CRONACA

L’animalaro e… l’ambiguità del politicante

Di Antonio BUONO*

Certo, qualcuno potrebbe obiettare che mettersi a parlare di problematiche venatorie, in un momento di così grande tensione sociale, con un virus che fa paura soltanto a parlarne, non è affatto una bella cosa. Pienamente d’accordo. Però perdonate, un’obiezione da porre, l’avrei comunque. Se di una passione ne ho fatto una ragione di vita, perché non dovrei nemmeno parlarne? Se in un momento così delicato e doloroso, c’è chi in Parlamento ha il coraggio di chiedere l’inasprimento delle sanzioni amministrative e penali in materia di caccia, perché dovrei essere messo alla gogna mediatica e non parlare di ciò che mi affligge? Ma non bastavano ammende tra le peggiori d’Europa già in essere? Ma non c’era nulla di più urgente da portare in Aula? Altre problematiche più improrogabili…niente? Bah, io me ne sarei vergognato. E quindi, avendone facoltà e grazie ai miei sostenitori, nonché attoniti amici cacciatori, vengo a mettere in chiaro, “sfacciatamente”, le mie tranquille osservazioni.

L’incapacità storica e, l’ambiguità politica di soggetti infiltrati per mero interesse personale nelle associazioni venatorie, ha trasformato negli anni, una passione meravigliosa in una patologia che ci vede sofferenti al pari un male incurabile.

Siamo arrivati ad un punto che basta essere contrari alla caccia per ottenere vantaggi enormi, soprattutto politici. Una furbata che, come evidenziavo poc’anzi non passa mai di moda, male che vada, conviene sempre. Usati ancora oggi, come “cavalli mediatici” per vari interessi da gente senza scrupoli e oramai famosa, si è venuto a creare un effetto domino tale da essere continuamente vessati dal “qualunquismo animalaro”! Qest’ultimo, è tra le peggiori bestie che si possano immaginare.
L’animalaro è un bipede spesso molto giovane, tra i 18 ed i 30 anni, di solito figlio unico di mamma, viziato dalla nascita, borghese medio alto, chatta in continuazione ed è sempre stanco di tutto e di tutti, radical chic, veste le migliori marche, mai stato in un bosco, sa cos’è la natura grazie ai programmi strappalacrime su Bamby.

Si, è un fervente credente, quindi sa che i cacciatori sono tutti assassini perché uccidono uccellini. Da “grande” vuol fare il Ministro.

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La disfunzione becera ed ignorante di chi da sempre ha inteso fare il “dirigente venatorio”, pensando soltanto a fare tessere e mai a saper “tradurre” del perché della nostra grande passione, del perché del nostro andare a caccia oggi, ha provocato danni irreparabili. Se soltanto una volta avessero avuto il coraggio di guardare oltre “la siepe”, non avrebbero mai potuto provocare tale disastro venatorio in atto. Già, ed in che modo ne sarebbero stati capaci , se non cacciatori? Gente “povera”, che non può mai aver visto un bosco di colori e di suoni, non può mai aver visto quella rugiada limpida e cristallina, quello spaziare di campi coltivati, di vigneti e di frutteti al pari di chi è nato cacciatore dentro. Oltre quella “siepe” non potevano mai immaginare che vi è l’umiltà, la semplicità, la serenità, l’essenzialità delle nostre radici. Ordunque, c’è un solo modo di salvare il salvabile, bisogna andare la’, dove si fanno le leggi. Dobbiamo andarci noi stessi e fare in fretta, il tempo sta per scadere!

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Però, ancor prima, non guasterebbe un esame di coscienza. Guardarsi dentro non fa male mai a nessuno. Da sempre, proprio tra di noi, sussiste la brutta abitudine di criticare chi ci sta accanto solo per il gusto di essere bastian contrari, soprattutto se questi ha detto una cosa importante.

Ebbene amici, è arrivato anche questo momento, quello di metterci la lingua da “qualche parte”. “Se sai sei , se non sei , non sai”. Chi non sa, non è, ed è il caso che non continui ad essere… inutilmente, perché rischierebbe di continuare a “non far sapere”. Mettiamolo da parte il nostro “primordiale” difetto, quella sorta di “peccato originale” dettato dalla presunzione di essere capaci in tutto e migliore di altri. Se consapevoli di saperne meno di qualcun’altro, dobbiamo fare un passo indietro. Va da se che, “ad horas”, chi ne saprà più di noi, merita di già una medaglia al valore, ci vuol un gran coraggio ad essere “capitani coraggiosi” mentre… la nave affonda”!

*cacciatore a vita

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