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Maledetto Covid, ma il “nemico” è davvero la movida?

Durante il lockdown era scattata la caccia al runner, adesso tocca ai giovani che vivono (soprattutto) la notte. Come se il resto non fosse assembramento. Abbiamo raccolto il parere degli addetti ai lavori

Durante il lockdown i ‘nemici’ erano i runner, adesso tocca alla movida. Sono stati e lo sono tutt’ora loro i nemici numero uno dell’estate ischitana: i giovani. In questa calda estate della pandemia pare che tutti gli assembramenti segnalati siano solo ed unicamente sulla soglia di locali pubblici, bar, discoteche. Pare che non ci siano, invece, assembramenti per le strade dello shopping, sulle spiagge, sui mezzi pubblici, sui traghetti e sugli aliscafi. Il Coronavirus offre a tutti l’alibi perfetto per tornare a invocare il coprifuoco e restituire i centri cittadini e le strade in riva ai porti ai loro proprietari. Ed è per questo che abbiamo ascoltato alcune voci su quanto sta succedendo nei locali della movida. Le voci dei protagonisti e dei loro punti di vista ci dicono che gli assembramenti sono inevitabili in un’isola come quella di Ischia che nei giorni scorsi è arrivata ad ospitare fino a 200mila persone.

«Parlare di assembramenti sulla Riva Destra è diventato lo sport dell’estate. Ed orami non ci faccio più caso». A dirlo Francesco Mancusi titolare del Porto 51, uno dei locali più frequentati della Riva Destra. «Nel mio locale vengono puntualmente rispettate tutte le normative. Quando un cliente entra esigo che abbia la mascherina, rilevo la temperatura e con documenti alla mano registro la sua presenza. Altro non posso fare», tuona il titolare del locale. «Sono garante e responsabile di ciò che accade in casa mia, ma non voglio e non posso rispondere di ciò che accade fuori», spiega. «Non sono un vigile, un poliziotto o un carabiniere e non ho l’autorità di poter imporre ai clienti di indossare la mascherina fuori dal mio locale anche se invito sempre gli avventori, quando sono sull’uscio e stanno lasciando la mia struttura, ad indossare i dispositivi di protezione individuale nonché di rispettare il distanziamento sociale». Inevitabile, però, non rispettare il distanziamento. D’altronde la scorsa settimana sull’isola di Ischia c’erano circa 200mila persone ed era prevedibile che i luoghi di ritrovo diventassero terribilmente affollati.

Francesco “Cioko” Mancusi non ci sta alla
demonizzazione della Riva Destra:
«Ai miei clienti faccio osservare scrupolosamente
le regole, non posso rispondere di quello
che succede fuori»

«Alla base di tutto dovrebbe esserci il buonsenso», così Chiara Boccanfuso, comandante della Polizia locale di Ischia esordisce. «In alcuni momenti, malgrado la nostra grande opera di persuasione e le normative, dovrebbe esserci un po’ più di buonsenso». Per la numero uno dei caschi bianchi di Ischia è proprio «il buonsenso» che in alcuni casi è mancato. «In alcuni luoghi è pressoché impossibile impedire gli assembramenti. Ma con un uso categorico dei dispositivi di protezione individuale nonché con tanto buonsenso si potrebbero evitare allarmismi». Per la Boccanfuso «Sembra che i vigili, così come i poliziotti ed i carabinieri siano sempre pochi, ma non è così. Certamente non si può garantire un controllore per ogni persona. Per questo parlo di buonsenso».

Chiara Boccanfuso si appella a responsabilità
e buon senso, il sindaco Enzo Ferrandino:
«Abbiamo cercato di tamponare ogni violazione
delle norme, ma l’isola è stata ritenuta
attrattiva e ospitale dai turisti»

«Il problema degli assembramenti – spiega ancora la comandante – non è proprio solo della Riva Destra». Basta guardare le immagini diffuse sui social negli ultimi giorni e vedere ciò che è successo in prossimità degli sbarchi al porto, su alcune spiagge, sugli autobus e per le strade dell’isola. Ma non solo. basta spostarsi sulla terraferma per vedere scene simili in tanti altri luoghi. «Responsabilità e buonsenso – conclude Chiara Boccanfuso – devono essere la guida di noi tutti. Non bisogna abbassare la guardia e continuare a rispettare scrupolosamente le regole».

D’accordo anche il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino: «Dall’inizio dell’emergenza sanitaria ho sempre rappresentato la mia preoccupazione per tutto il comparto turistico. Ho sempre pensato che ci fosse una sorta di incompatibilità tra il momento delle vacanze ovvero l’essenza del turismo nella sua accezione più ampia, con quelle che erano e sono le prescrizioni da Covid 19. Quando una località viene scelta da tanti turisti l’assembramento diventa quasi inevitabile». E spiega: «Abbiamo comunque cercato di tamponare ogni tipo di violazione delle norme sanitarie. Abbiamo posto in essere sforzi per controllare il più possibile i nostri ospiti per evitare gli assembramenti anche grazie alla cospicua presenza delle forze dell’ordine». Le presenze sull’isola di Ischia, infatti, almeno per il mese di agosto e fino a questo momento, sono quasi uguali a quelle dello scorso anno. Quindi se da un lato Ischia ha tenuto sul turismo c’è stata qualche défaillance sul distanziamento e sugli assembramenti. «In questa emergenza – incalza il sindaco Enzo Ferrandino- abbiamo avuto la dimostrazione e la conferma che l’isola di Ischia è fortemente attrattiva e viene considerata molto ospitale dai turisti. La flessione c’è stata ed in particolare da parte dei turisti stranieri, com’era ampiamente prevedibile». Di fallimento Enzo Ferrandino non vuol sentirne parlare: «Ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo è il massimo che si è potuto fare in termini di profusione di sforzo. Continuiamo a non abbassare la guardia per rendere sicura e piacevole la vacanza a tutti i turisti sulla nostra Isola».

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