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Le aziende alberghiere affondano, con loro “balla” anche il Comune di Ischia

ISCHIA – E’ una crisi irreversibile, che proprio nei giorni scorsi è stato oggetto di una nuova, durissima nota indirizzata dal presidente di Federalberghi, Ermando Mennella, ai sindaci dell’isola d’Ischia. Nel mirino la tassa sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, il cui costo viene di fatto in gran parte pagato dalle strutture alberghiere presenti sul territorio, nonostante le stesse siano in misura decisamente minima rispetto alle civili abitazioni che insistono nei sei Comuni dell’isola verde. Un’analisi impietosa quelle degli alberghi costretti di fatto, come abbiamo già evidenziato nei giorni scorsi, che potrebbe avere effetti devastanti per il futuro di molte aziende, che ormai non riescono più pagare questo tributo divenuto evidentemente insostenibile: potenza di un fatturato che non è più quello dei cosiddetti tempi delle vacche grasse e che di questo passo potrebbe indurre molti albergatori a chiudere i battenti. Un fenomeno che, se ci pensate, ha già conosciuto il suo inizio (e non certo da ieri mattina) soprattutto per quanto riguarda le piccole pensioni, strozzate dal balzello – o meglio dai balzelli, giusto per amore di verità – ed anche dal fatto di aver visto accorciarsi la stagione turistica e di dover per forza praticare prezzi osceni per resistere all’assalto dei colossi del low cost.

Ma attenzione a non sottovalutare un aspetto, che è quello dell’effetto domino che questo stato di cose potrebbe cagionare, una reazione a catena capace di “stendere” non soltanto gli albergatori ma anche gli enti pubblici. Basta guardare quello che succede nel Comune di Ischia, che è quello dove peraltro la tassazione a carico delle imprese alberghiere è massacrante, decisamente superiore a quella in vigore nel resto dell’isola dove pure sotto questo aspetto non scherzano affatto. Dal palazzo municipale di via Iasolino i conti che arrivano sono sconfortanti e non lasciano spazio a ragionamenti o equivoci di sorta: dalle società che gestiscono le strutture ricettive, infatti, l’ente avanza qualcosa come ventisette milioni di euro che nel corso degli anni non sono stati pagati. E che, con l’aria che tira, difficilmente potranno essere restituiti a chi li deve ricevere, anche in presenza di operazioni come piani di rateizzazione e quant’altro. Le aziende sono al collasso, inutile girarci intorno: non è un caso che alcune di queste, come sottolineato dallo stesso presidente di Federalberghi Ermando Mennella, hanno dovuto accendere mutui o comunque linee di credito presso le banche proprio per riuscire a far fronte agli impegni accumulati.

E questo, attenzione, è un problema tutt’altro che secondario. Come è noto, nei bilanci comunali questa ingente somma di denaro rientra nei crediti da incassare ma è ovvio che di questo passo diventerà un puro “miraggio”, visto che le prospettive di ripresa – o meglio di sviluppo, perché l’impressione è che qui nemmeno la ripresa basterebbe per rimettersi in riga – sono decisamente lontane e non immediate. E per un qualsiasi Comune, non rientrare in possesso di questi soldi potrebbe voler dire dichiarare il dissesto finanziario. Insomma, alla fine si correrebbe il rischio di far diventare la questione una sorta di “guerra tra poveri” e soprattutto una battaglia senza vincitori ma soltanto… vinti. Siamo convinti che ne valga davvero la pena?

 

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