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Caserma Forestale, l’accusa chiede la condanna a diciotto mesi per Giosi & Co

ISCHIA. Alcuni ieri attendevano con ragionevole certezza anche la sentenza. Invece il verdetto che chiuderà definitivamente il processo per la costruzione della Caserma della Guardia Forestale nel Bosco della Maddalena a Casamicciola arriverà verosimilmente tra un mese. Come si ricorderà, ieri si è svolta l’ udienza di discussione innanzi al Giudice Monocratico Dott. Marco Occhiofino presso il Tribunale di Napoli.

Hanno discusso e  concluso il Pubblico Ministero Alessandro Minucci, l’avvocato Bruno Molinaro, quale difensore delle due costituite parti civili, L’Associazione per la Difesa dei Pini di Ischia e il signor Luigi Pisani, nonché l’avvocato Francesco Cedrangolo, quale difensore dell’imputata Liliana Buono, funzionaria del provveditorato interregionale per le opere pubbliche (Campania e Molise).

Il Pubblico Ministero ha concluso per la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione in relazione alle accuse di falso, che non sono state ritenute prescritte, di tutti gli imputati, cioè l’eurodeputato Giosi Ferrandino, ex sindaco di Ischia, dell’architetto Silvano Arcamone, già dirigente dell’ufficio tecnico, di Donato Carlea, Provveditore interregionale per le opere pubbliche  per la Campania e il Molise, ed infine di Domenico Parracino, quale legale rappresentante della impresa esecutrice dei lavori, pur  concedendo le attenuanti generiche. Il Pubblico Ministero Minucci, nel chiedere l’affermazione di penale responsabilità, ha anche chiesto non doversi procedere nei confronti degli imputati per i reati edilizi e paesaggistici perché ormai estinti per intervenuta prescrizione.

È poi toccato all’avvocato Molinaro prendere la parola per la discussione finale. Il noto penalista, tramite un’ articolata e appassionata argomentazione, ha concluso chiedendo la condanna al risarcimento dei danni per un’attività edilizia ritenuta palesemente illegittima, che rappresenterebbe uno dei più gravi attentati degli ultimi anni al territorio e ai valori paesaggistici dell’isola, per di più perpetrato dallo Stato nell’interesse del Corpo Forestale chiamato istituzionalmente a difendere proprio tali valori. L’avvocato ha anche  ricordato che Gennaro e Domenico Savio, rappresentanti del Partito Comunista Italiano Marxista Leninista, oltre che strenui difensori del diritto alla casa, hanno più volte definito la costruenda caserma come uno “scempio di Stato”, lamentando anche la disparità di trattamento riservata dallo stesso Stato agli abusivi cosiddetti “di necessità”. Nella sua arringa conclusiva, l’avvocato Molinaro ha richiamato un’ampia documentazione dalla quale emergerebbe che la particella 9 del foglio 4  sarebbe stata identificata in ambito catastale sin dal 1969 e quindi da epoca antecedente alla delibera consiliare del comune di Casamicciola n. 108 del 1986, con la quale venne stabilito di costituire il diritto di superficie a favore dell’amministrazione statale per la costruzione della Caserma, ma sulla diversa e (anch’essa già preesistente) particella 1. Questo era in effetti il nodo centrale del dibattito processuale, riguardante l’acquisizione della disponibilità del suolo, come ricorderanno i lettori che negli anni hanno seguito la vicenda con più attenzione. L’aver affermato gli imputati, anche secondo l’accusa, l’esistenza di tale requisito, avrebbe viziato di falsità ideologica l’intero procedimento. Queste ed altre cose, relative all’assenza di ogni intesa tra Stato e Regione, alla inefficacia dei verbali delle conferenze dei servizi, alla mancata approvazione da parte del comune della variante al P.R.G. e alla invalidità ed inefficacia dell’autorizzazione paesaggistica sono state argomentate ed ulteriormente illustrate con numerosi richiami a norme e sentenze, a sostegno della tesi accusatoria dal legale delle parti civili, il quale si è anche riservato di depositare memoria in vista della prossima udienza, fissata dal Giudice Occhiofino per il 17 ottobre. Attento e puntuale è, poi, stato anche l’intervento del difensore della Buono, l’avvocato Cedrangolo, il quale ha sostenuto la piena legittimità, sulla base degli atti acquisiti al processo, dell’operato della sua assistita per la quale ha invocato l’assoluzione con formula piena da tutti i reati ascritti, comunque coperti da prescrizione. Alla prossima udienza discuteranno gli avvocati Gennaro Tortora per Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone, e l’avvocato Luigi Siniscalchi per il Provveditore Carlea. Poi, forse, sarà finalmente il momento del verdetto per una vicenda che, attraverso le sue varie fasi anche extragiudiziarie, è durata vari decenni.

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