ARCHIVIO 3ARCHIVIO 5

Furti in chiesa e a scuola, conclusa la deposizione del teste chiave dell’accusa

Si è concluso il controesame di uno dei testimoni chiave dell’accusa nel processo relativo al traffico di droga sulla triangolazione Ischia-Napoli-Spagna. Dinanzi la prima sezione penale del Tribunale di Napoli, collegio c, presieduto dalla dottoressa Corleto, il maresciallo Ilaria Argentieri, è stata interrogata dalla difesa dei due imputati del ramo ischitano dell’inchiesto, Pasqualina Siconolfi e Pietro Pesce, rappresentati dagli avvocati Michele Calise  e Pietro Conte. L’Argentieri fu esaminata dalla pubblica accusa nella scorsa udienza del 22 novembre: la militare coordinò le attività d’indagine e d’intercettazione dell’inchiesta, e attraverso le domande del pm illustrò i rapporti ad ampio raggio tra gli imputati che facevano capo a gruppi associativi, vere e proprie holding della droga, in cui si dividono tutti gli altri soggetti coinvolti nel processo.  Per alcuni di essi, tramite la scelta del rito abbreviato dinanzi al Gip Alfano, la vicenda giudiziaria si è già conclusa nei mesi scorsi con condanne anche molto pesanti. L’accusa ipotizza che gli imputati avessero organizzato alcuni furti, per inciso presso la  parrocchia di Sant’Antonio da Padova e nell’istituto scolastico Ibsen di Casamicciola, per ricavare denaro da destinare all’associazione che gestiva il traffico di droga ad Ischia, a seguito della perdita di un’ingente partita di stupefacente in viaggio da Napoli per l’isola curata da Ruben Barbato con il concorso della Siconolfi. A quest’ultima, infatti, vengono contestati anche due episodi di trasporto di hashish da Napoli, di cui uno, appunto, non andato a buon fine per la presenza degli agenti di polizia giudiziaria sul porto di Pozzuoli. Il traffico di stupefacenti, come appurato dalle indagini, si estendeva fino alla penisola iberica, tramite le illecite attività di due distinte associazioni a delinquere dedite appunto al traffico di tali sostanze.

CONTROESAME. La difesa ha cercato di evidenziare le eventuali contraddizioni nel pur solido quadro accusatorio. In particolare, il controesame ha cercato di appurare se i militari, coordinati dall’Argentieri, avessero avuto riscontri di carattere materiale, attraverso pedinamenti, appostamenti, controlli, perquisizioni oppure tramite l’acquisizione delle riprese dei sistemi di videosorveglianza presso le biglietterie portuali. L’accusa ipotizza che la Siconolfi avesse appunto curato due trasporti di stupefacenti verso l’isola, mentre in precedenza è stato dimostrato che nella metodologia del trasporto da parte dell’organizzazione era costante la presenza di Ruben Barbato, il quale accompagnava i corrieri al porto, curando personalmente l’acquisto dei biglietti e viaggiando in loro compagnia, per poi recuperare il carico di sostanza stupefacente una volta a destinazione. Ma questa serie di verifiche da parte dei Carabinieri, effettuata nei confronti del Barbato, non era stata invece specificamente condotta nei confronti di Pasqualina Siconolfi. Questa è stata l’architrave del controesame condotto dall’avvocato Calise, il quale ha cercato di mettere in luce le debolezze dell’impianto accusatorio, sottolineando le mancanze in fase di indagine in relazione ai due episodi contestati. Più impegnativa la seconda parte del controesame, laddove esso verteva sugli episodi di furto commessi nella chiesa e nell’edificio scolastico casamicciolesi. In questo caso, l’accusa può vantare le evidenze provenienti dalle numerose intercettazioni telefoniche, ma anche il rinvenimento della refurtiva: nell’udienza dello scorso giugno il  Maresciallo Capo Arturo Battello, della Stazione dei Carabinieri di Casamicciola aveva già illustrato l’attività di perquisizione effettuata in casa della Siconolfi che portò al sequestro della refurtiva, frutto dei colpi messi a segno tra il 19 e il 22 settembre 2014. Soltanto per un caso fortuito i militari si erano portati presso l’abitazione dell’imputata. L’intenzione originaria dei militari era infatti quella di riuscire a sequestrare sostanze stupefacenti a carico di Salvatore Barbieri (che, imputato per ricettazione e assistito proprio dall’avvocato Michele Calise, è stato intanto assolto dinanzi la sezione ischitana del Tribunale): invece le forze dell’ordine si imbatterono nella refurtiva trafugata dalla chiesa e dalla scuola. Un bottino non trascurabile, consistente in stampanti, attrezzature per personal computer, un pc di marca Hp, alcune tastiere elettroniche, un televisore di 32 pollici, alcune attrezzature scolastiche e materiale di cancelleria.  Conclusa la deposizione della testimone, il collegio giudicante d’accordo con le parti ha fissato a fine gennaio la prossima udienza.

TRAFFICO DI DROGA. A parte gli episodi che riguardano persone e luoghi dell’isola, la complessa attività d’indagine, realizzatasi per mezzo di numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, e sostenuta da osservazioni e pedinamenti culminati nel sequestro di ingenti quantità di sostanze stupefacenti, ha portato gli inquirenti a ricostruire uno scenario che, secondo la pubblica accusa, proverebbe l’esistenza e le illecite attività di due distinte associazioni a delinquere dedite appunto al traffico di tali sostanze: la prima riconducibile alla famiglia Nettuno di Marano,  già oggetto di indagini poi confluite in vari procedimenti penali, alcuni dei quali conclusisi con pesanti sentenze di condanna. La seconda associazione era composta dai vari Ruben Barbato, Giuseppe Formigli, Vincenzo Raiano, Valeria Molea e Pietro Pesce: gruppo attivo soprattutto sull’isola d’Ischia e con base operativa al quartiere del Vomero a Napoli.

Francesco Ferrandino

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex