CRONACA

Contagio e psicosi, la paura corre nei Tribunali

A Napoli contagiati alcuni professionisti del Foro: il Palazzo di giustizia è frequentato da molti avvocati isolani, che però non sembrano preoccupati più di tanto. Ma nel frattempo si è innescato il braccio di ferro tra Consiglio dell’ordine e i vertici giudiziari sull’opportunità di sanificare i locali e di sospendere le attività d’udienza

Inutile negarlo: anche tra gli avvocati si diffonde un certo timore per l’estensione del contagio da Coronavirus. Ieri in tutta la Campania si contavano tredici persone positive al virus, otto dei quali a Napoli. Di questi, sei erano colleghi o comunque persone vicine all’avvocato originario del quartiere di San Carlo all’Arena, risultato positivo al tampone. La notizia si è rapidamente sparsa negli ambienti forensi isolani, visto che quotidianamente molti professionisti da Ischia si recano al Tribunale situato al Centro Direzionale di Napoli.

Durante la settimana appena terminata, tuttavia, l’attività nella sede ischitana del Tribunale si è svolta pressoché normalmente: sono state adottate alcune precauzioni igieniche, ma la gran parte dei professionisti ha continuato a prestare la propria opera, tra Ischia e Napoli, apparentemente senza particolari paturnie. L’avvocato Molinaro, ad esempio, ha spiegato di non essere particolarmente allarmato dal timore del contagio: «Sono fatalista, ma non irresponsabile», ci ha dichiarato, continuando a frequentare anche le aule partenopee del Tribunale. Anche l’avvocato Gianluca Maria Migliaccio si è recato a Napoli per partecipare ad alcune udienze, notando al più un minore affollamento negli ambienti del Centro Direzionale, ma di fatto senza avvertire segni della psicosi. Intanto, l’Assoforense isolana ha mantenuto alta l’attenzione sul tema, valutando la possibilità di ribadire le richieste già inoltrate ai vertici giudiziari per un’operazione di disinfezione a largo raggio della sezione di via Michele Mazzella, ma senza poi giungere a iniziative ufficiali, per il momento.

Tuttavia, anche se non avvertibile nell’attività d’udienza, l’avvocatura partenopea ha cercato di prendere contromisure alla notizia del contagio del professionista risultato positivo, e della possibile estensione ad altri sei avvocati: nel pomeriggio di venerdì si è svolta una lunghissima riunione in cui il presidente dell’ordine degli Avvocati Antonio Tafuri ha incontrato i vertici giudiziari. Gli avvocati hanno spiegato che “le misure adottate all’interno degli uffici giudiziari sono inadeguate per la tutela della salute di tutti coloro che accedono agli uffici”. L’avvocato Tafuri ha quindi chiesto al presidente della Corte di Appello la sospensione delle attività in tribunale per procedere a una sanificazione di uffici, aule e corridoi. La richiesta in realtà è arrivata tramite un vero e proprio atto di diffida: «Sanificazione del tribunale oppure astensione», questo in sostanza il diktat degli avvocati. Ieri mattina lo stesso consiglio dell’Ordine ha fatto eseguire un servizio di pulizia straordinaria negli spazi di competenza dell’Ordine, mentre i vertici giudiziari annunciavano per il pomeriggio analoghe operazioni di pulizia. Operazioni ritenute del tutto insufficienti dal presidente del Coa Tafuri, col Consiglio ormai in seduta permanente.

Tuttavia il lungo braccio di ferro è continuato per l’intera giornata. In un comunicato, gli avvocati hanno illustrato le proprie intenzioni: «A seguito della positività accertata di un avvocato di Napoli e della probabile positività di almeno altri sei avvocati napoletani, il Consiglio dell’Ordine degli avvocati ritiene indifferibile l’adozione della misura drastica della sospensione precauzionale dell’attività giudiziaria negli uffici di Napoli, in quanto è altissimo il rischio di una diffusione del virus a centinaia di frequentatori del palazzo di Giustizia, ossia di un ambiente totalmente chiuso, areato unicamente con l’aria condizionata e accessibile solo mediante l’uso di ascensori quasi costantemente affollati fino al limite della portata massima. La mancata adozione di reali e concrete misure di cautela rappresenta un vero attentato alla salute pubblica cui il Consiglio dell’Ordine reagirà adeguatamente qualora le Autorità competenti, anche di fronte all’evidenza della crisi, dovessero perseguire nella inattività. Il Consiglio, riunito da ieri (venerdì, ndr) in seduta permanente, adotterà già oggi (ieri, ndr) le decisioni necessarie».

Nel tardo pomeriggio, è poi arrivata una nota firmata dal presidente della Corte di Appello di Napoli,Giuseppe de Carolis di Prossedi, ed il procuratore generale di Napoli Luigi Riello: ​«Le direttive emanante dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri della Salute e della Pubblica amministrazione, tutte recepite in circolari del ministero della Giustizia, confermano che le attività degli uffici pubblici e quindi dei Palazzi di Giustizia, nonostante il verificarsi di casi di positività del coronavirus anche al di fuori delle zone cd. focolaio, devono continuare regolarmente previa l’adozione di misure di disinfezione e radicale pulizia, sia l’assunzione di regole funzionali a limitare l’afflusso nei Palazzi di Giustizia ed a scaglionare, in particolare l’accesso alle aule di udienza (oltre che a sospendere tutte le attività convegnistiche e di formazione all’interno dei Palazzi di Giustizia), sia il posizionamento di presidi igienizzanti in tutti i luoghi a tanto utili». I due inoltre ricordavano che «già sono state disposte già da ieri e che sono tuttora in corso opere di radicale pulizia e di disinfezione degli interi Palazzi di Giustizia di Napoli e Napoli Nord», e di aver «dettato linee guida a tutti i presidenti dei Tribunali ed ai Procuratori della Repubblica del distretto al fine dell’applicazione delle direttive ministeriali sopra citate». E confermavano inoltre di «aver autorizzato i suddetti Presidenti e Procuratori all’acquisto dei suddetti presidi da allocare in tutti i Palazzi di Giustizia del distretto».  In chiusura il presidente della Corte di Appello ed il procuratore generale «pregano vivamente il presidente dell’Ordine degli avvocati affinché sensibilizzi gli iscritti all’Ordine, come già si è provveduto per i magistrati e il personale amministrativo, al fine del rispetto delle direttive ministeriali in tema di quarantena per chi abbia avuto contatti con soggetti conclamati positivi al coronavirus provenienti da territori extraregionali, laddove il ministero segnala la riconducibilità delle violazioni alla regola sulla quarantena alla fattispecie dell’articolo 650 del codice penale».

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Il quadro si è complicato in serata, quando il Sindacato Forense di Napoli ha a sua volta diffidato il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli a «proclamare l’immediata astensione dalle udienze, senza preavviso, ai sensi dell’art. 2, comma 3 del codice di autoregolamentazione degli avvocati, nonché dell’art. 2, comma 7 della legge n. 146/1990, come modificata dalla legge n. 83/2000, per tutto il tempo necessario a garantire la sicurezza e l’incolumità dei colleghi e di ogni cittadino che frequenti i palazzi di giustizia di Napoli e del Circondario». La situazione è comunque in costante evoluzione.

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