L’appello di Cardamuro: «Stop alle ruspe, Giorgia pensaci tu»
Il presidente dell’associazione “Io abito” confida nel nuovo governo Meloni per sospendere gli abbattimenti e affrontare la problematica tramite un organico intervento legislativo
Sono ricominciate le demolizioni, e prevedibilmente anche sull’isola sale nuovamente la preoccupazione.
«Io penso che il fenomeno stia conoscendo un’accelerazione un po’ ovunque, non solo a Ischia. Il caso più eclatante è stato quello di Pianura dove una 90enne in fin di vita la cui villetta è stata letteralmente piantonata dallo Statofino alla morte, che ha atteso la sua dipartita per poi abbatterne l’abitazione. Un episodio che è impossibile far rientrare nella definizione di legittima azione dello Stato. Ormai è un copione consolidato, sono anni che studiamo l’azione giustizialista delle istituzioni: negli ultimi mesi dell’anno c’è sempre un’intensificazione delle demolizioni selvagge per presentare un numero più alto possibile di esecuzioni alla presentazione del nuovo anno giudiziario».
«L’esecuzione degli abbattimenti sta conoscendo un’accelerazione non solo a Ischia, ma un po’ dappertutto. È un copione consueto: a fine anno si cerca di aumentare il totale delle demolizioni in vista dell’apertura dell’anno giudiziario»
Dal nuovo governo di centrodestra in molti si attendono una legge in grado di sospendere le demolizioni, soprattutto sulla scorta del fatto che in passato le forze di quell’area politica erano sempre state favorevoli a un provvedimento bloccaruspe. E stavolta il governo potrebbe non avere alibi vista l’ampia maggioranza.
«Io credo che tale provvedimento sia un atto dovuto da parte del governo, lo dico chiaramente, in maniera diretta e senza ipocrisie. Sarebbe sicuramente più grave se il governo si mantenesse nel limbo della non-azione perché a differenza di altri le attuali forze di maggioranza si sono sempre spinte ad attaccare l’ambientalismo ideologico da salotto. Penso che, dopo il completamento delle nomine dei vari sottosegretari, tra i quali auspico anche figure della nostra regione, la moratoria sia doverosa: uno stop alle ruspe di dodici o ventiquattro mesi, per poi affrontare finalmente la problematica in maniera organica mettendo un punto alla questione. Dopo tanti anni, è ora di trovare una soluzione e anche di mettere un freno alle eventuali prossime azioni di abusivismo. È necessario un recupero del patrimonio edilizio esistente nella quasi totalità: dove non sarà possibile si abbatterà. Ma affrontare la questione con senso della realtà e senza demagogia penso sia il minimo da aspettarsi da questo governo. Penso che Berlusconi potrà e dovrà mantenere le promesse di una dozzina di anni fa, quando la mancata compattezza del centrodestra gli impedì di riaprire i termini del condono 2003».
«Serve subito una moratoria che fermi gli abbattimenti per dodici o ventiquattro mesi, e dia modo a governo e parlamento di elaborare una legge che affronti con senso di realtà e senza demagogia il problema che lo Stato ha contribuito a creare con cinquant’anni di assenza di regole»
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Lei quindi non si aspetta una nuova legge condonistica?
«Io non voglio e non penso che sia giusto oggi parlare di un condono fino al 2020. Penso che esso debba arrivare fino al periodo in cui iniziarono le demolizioni, quando la popolazione constatò che le cose stavano cambiando e che le ruspe erano una realtà anche verso immobili esistenti da decenni: credo che chi abbia costruito dopo tale momento sia stato più arrogante e menefreghista di chi invece è stato costretto dallo stesso Stato a costruirsi quello che è un diritto, perpetrando un’illegalità, perché chi doveva spianare la strada a una via legale per arrivare al bene primario della casa non lo ha mai fatto. Quindi i condoni dovrebbero fermarsi al 2010 circa, con una norma molto simile a quella per il sisma di Ischia, cioè l’articolo 25 che equipara i vari condoni alla legge dell’85».
«Assurdo che lo Stato prenda in locazione immobili abusivi insanabili versando soldi pubblici al titolare, e poi si presenti con le ruspe dinanzi alla casa di tanti poveri malcapitati»
Ischia è davvero l’isola dell’abusivismo edilizio come si dice da più parti, o è un luogo comune?
«Sono venuto a Ischia per trascorrervi qualche giorno di vacanza, e vedo che essa è ancora l’ “isola verde”, perché non si può dire che sia un’isola cementificata. È comunque un’isola che deve accogliere degnamente i tanti turisti, offrendo strutture all’avanguardia. Se una struttura deve adeguarsi alle recenti norme igienico-sanitarie, deve poterlo fare senza incorrere nel “no” delle autorità. È proprio il “no” incondizionato che ha creato il cortocircuito del far da sé. È necessario puntare a una sburocratizzazione e semplificazione delle autorizzazioni».
L’attuale normativa rischia di frenare anche il processo di ricostruzione post sisma, perché nonostante siano state date disposizioni chiare in maniera tale da consentire la legittimazione dei beni ammalorati dal sisma, c’è ancora adesso la Soprintendenza che continua a mettersi di traverso.
«Penso che il governo debba dare alla Soprintendenzaindirizzi un po’ diversi da quelli degli anni scorsi. Bisogna affrontare la questione non in modo ideologico. Non sono d’accordo con le mezze misure: spesso manca il coraggio, e si cerca di trovare delle mezze misure per farle accogliere dagli oppositori o dagli ambientalisti da salotto».
«Ischia è ancora l’isola verde, tuttavia le strutture ricettive devono poter eseguire interventi per adeguarsi alle norme igienico-sanitarie senza dover ogni volta imbattersi nella deleteria cultura del “no” che ha poi creato il cortocircuito del far da sé»
Dunque Lei non sarebbe soddisfatto anche solo dal veder riconosciuta una gradualità delle demolizioni?
«No, no: si tratta di misure ormai sorpassate. E le dico di più: la gradualità porta maggiori argomenti a chi si oppone, vista l’alta opinabilità delle definizioni dei vari criteri, che porterebbe a miriadi di ricorsi ingessando tutto. Io credo che chi vuole bene alle famiglie alle prese col dramma delle demolizioni deve essere chiaro: noi vogliamo una sanatoria che stabilisca dei parametri. Dopo il bloccaruspe temporaneo, occorre partorire una legge chiara che metta davvero fine all’abusivismo, bloccando ogni abuso alla posa della prima pietra, senza danneggiare nessuno. Dunque, occorre una presa di coscienza di ciò che si è fatto in passato e curarlo. Allo stesso modo, bisogna essere clementi verso chi è stato, direttamente o indirettamente, indirizzato dallo Stato a costruire in assenza dello stesso Stato per oltre cinquant’anni. Stiamo ancora a parlare di demolizioni quando invece l’Asl Napoli 2 di Monte di Procida è stata ubicata in una struttura sorta senza titolo e che prima ancora aveva ospitato la scuola media che io stesso frequentai. Dunque lo Stato ci mandò in una scuola abusiva, senza nemmeno istanza di condono – erano i primissimi anni ’80 – e solo negli anni 2000 fu esaminata tale istanza per consentire all’Asl di occupare uno spazio legittimato. Esempi del genere si sprecano, con lo Stato che addirittura paga la locazione ai proprietari di strutture abusive, dunque versando soldi dei cittadini nelle tasche dell’abusivo (vedi la regione che ha ubicato il deposito Eav in un capannone abusivo col condono 2003, praticamente insanabile), mentre contemporaneamente si presenta con le ruspe per demolire la casa del povero malcapitato di turno, che ha commesso lo stesso reato, e gli chiede pure il conto. Lo Stato addirittura alle aste giudiziarie arriva a vendere immobili abusivi ed insanabili. È una vergogna paradossale. Dunque, urge una soluzione totale, senza mezze misure, che permetta alle famiglie di mettere a reddito la propria abitazione senza dover tramandare ai propri figli il dramma delle ruspe. Confido nei parlamentari di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega: sono convinto che sapranno battagliare per far sì che questo tema arrivi al tavolo del governo, parlo degli onorevoli Cantalamessa, Annarita Patriarca, Michele Schiano Di Visconti e vari altri».