L’appello di Federterme alla Regione: «Aiutare le imprese con i fondi residui»
Su circa 80 terme presenti in Campania solo una cinquantina solo quelle ischitane. Carriero: «Bisogna aiutare concretamente il mondo termale»
Un appello al presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca affinchè i fondi residui non utilizzati nel 2020 sulla base della convenzione col Sistema sanitario nazionale vengano impiegati per finanziare la riapertura delle aziende termali duramente provate dalla pandemia. Questo l’appello di Federterme, la Federazione delle industrie delle acque minerali e del benessere aderente a Confindustria.
A scrivere la nota è stato il presidente nazionale di Federterme, Massimo Caputi che ha sottolineato come il termalismo campano sia «tra i primi del nostro Paese» e che «le aziende termali accreditate, insieme a quelle alberghiere sono tra le più colpite dalla pandemia». Viene altresì rappresentato che «ad oggi nè dal Governo ne dalla Regione è arrivato alcun sostegno nonostante si siano registrati, nel 2020, cali di fatturato non inferiori al 75 per cento». Di qui la reiterazione «di una proposta a sostanziale costo zero che consentirebbe alle aziende di avviare le attività per la prossima stagione». Ma in cosa consiste in dettaglio la proposta? Lo spiega Giancarlo Camero, patron dell’«Albergo della Regina Isabella» di Lacco Ameno e vicepresidente nazionale di Federterme. «Quasi tutte le aziende termali sono convenzionate col Sistema sanitario regionale. Ogni anno viene stabilito un certo budget, come avviene per le altre convenzioni sanitarie, che non può essere superato, ma nemmeno distratto verso altre destinazioni. Ebbene nel corso del 2020, in conseguenza della pandemia, il plafond fissato non è stato raggiunto. Sono rimaste disponibili somme, magari non ingentissime, ma in ogni caso significative, che potrebbero essere utilizzate per finanziare la ripartenza. Successivamente potrebbero essere restituite scalandole dal budget degli anni seguenti».
La proposta non rappresenterebbe una novità. «È stata – conferma Carnero – già efficacemente sperimentata in altre regioni italiane, se non erro in Emilia Romagna, un altro importante distretto termale del nostro Paese». Se venisse accettata, la richiesta avrebbe in Campania, ricadute importanti sul settore. Riguarderebbe infatti un’ottantina di aziende, delle quali circa 50 presenti sull’isola d’Ischia, una ventina circa nell’area di Contursi e le altre sparse sul territorio regionale. Sempre nella lettera inviata a De Luca, riprende il presidente Caputi: «La proposta al momento non sembra essere stata presa in considerazione ovvero, secondo i suoi uffici, non sarebbe attuabile, nonostante, come detto, in altre Regioni sia stata con dei semplici provvedimenti amministrativi, resa agevolmente operativa». Amara la chiusa: «Signor presidente, la situazione è vicina al punto di non ritorno e questo anche in considerazione delle difficoltà, a lei ben note, di accedere ai finanziamenti statali».