L’annata favorevole della vendemmia 2024 sull’isola: il 6 ottobre stop ai tour in zone contadine “Andar per cantine” promossi dalla Proloco Panza
La tradizionale vendemmia ischitana rilanciata da una forte e nuova programmazione dei vitigni isolani / Tracce storiche hanno dimostrato che le nostre uve tradizionali sono coltivate da almeno 300 anni. Esse rispondono ai nomi familiari di: Biancolella, Forastera, Pere ‘e Palummo, Uva rilla, Coglionara, Guarnaccia, San Lunardo, Levante, Tintora, Cacamosca, Zibibbo, Lugliese, Catalanesca, Lentisco, Uva Pane, Nocella, Sorbigno, Coda Cavallo, Cornicella, ed altri nomi diffusi tra i contadini del Ciglio a Serrara, di panza e succhivo. La loro produzione annuale ad oggi si è attestata sui 50.000 quintali di uva. A Forio hanno recuperato antichi vigneti case vinicole come casa d’ambra vini, cantine pietratorcia e arcipelago muratori senza dimenticare la Tenuta Calitto di Villa Piromallo. A Campagnano, sulle colline del comune di Ischia, ma anche a Serrara Fontana, ci sono i vigneti di Antonio Mazzella. Altra località privilegiata per il tipo di esposizione e ventilazione che conferiscono al prodotto vinicolo caratteristiche specifiche è la zona Fango a Lacco Ameno, dove ha recuperato un vigneto abbandonato la Casa Vinicola Tommasone. Poi vi sono le Cantine Crateca e Giardini Arimei, Cantine Fattoria Greca, La Vigna dei Mille Anni, Cantine Villa Spadara, Azienda Agricola La Pergola e La Vigna del Castello Aragonese
Settembre ormai andato, con l’ addio all’estate e l’inizio della stagione autunnale 2024 e la ripresa di “Andar per Cantine” ad iniziativa sull’isola della Proloco Panza, per assaporare ll profumo della vendemmia. La quale da secoli non ha perso per niente il suo naturale ed atavico fascino, nonostante la si pratichi oggi con attrezzature sofisticate e ultramoderne rispetto al passato, e per altro privata anche di quel calore ed allegria di gruppo che la rendeva particolarmente attesa da tutti i contadini dell’isola e dai curiosi appassionati. Ma nonostante tutto questo, rimane sempre la vendemmia che tutti attendono. Da venerdì scorso 20 settembre fino a dolmenica prossima 6 ottobre a giorni programmati,la Proloco di Panza sta chiamando a raccolta nella piìazza centrale di Panza gli appassionato della natura fra ischitani e turisti per dare vita alla edizione di quest’anno 2024 particolarlemte favorevole di “Andar per Cantine”.
In pratica da sedici anni la prima pare d’ autunno a Ischia è “Andar per Cantine”, l’evento che si concluderà il 6 ottobre prossimo, celebra l’anima contadina dell’isola, da ventinove secoli custode della cultura del vino coinvolvolgendo cantine affermate sul territorio isolano. A Ischia si coltivano qualità di uve uniche ed autoctone, che si trovano solo qui: tra i bianchi possiamo elencare : la biancolella, la forastera, l’arilla ed il S. Lunardo, mentre tra i rossi troviamo: il Per”è Palummo ( piede del colombo, in quanto l’uva assomiglia al piede a tre dita del colombo ), la guarnaccia ed il cannamelu. Tracce storiche hanno dimostrato che queste uve sono coltivate da almeno 300 anni, con una produzione annuale che ad oggi si è attestata sui 50.000 q.li di uva. Per la raccolta delle uve quando queste si trovano in vigneti lontano dal punto di lavorazione c’è chi come la D’Ambra Vini di Forio a Panza, ha dovuto dotarsi di una teleferica, altrimenti alcuni vigneti sarebbero stati quasi irraggiungibili, o meglio i costi per la raccolta ed il trasporto delle uve sarebbero stati proibitivi. Si pensi che nel 1960 la produzione di vino sull’isola era attestata sui 250.000 hl, poi con l’inizio del boom turistico, molti isolani hanno abbandonato l’agricoltura e viticoltura, per dedicarsi ad attività ben piu’ redditizie quali ristoranti, alberghi ecc. ed oggi si è attestata sui 35.000 hl, quindi circa il 15% del totale. Il prestigio del vino ischitano, frutto di una tradizione plurimillenaria, ha ricevuto il suo primo riconoscimento ufficiale nel 1966 quando all’Ischia Bianco e all’Ischia Rosso viene assegnata la prima DOC campana e la seconda nazionale. A quell’epoca la crescita turistica dell’isola d’Ischia era sì iniziata ma non aveva ancora raggiunto la sua massima espansione, erano messi a coltura con la vite almeno 2000 ettari di terreno e la produzione di vino era di circa 120mila ettolitri. Oggi la produzione è dimezzata, mentre i terrazzamenti su cui crescono i vigneti si estendono per soli 300 ettari. I vitigni che hanno fatto la fortuna del vino dell’isola d’Ischia sono il biancolella, che si coltiva praticamente nella sola isola d’Ischia, il vino forastera (chiamato così perché è un vitigno che fu introdotto tardi e perciò fu definito “forestiero”), il “per ‘e palummo“, unico vino rosso, chiamato così perché la forma e il colore del raspo ricordano la zampa dei colombi, e che in Campania è chiamato piedirosso.
Successivamente, quindi, si è deciso di introdurre una variazione al disciplinare della DOC, che adesso fa riferimento direttamente a questi tre vitigni, valorizzandone in tal modo le peculiarità. Ma nei secoli di attività enologica dell’isola d’Ischia ne sono stati coltivati in numero assai maggiore, dal nome spesso evocativo e che in parte erano esclusivi dell’isola stessa: per esempio ecco alcuni varietà dalle quali si ottiene un ottimo vino: uva rilla, coglionara, guarnaccia, san lunardo, levante, tintora, cacamosca… e ancora, zibibbo, lugliese, catalanesca, lentisco, pane, nocella, san filippo, sorbigno, coda cavallo, cornicella, ecc. Da un po’ di anni si sta assistendo – dopo un lungo periodo in cui gli abitanti dell’isola d’Ischia hanno preferito abbandonare la coltivazione della terra a favore del lavoro nell’attività alberghiera e turistica – a un progressivo e costante ritorno di interesse per l’agricoltura e, in particolare, per l’enologia e produzione di vino a Ischia. Quindi, i caratteristici terrazzamenti sostenuti da muri realizzati con pietra locale a secco, senza l’uso di malte (chiamati in dialetto ‘parracine’), sono tornati a ospitare file ordinate di viti lungo i fianchi delle colline in molte località dell’isola. A Forio hanno recuperato antichi vigneti le case vinicole Cantine Pietratorcia e Arcipelago Muratori senza dimenticare la tenuta Calitto di Villa Piromallo. Sempre a Forio, in località Panza, ha sede l’azienda vinicola più grande dell’isola: Casa D’Ambra, anch’essa impegnata costantemente nella attività di produzione e vendita di Vino di Ischia. A Campagnano, sulle colline del comune di Ischia, ma anche a Serrara Fontana, ci sono i vigneti di Antonio Mazzella & Figli sempre più in espansione. Altra località privilegiata per il tipo di esposizione e ventilazione che conferiscono al prodotto vinicolo – al vino – caratteristiche specifiche è il Fango, a Lacco Ameno, dove ha recuperato un vigneto abbandonato la casa vinicola Tommasone. Se la quantità di vino prodotta nell’isola d’Ischia rimane inferiore a quella che si ricavava dai vigneti isolani fino agli anni ’50, è pur vero che la qualità del vino prodotta è molto elevata. Alla fine del XIX sec. il vino ischitano era richiesto soprattutto per “tagliare” vini più forti come quello pugliese e si era diffuso come vino da bere, per lo più bianco, in tutti i centri del Tirreno e a nord fino alla Francia, dove veniva trasportato via mare con velieri, utilizzando contenitori in castagno da circa 700 litri ognuno che si chiamavano carrati
Fotoricerca di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter
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