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L’Amleto visto da “I Nuovi Scalzi”, applausi al Poli di Ischia

L’Amleto è una delle opere drammaturgiche più famose al mondo, tradotta in quasi tutte le lingue esistenti. È considerato il capolavoro assoluto di Shakespeare e una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi; ed è proprio questo testo, così ricco di sfumature, significati, anafore e catafore, che hanno magnificamente interpretato “I nuovi scalzi”, in uno spettacolo tenutosi sabato 18 novembre al Polifunzionale, nell’ambito del Premio Aenaria. Il testo, fortemente improntato sui caratteri della commedia dell’arte, con solo due attori, e pochi oggetti in scena, ha coinvolto pienamente il pubblico presente in sala, intrattenendolo con ironia e momenti di riflessione. Due attori, Olga Mascolo e Piergiorgio Maria Savarese, il palco scarno di dettagli, lo spazio scenico delimitato da un “quadrato” creato con del nastro adesivo, e un grande portaombrelli con all’interno delle maschere. Lo spettacolo si apre con una coreografia sinuosa e maestosa al tempo stesso; sulla scena due attori che con pochi mezzi finanziari a disposizione, devono creare uno spettacolo, l’Amleto che sappia coinvolgere e sia degno di esser definito tale. Mentre si prosegue nella narrazione, vengono fuori i caratteri dei due interpreti, ma soprattutto, si percepisce, e quasi vibra nelle loro battute, il parallelismo tra “essere e non essere”, tra ciò che appare e il modo in cui tutto si palesa, tra le pulsioni proprie dell’animo umano, e le passioni che ognuno vorrebbe concretizzare, tra essere se stessi e dover essere qualcun altro.

L’occhio dello spettatore vede due protagonisti che inscenano uno spettacolo nello spettacolo, nota il carattere pungente della narrazione shakespeariana, la trama fitta e sapientemente costruita, le metafore, le caratterizzazioni proprie dei vari personaggi, ma in particolar modo, predominanti di tutta la narrazione, sono, lo scetticismo e l’esistenzialismo tipici della società del tempo e pienamente riscontrabili nei dogmi della quotidianità contemporanea. Proseguendo con lo spettacolo, si notano le diverse visioni del mestiere, dell’arte e della vita, dei due protagonisti, fino a che Amleto si materializza sulla scena, in modo quasi impercettibile. Le prove delle scene che poi andranno a costituire lo spettacolo vero e proprio, sono varie, tutte perfettamente collimanti tra loro, basate su un impeccabile innesto linguistico, contornate da una sagace ironia, e una preponderante raffigurazione comportamentale volta a dare risalto alla filosofia specifica del pensiero shakespeariano. L’esistenza oscilla tra l’essere e il non essere, e così, “i nuovi scalzi” con un’opera equilibrata e fortemente razionale, mettono in luce le contraddizioni peculiari dell’uomo. L’incapacità di saper distinguere tra materialismo e idealismo, tra lavoro e passione; l’inabilità che viene fuori “colorando” le proprie paure, senza aver timore di ribadirle.

Uno spettacolo divertente al punto giusto, sapientemente costruito, inusuale e totalmente coinvolgente. Avvenenti le scene, i dialoghi, le costruzioni fonetiche e fonologiche, i costrutti, i movimenti, le cromie. Incantevole il rapporto sinergico tra i due attori, il relativo interagire, gli sguardi e le movenze. Una regia meticolosa e solerte, curata da Savino Maria Italiano, che mette in luce, utilizzando le peculiarità della commedia dell’arte, il Vero significato dell’opera shakespeariana, con una filosofia che si materializza nell’ironia.

Gerardina Di Massa

Foto Laura Di Massa

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