tutt’altro che esaustivi: in primis perchè le tipologie di frane in quest’area sono estremamente veloci, in quanto dipendenti dalla mobilizzazione improvvisa dei depositi fini (vulcanici) causate da forti piogge; ed anche perchè il Radar non può vedere i movimenti delle zone vegetate, che non hanno riflettanza sufficiente (il segnale elettromagnetico generato dal Radar deve essere riflesso da una superficie riflettente, come una roccia o un edificio, per poter calcolarne la distanza in tempi diversi). A quanto pare in determinati ambiti e per Ischia, è molto più efficace la misura diretta di parametri meteorologici e pluviometrici (con Radar meteo e semplici pluviometri). Non sempre cambiare la via vecchia per la nuova è utile. È s lo dice Casagli che conosce bene il sistema Radar interferometrico, da lui da molti anni installato a Stromboli per monitorare la zona di frana della Sciara del Fuoco, sarebbe anche giunto il momento di aprire gli occhi. Ad esempio, già oltre tre ore prima della tragedia di Novembre era chiarissimo dal radar meteo di Potenza (quello di Napoli non funzionava da mesi) e dai pluviometri sull’isola, che si stava preparando un disastro: ma nessuno ha fatto nulla. Certamente, l’uso di altri sistemi come il Radar interferometrico ed altri sensori di spostamento aiuta ad interpretare i fenomeni (seguendo questa logica sarebbero però molto più utili sensori deformativi diffusi in fibra ottica); ma alla fine, la vera soluzione al problema non può che venire dalla puntuale verifica di quali siano le zone da interdire assolutamente all’edificazione ed alla frequentazione, oltre alla manutenzione ottimale del territorio e regimazione delle acque.

Il sistema Radar interferometrico comunque è uno strumento importante, la cui utilità effettiva può essere giudicata bene dopo un periodo di utilizzo abbastanza lungo. La realtà è che Ischia non ha più tempo ne di continuare ad essere terra di studi che non danno, poi, soluzioni concrete. Non può più permettersi di immolare martiri sull’altare di una politica ideologica, di un medico che studia, ma non cura il paziente. Il documento integra e sostituisce il precedente rapporto del 23 dicembre 2022.

Le ammissioni di Casagli sono la testimonianza, cheIschia non può più seguire modelli altrui. Ischia stessa deve essere modello per una reale e concreta risoluzioni dei suoi mali atavici. Finanziare a pioggia ogni sorta di interventi non serve, se non ad alimentare il solito sistema all’italiana.Purtroppo il passato, il terremoto delle importazioni di sitemi fallimentari, non ha insegnato nulla.

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