CRONACAPRIMO PIANO

L’appello dell’ANCIM: «Sanità carente, vaccini per le isole minori»

La nota indirizzata dal presidente (e sindaco di Forio) Francesco Del Deo al premier Mario Draghi ed al commissario Paolo Figliuolo: evidenziata ancora una volta la necessità di evitare disparità di trattamento legate da una serie di criticità di cui soffrono le realtà insulari

Un braccio di ferro infinito. De Luca da una parte, Figliuolo dall’altra ed anche Draghi che inizia ad alzare la voce parandosi contro il governatore della Regione Campania. Un muro contro muro legato alla volontà del presidente della giunta regionale della Campania di partire con la vaccinazione delle cosiddette categorie economiche (una volta ultimata l’opera con ultraottantenni e categorie fragili), linea di indirizzo di fronte alla quale commissario e governo si parano di traverso. E adesso, anche per forzare la mano e cercare di arrivare in qualche modo ad una deroga, si muove anche l’ANCIM, l’associazione nazionale delle isole minori guidata dal primo cittadino di Forio Francesco Del Deo. I vertici dell’organismo negli ultimi giorni sono rimasti alla finestra anche perché volevano seguire l’evoluzione degli eventi che di fatto erano abbastanza complessi perché mutava continuamente (e verosimilmente non è ancora finita).

De Luca

In un documento l’Ancim, nella persona di Francesco Del Deo, scrive: “Dopo attenta valutazione della situazione vaccinale delle isole minori, le seguenti considerazioni rappresentano la richiesta dall’ANCIM al Generale Figliuolo e all’Ingegnere Curcio. Come noto, la realtà insulare è diversa da quella della terraferma e i dati elaborati dalla Struttura Commissariale confermano le citate diversità, influenzate dalle forti limitazioni, causate delle distanze, degli ostacoli naturali e delle limitatissime capacità di stoccaggio dei vari tipi di vaccini. Al fine di trovare delle soluzioni viabili, l’ANCIM e la Struttura Commissariale del Gen. Figliuolo hanno provveduto alla mappatura di ciascuna isola, tenendo conto: del numero di vaccini già somministrati per fascia d’età prioritaria; della capacità di stoccaggio (freeze e cold); della capacità di somministrazione dei vaccini”. Un passaggio numerico davvero utile a capire lo stato dell’arte in termini reali e concreti.

«Come noto, la realtà insulare è diversa da quella della terraferma e i dati elaborati dalla Struttura Commissariale confermano le citate diversità, influenzate dalle forti limitazioni, causate delle distanze, degli ostacoli naturali e delle limitatissime capacità di stoccaggio dei vari tipi di vaccini»

Ma con quali risultati? L’ANCIM lo spiega nel passaggio successivo della nota dove si legge: “Ciò ha evidenziato che, al fine di fornire agli abitanti insulari dei servizi uguali ai cittadini della terraferma, nelle isole minori sia necessario un intervento ad hoc, calibrato sulla base della situazione locale. Nel particolare, appare chiaro che per superare i gap di partenza del piano vaccinale e per recuperare i ritardi nel mettere in sicurezza anche i cittadini residenti nelle isole minori si debba fare ricorso a tutte le risorse disponibili, includendo il Governo, le Regioni, la Struttura Commissariale, la Protezione Civile, la Difesa, le risorse sanitarie, anche in persone in pensione che, con prestazioni volontarie, hanno dato la loro totale disponibilità.

«La citata concentrazione della tempistica vaccinale per le isole minori non influirebbe su quella della terraferma in quanto le dosi destinate alle piccole isole minori sono già stabilite e non andrebbe a detrimento dei quantitativi dovuti alle Regioni, che possono contare su strutture più capillari e diffuse, quali medici di base, farmacie»

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Stante lo status geografico, risulta quindi di maggior efficacia, oltre che di buon senso, concentrare la campagna vaccinale delle isole in periodi brevi, per evitare il perpetuarsi di differenziamenti diseguaglianze nelle prestazioni sanitarie a favore dei corregionali della terraferma. Tale concentrazione avrebbe l’innegabile positivo effetto di rendere le isole minori COVID-free in tempi celeri e permetterebbe di massimizzare le risorse disponibili, poiché limiterebbe gli spostamenti delle persone e la movimentazione dei vaccini”. Insomma, la strategia di chi rappresenta le isole minori è abbastanza chiara e vuole puntare sul fatto che muoversi in tempi ragionevole ha la sua valenza anche dal punto di vista logistico considerata la distanza con la terraferma dettata dalla presenza del mare.

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Il presidente Francesco Del Deo rincara poi la dose: “L’effetto virtuoso così generato avrebbe anche dei ritorni che permetterebbero di evitare, per il secondo anno consecutivo, la mancata apertura delle strutture turistiche e la mortificazione delle attività economiche più generali. Giova ricordare, infatti, che l’intera economia insulare è concentrata su 3/4 mesi l’anno e che, passato quel periodo, non c’è possibilità di recupero. A titolo d’esempio, il Governo greco ha intrapreso la strada della vaccinazione globale, ponendo la propria popolazione insulare in sicurezza sanitaria e generando positivi effetti sull’economia. Le isole minori italiane, purtroppo, non possono dire altrettanto. In ultima analisi, la citata concentrazione della tempistica vaccinale per le isole minori non influirebbe minimamente sulla quella della terraferma in quanto le dosi destinate alle piccole isole minori sono già stabilite (popolazione residente) e non andrebbe a detrimento dei quantitativi dovuti alle rispettive Regioni di appartenenza, che possono contare su ben altre strutture territoriali più capillari e diffuse, quali medici di base, farmacie, ecc… Le isole minori, necessitano di interventi mirati come afferma la stessa UE che le definisce come aree di fragilità non temporanee ma strutturali”. Basterà questo accorato – e anche ben articolato – intervento a far cambiare idea al premier ed al commissario Figliuolo? Noi non siamo onestamente così ottimisti ma la speranza è sempre l’ultima a morire. Staremo a vedere.

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