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Ischia, l’isola dove si mangia, si beve e… si scassano le banchine

 

di Gaetano Ferrandino

ISCHIA – E’ successo un’altra volta, un clichè ormai consolidato che si ripropone in maniera spaventosa. E nemmeno, come succede spesso, quando transita la cometa di Halley: queste “iacuvelle”, infatti, dalle nostre parti ormai non si verificano ogni 75 anni ma probabilmente ogni 75 minuti. Anche il caso degli aliscafi Alilauro e del Pontile 1 (esempio illuminante del surrealismo isolano, dove la tragedia ed il ritorno alla normalità si consumano nello spazio di poco più di dodici ore, una sorta di remake della quiete dopo la tempesta) ha riproposto il solito copione di sempre. Un politico che canta vittoria sparandosi la posa perchè il problema si è risolto ma che pare addirittura nemmeno fosse presente in Regione quando lor signori si sono seduti attorno a un tavolo per dipanare l’intricata matassa. Un altro, invece, che accusa qualcuno di fare dietrologia, quasi a volersi arrogare i meriti della “missione compiuta” dimenticando che su questi pontili si è consumata un’altra farse in pieno stile isclano.

Chi non ricorda quando, ad esempio, ci fu l’assalto in pompa magna del sindaco Giosi Ferrandino, che con tanto di fascia tricolore e soprattutto accompagnato da vigili urbani, giornalisti e fotografi, con tanto di cesoie tagliò il lucchetto che delimitava l’ingresso a quel pontile cadente e fatiscente, entrò all’interno dello stesso, osservò il vergognoso stato di degrado e promise all’intera comunità isolana che se il problema non fosse stato risolto entro pochi mesi ci avrebbe pensato lui, fosse stato necessario anche demolendolo in danno sostituendosi alla Regione. Il senso del pudore che ancora ci caratterizza, per fortuna, ci impedisce di mettere il dito nella piaga e di sottolineare che non sono passati certamente mesi ma addirittura anni, quel cesso di pontile è rimasto là dov’era e la situazione è degenerata fino ad arrivare al clamoroso e davvero assurdo episodio di mercoledì. Certo, assurdo, perchè altrimenti – con tutto il rispetto – la fumata bianca non sarebbe mai potuta arrivare nel tempo di un caffè.

Ma quella struttura, costruita coi soldi di Italia ’90, che tra l’altro contribuì a sfregiare irreversibilmente un porto borbonico, è il simbolo del lassismo che ormai caratterizza la classe politica ischitana ed isolana in genere. Ormai si pensa a fare proclami quando si mettono due metri di asfalto, oppure c’è chi accusa l’avversario quando piove e la strada si allaga. La propaganda e la polemica diventano virtuali, l’unica differenza rispetto al passato è che non c’è più un Vetrella da colpire e che nel Comune capofila un pò tutti se ne guardano bene dallo sparare su Vincenzo De Luca, Luca Cascone e codazzo annesso e connesso. Benvenuti ad Ischia, dove non si piange perchè rischiamo di fare una figura da quattro soldi con residenti e turisti ma dove ci si commuove perchè vengono riparate delle panchine all’interno di un parco pubblico. Appunto, benvenuti sull’isola dove tutto è possibile, quella in cui si aggiustano le panchine ma si sfasciano le banchine.

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