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Lavoratori in catene, mattinata ad alta tensione a Villa Mercede

Sul posto sono intervenuti i sindaci. Dopo una serie di colloqui il possibile compromesso: evitare i licenziamenti applicando una sorta di part time e affidare provvisoriamente il servizio a un’altra azienda in attesa del nuovo appalto, sul quale tuttavia gravano molte perplessità in prospettiva futura…

La ferale notizia, temuta quanto in larga parte attesa, della conferma di licenziamento per dieci dipendenti della residenza sanitaria assistenziale “Villa Mercede”, ha nuovamente rinvigorito la protesta dei lavoratori. Protesta che ieri si è concretizzata con diversi dipendenti letteralmente incatenatisi ai cancelli della struttura sita a Serrara Fontana.

Come annunciato dai rappresentanti sindacali, la situazione è ormai quasi ingestibile: la disperazione degli operatori della residenza alle prese con la perdita del posto di lavoro, e dunque del sostentamento per le loro famiglie, si staglia nella calura di un sabato ormai estivo. Una operatrice ha anche avvertito un malore, forse dovuto alla comprensibile alterazione emotiva provocata da una vicenda che da troppo tempo sta mettendo a repentaglio anche la salute psicofisica dei lavoratori, dopo averne calpestato la dignità e la professionalità quotidianamente prestate all’assistenza degli ospiti della residenza. In quest’ultima tra l’altro al momento si registrano ben 29 degenti, con soltanto un operatore socio-sanitario. Si profila dunque anche un’emergenza di tipo sanitario. Alcuni operatori in preda allo scoramento, se non alla disperazione, parlavano di voler evitare di affrontare i prossimi turni, visto il contesto di totale chiusura da parte della cooperativa.

Sul posto sono giunti i Carabinieri e la Polizia, il sindacalista della Uiltucs Giuseppe Silvestro e vari esponenti delle amministrazioni isolane, tra cui i sindaci Francesco Del Deo con la consigliera Gianna Galasso, Rosario Caruso, Giacomo Pascale e Giovan Battista Castagna.

La priorità resta quella di bloccare la partenza delle lettere di licenziamento. Sono stati proprio i sindaci a cercare di trovare un compromesso in grado di salvare i lavoratori dal licenziamento e traghettare tutti fino all’assegnazione del nuovo appalto di gestione della struttura. In sostanza, una concreta opzione è quella consistente in un contratto in grado di mantenere in servizio tutti i dipendenti seppur a orario ridotto, assegnando la gestione provvisoria a un’altra cooperativa con annesso “passaggio di cantiere”,  fino a quando sarà assegnato il nuovo appalto.

Sarà un passaggio temporaneo, perché è noto che si sta procedendo con un nuovo bando per l’assegnazione del servizio di gestione. Tale bando è tuttavia oggetto di fortissime perplessità. Il sindaco Caruso ha spiegato ai lavoratori che dal punto di vista formale è un bando piuttosto dettagliato, e se la procedura arriverà alla conclusione, per lo meno i lavoratori avranno un unico chiaro interlocutore per i prossimi tre anni sui servizi e sull’assetto organizzativo.  I sindacati, da parte loro, sono determinati a far arrivare anche  al Consorzio il messaggio secondo cui anche la sola minaccia di licenziamento deve portare al completo stop all’erogazione dei fondi.

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In particolare, Giuseppe Silvestro della Uiltucs ha comunque ribadito i gravi dubbi sul bando in questione e i suoi effetti futuri. Per quanto scritto bene dal punto di vista tecnico, quel bando da qui a pochi hanno metterà Villa Mercede in condizione di dover chiudere completamente la struttura. Il motivo è chiaro: rimodulando i servizi della residenza, rendendola una struttura classificata come “R3”, Villa Mercede non potrà più erogare servizi di cosiddetta “alta assistenza”, quella per patologie gravi quali la demenza senile, l’Alzheimer, e in quel caso i pazienti dovranno riaffidarsi ai familiari o in strutture sulla terraferma, ma potrà garantire solo bassa e media assistenza. Con i costi previsti nel bando, nessun paziente si rivolgerà più alla struttura, “confezionando” così la motivazione per chiudere completamente Villa Mercede. Dunque, secondo Silvestro bisogna attivarsi anche sul fronte delle prescrizioni del bando, se si vuole evitare il futuro collasso.

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I sindaci hanno assicurato di voler approfondire la questione, e contestualmente hanno ricordato la loro proposta avanzata il 26 aprile scorso in Regione: utilizzare gli spazi liberati con la dismissione del Centro diurno per attivare altri servizi su Villa Mercede, dando quindi la possibilità agli operatori di essere reinseriti. L’Asl sul punto non ha chiuso la porta, ma è intenzionata a valutare la fattibilità tecnica di tale proposta: una risposta è attesa entro 30 giorni. I sindaci hanno anche illustrato ai dipendenti l’esito dell’incontro avuto ieri col direttore generale dell’Asl Antonio D’Amore. L’Asl è disposta a pagare i circa 200mila euro necessari per gli stipendi arretrati dei lavoratori dietro deposito di una polizza fideiussoria da parte del Consorzio, pagando così anche i mensili di aprile e maggio.

Subito dopo l’incontro con D’Amore è partita la richiesta al Prefetto per una nuova convocazione al tavolo tecnico per sancire nero su bianco tale accordo.  Tornando alla questione più impellente, da lunedì i sindaci dovranno attivarsi per dare concretezza al mantenimento dei posti di lavoro e alla continuità del servizio, scongiurando la partenza delle lettere di licenziamento.

Foto Franco Trani

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