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Morte di Renata, eseguita l’autopsia

ISCHIA. Si è svolta ieri pomeriggio l’autopsia sulla salma di Renata Czesniak, la 43enne di origine polacca che sabato sera ha perso la vita in un’abitazione di Serrara Fontana. L’unico indagato, Raffaele Napolitano, compagno della vittima, è accusato di omicidio preterintenzionale aggravato, oltre che di maltrattamenti in famiglia. Alle 12.30 il giudice ha conferito l’incarico ai consulenti tecnici, i professori Claudio Buccelli (medico legale), e Luciano Guarnieri (neurochirurgo) che hanno poi proceduto all’esame autoptico nel pomeriggio a partire dalle 16.00. Intanto l’indagato, come anticipato ieri su queste colonne, è stato posto agli arresti domiciliari, grazie alla strategia posta in essere dai due difensori di fiducia di Raffaele Napolitano. Gli avvocati Francesco Pero e Daniele Trofa erano riusciti a ottenere la non convalida dell’arresto in quanto davanti al Gip non erano stati ritenuti sussistenti i gravi indizi di colpevolezza in relazione all’ipotesi di omicidio, circostanza unitasi alla mancanza di flagranza per entrambi i reati, mentre la misura cautelare dei domiciliari è stata emessa soltanto relativamente all’ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia. Proprio su quest’ultimo punto i legali di fiducia di Napolitano sono intenzionati a presentare istanza al Tribunale del Riesame per alleggerire ulteriormente la misura applicata al proprio assistito, vista l’impossibilità da parte di quest’ultimo di porre in essere eventuali maltrattamenti, reato per il quale il trentanovenne  serrarese  è già sottoposto a giudizio e che alcune settimane fa aveva ottenuto la revoca dei domiciliari. La difesa punta ovviamente innanzitutto sulla mancanza di pericolo di reiterazione: col venir meno dell’esigenza cautelare per la quale è stata emessa la misura, di conseguenza  quest’ultima non ha più ragione di continuare a essere applicata. Le decisioni del Gip saranno quindi un’ottima base su cui fondare questo il ricorso al tribunale “della libertà”. Nelle pagine del Gip si fa riferimento anche alle indagini difensive svolte dai legali dell’indagato, che hanno contribuito a far sì che il magistrato non ravvisasse gli indizi di colpevolezza in ordine all’ipotesi di omicidio, in quanto l’unico testimone oculare ha reso dichiarazioni profondamente discordanti sulla dinamica dei fatti.  Intanto, l’autopsia  resta lo snodo fondamentale per fare luce sulla maggior parte dei dubbi che avvolgono le circostanze della morte di Renata, avvenuta lo scorso 12 gennaio. Dall’esame potrebbero emergere elementi decisivi ma soprattutto chiarificatori nello stabilire con la maggior precisione possibile la dinamica e le cause della caduta della donna, risultata poi fatale nonostante l’immediata richiesta di soccorso lanciata dalle persone presenti nell’appartamento di Casapane.  La Procura ha concesso trenta giorni al collegio peritale per consegnare i risultati dell’esame autoptico. Un termine per certi versi piuttosto breve, che denota la volontà degli inquirenti di ottenere al più presto elementi certi per aiutare le indagini.

Francesco Ferrandino

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