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LE ATROCITA’ DI UNA INTERA NAZIONE SOGGIOGATA DA UN FOLLE

L’antisemitismo fu il tratto costante della dittatura hitleriana, anche se le persecuzioni contro gli Ebrei ebbero pratica attuazione in tempi e modalità diverse, quasi a ondate successive. Tutto prese avvio dalla politica razziale portata avanti da Hitler fin dalle sue teorizzazioni sulla “superiorità della razza ariana” contenute nel “Mein Kampf”, il libro autobiografico del Fuhrer dove sono affastellati gli allucinanti progetti politici di un “pazzo criminale” lasciato passare dal popolo tedesco per il nuovo salvatore della patria. Quel  periodo storico molto particolare che attraversò la Germania con la presidenza di Hindembur (Repubblica di Weimar), favorì l’ascesa di un “povero diavolo” di origini austriache, autore di un pusch (colpo di stato) fallito e blandamente perseguito dal vecchio feldmaresciallo in sul viale del tramonto. Adolf Hitler, austriaco doc, senza arte né parte e con il pallino di imbratta tele che gli consentì di “mantenersi” a Berlino in una squallida stanza di osteria, aveva scelto, nella sua lucida follìa, la strada della politica a tutto campo, frequentando i circoli rivoluzionari e imponendosi ben presto all’attenzione dei dirigenti del Partito dei Lavoratori per il suo isterico eloquio, ma anche per una forte personalità con cui riusciva a imporre idee strampalate e progetti avveniristici sul futuro della Germania.

Hitler scontò pochi mesi di carcere, e rimesso incautamente in libertà dal “buonismo” –diremmo oggi- di un governo imbelle e incapace, che stava trascinando la nazione nel baratro della recessione economica e dell’inflazione monetaria, percorse la strada della legalità e della politica su basi democratiche. Alle elezioni nazionali il Partito dei Lavoratori ottenne la maggioranza assoluta e il suo capo indiscusso, Adolf Hitler, fu nominato cancelliere. Alla morte di Hindemburg, Hitler avocò a sè anche la carica di presidente della nazione dopo aver vinto un referendum plebiscitario.

La Germania si avviava –inconsapevolmente- alla liquidazione della Repubblica di Weimar e all’instaurarsi di una dittatura accettata e condivisa (come per il Fascismo in Italia), impersonata da una ristretta cerchia di “gerarchi”, diretti da un Capo (il Fuhrer),  e con l’estromissione di tutti i partiti di opposizione.

In tal modo fu costruito un apparato di potere eccezionale, protetto da un ingente esercito (Wermacht), da una potentissima polizia segreta (Gestapo), da una milizia scelta e fedele al Fuhrer (SS) e da una propaganda di regime molto efficace, che riuscirà ad incanalare il consenso popolare verso il Nazismo anche nelle scelte più inverosimili, come le guerre di aggressione ai popoli europei , la persecuzione degli Ebrei  e l’uscita della Germania dalla Società delle Nazioni.

 

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POLITICA RAZZIALE E PERSECUZIONE DEGLI EBREI

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Con la presa del potere Hitler a dare corpo e spessore alla politica razziale concentrando l’attenzione sull’antisemitismo considerato “un’azione di legittima difesa dello stato nazista contro le cospirazioni giudaiche internazionali”. Nella sua visione allucinante della politica estera, Hitler aveva maturato la convinzione che gli Ebrei erano nemici del Terzo Reicht e bisognava dunque disfarsene allontanandoli dalla Germania e dai vicini Protettorati. La politica xenofoba fu alimentata in quegli anni da uno sconosciuto “studioso” francese, certo Gobineau, autore di un trattato pseudo scientifico dal titolo “Saggio sull’ineguaglianza delle razze”. Nello scritto, Gobineau stabiliva una gerarchia fra le razze e condannava l’ibridismo o incroci che, affermava, “ vanno sempre a vantaggio delle razze inferiori, donde la decadenza della moderna umanità”. In vetta alla gerarchia razziale egli poneva la razza ariana della quale i tedeschi sarebbero, a suo giudizio, i rappresentanti perfetti. Cavallo di battaglia del partito nazista, insieme agli altri scritti razziali “Il mito del XX secolo” di Alfred Rosemberg e “Teoria razzista del popolo tedesco” di Hans Gunther, il saggio di Gobineau riuscì a montare la testa dei Tedeschi e ad offrire loro lo spunto “scientifico” necessario a Hitler e al ministro della Propaganda Goebbels per dare inizio a una persecuzione globale del popolo ebraico e di altri appartenenti a “razze inferiori” per ripulire la vecchia Europa ed assoggettare milioni di uomini al potere del nazismo.

L’aberrante progetto hitleriano prevedeva sulle prime l’allontanamento degli Ebrei dalla Germania e dai paesi satelliti attraverso una gigantesca “deportazione” in Madagascar, divenuto protettorato tedesco, ma lo scoppio della guerra e l’apertura di numerosi fronti (Francia, Inghilterra, Russia) rese impossibile tale massiccia emigrazione di massa. Prese allora corpo l’infame progetto dell’eliminazione fisica del popolo ebraico (ma anche dei prigionieri di guerra di varie nazionalità rinchiusi nei campi di concentramento), dapprima confinato nei numerosi ghetti europei e infine deportati in massa, in treni appositamente allestiti, verso i lager della morte. Una gigantesca organizzazione –costruita nei minimi dettagli da intelligenze criminali sopraffine, operò a pieno regime per circa cinque anni, dal 1941 al 1945, riuscendo a sterminare sei milioni e passa di Ebrei e alcuni milioni di prigionieri di guerra di varie nazionalità, fra cui moltissimi Italiani incappati nella rete della Gestapo e delle SS dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. L’obiettivo di Hitler puntava all’eliminazione di 11 milioni di Ebrei: un autentico genocidio diretto a spazzare dalla faccia del pianeta l’intero popolo ebraico.

Una copiosa letteratura sorta sulle testimonianze dei sopravvissuti,, su documenti salvati dalla distruzione e sugli atti processuali del Tribunale alleato di Norimberga, ha fatto  conoscere all’intera umanità l’inferno nazista costruito da belve in sembianze umane che avevano smarrito nella generale furia omicida qualsiasi parvenza di appartenenza al genere umano.

 

NELL’INFERNO DEI CAMPI DI STERMINIO

 

Auschwitz, Sobibor, Treblinka, Mathausen, Birkenau; le sinistre “insegne” che fanno rabbrividire al solo nominarle, evocano –come un solenne e crudele epitaffio di morte- gli anni disperati dell’infamia nazista, ma anche la crudeltà e il cinismo del popolo tedesco –CHE SAPEVA E TACQUE-  in omaggio alla condivisione e all’allineamento razzista : termini inscindibili che contraddistinsero la “Stirpe eletta degli Ariani nibelungici”, conformata nel “Mein Kampf” da un irriducibile nevrotico ossessionato dalla supremazia della Germania sul resto del mondo, e scusate se è poco! Forse nel suo inconscio, oltre agli Ebrei, Hitler aveva divisato di far fuori l’intera umanità, come un novello Nemo, che dagli abissi marini tentava di distruggere il pianeta con una bomba potentissima perché il genere umano non aveva più il diritto di esistere. La paranoia di Hitler sfociò in qualcosa di più limitato, ma non bisogna dimenticare che la guerra totale dichiarata a quasi tutto il mondo, si inquadrava perfettamente in una visione da Apocalisse, dove soltanto il Nazismo (e forse il Fascismo) avevano il diritto di sopravvivere alla catastrofe globale.

Iniziò con la distruzione degli Ebrei, ma ordinò anche la devastazione della Russia e la … futura schiavitù per Francesi, Inglesi e paesi vinti dalle armate tedesche. Cosa avrebbero potuto sperare gli Ebrei, internati nei lager e considerati carne da macello da un simile abominevole despota?

Ecco dipanarsi l’orribile vita condotta dai reclusi, raccontata dai fortunati che riuscirono a sfuggire alla morte:” Con tutte le nostre forze –ricorda un sopravvissuto- abbiamo lottato perché l’inverno non venisse. Ci siamo aggrappati a tutte le ore tiepide, ma invano. Oggi è arrivato l’inverno con la sua sinistra ala apportatrice di morte. E con l’inverno arriva la “selezione”; orrenda definizione di un’operazione che le SS  compiono per “alleggerire” il lager di alcune migliaia di internati. I giovani, quelli più in carne, che possono ancora lavorare per i nazisti, forse ce la faranno a sopravvivere; per gli anziani, i denutriti, gli ammalati  il gas è già pronto! Nell’ampio camerone siamo ammassati in ottocento; tutti nudi come vermi, davanti alla commissione. Sfiliamo per la visita e consegniamo la nostra scheda al Blockaltester che a suo insindacabile giudizio la passa a sinistra o a destra dove due SS fungono da selezionatori. In poco tempo dodicimila internati sono “fatti”; metà dei quali domani  mattina passeranno alle docce per il bagno nello Zicklon! Nessuna reazione si registra in questi uomini condannati ai quali manca perfino la volontà di farla finita correndo verso il filo spinato ad alta tensione”.

:” Nel momento in cui entravano nelle camere a gas –scrive un soldato italiano liberato dai Russi nel 1945- , le vittime si accorgevano che le docce finte non funzionavano. Dall’esterno si spegnevano le lampade e alcune SS  dotate di maschere con filtri speciali vuotavano diverse bottiglie di Zicklon, un micidiale preparato chimico in cristalli, che invadeva il pavimento del locale e dopo pochi secondi si trasformavano in un gas letale. I condannati a morte, pazzi di terrore, emettevano urla strazianti. I più forti salivano sui più deboli, scalando i corpi a terra per prolungare la vita. L’ago’ia durava circa due minuti, poi le grida via, via  si smorzavano; in un massimo di quindici minuti erano tutti morti”.

Un nazista addetto alle “camere della morte”, interrogato al processo di Norimberga, fornisce particolari raccapriccianti sulle macabre esecuzioni:” I cadaveri erano accatastati a piramide, molti seminudi; i bambini e i vecchi sotto. Nel posto in cui si era introdotto il gas, , c’era uno spazio vuoto dal quale le vittime si erano allontanate. Presso la porta c’erano i cadaveri degli uomini che avevano cercato di forzarla, arrossati, paonazzi, con macchie verdi ovunque sulla pelle. Molti avevano bava alla bocca, altri sangue dal naso. Alcuni erano coperti di escrementi. Capitava che le donne incinte avessero inizi di aborto nello spasmo del coma. Dopo l’operazione con il gas, i cadaveri venivano gettati nei forni crematori che funzionavano da mattina a sera diffondendo, attraverso gli alti camini, un acre fumo puzzolente”.

Nel campo di concentramento di Buchenwald, dove morì di stenti Mafalda di Savoia, alcuni medici criminali eseguivano “esperimenti” sui prigionieri Ebrei come ad esempio rompere una fialetta di cianuro per constatare la durata dell’agonia. In questo campo le atrocità superarono di gran lunga quelle compiute dalle SS a Treblinka, a Belsen, a Birkenau. Una notte per punizione gli internati furono costretti a marciare all’aperto in mezzo alla neve per quattro ore con temperature micidiali, cantando all’unisono una canzone composta da due austriaci prigionieri: ”Quando sorge l’alba/prima che il sole sorrida/ le colonne si muovono/ verso il quotidiano lavoro/nel giorno grigio/ il bosco è nero/ cielo rosso/ noi portiamo nei tascapane un pezzetto di pane/ e nel cuore/ e nostre pene/ O Buckenwald, non ci lamentiamo, né gridiamo/ qualunque sia il nostro destino/ma non vogliamo dire no alla vita/ perché giungerà il giorno in cui saremo liberi”.

Chi ha vissuto quegli avvenimenti, quando sente dire “basta con il passato” è come se fosse sottoposto ad una seconda persecuzione. A mano a mano che passa il tempo e i testimoni scompaiono, è sempre più difficile riproporre questa sensibilità e soprattutto la necessità di questa memoria. Chi dice “basta con il passato” non sa quel che dice. Quel passato ci appartiene, appartiene ai testimoni e alle nuove generazioni; appartiene alla coscienza del nostro paese e nessuno può pensare di poter andare avanti seppellendone il ricordo. Certo quel passato non deve bloccarci, nel senso di diventarne prigionieri, ma quella memoria, che è un bene comune, deve essere conservata e tramandata.

GinoBarbieri

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