CULTURA & SOCIETA'

Le barche di Luciano Di Meglio, tra artigianato locale e passione per il modellismo

Nella bottega-laboratorio a Ischia Ponte un vero e proprio porticciolo con gozzi di legno colorati e fantasiosi, ispirati alle tradizionali barche dei pescatori. Un patrimonio di forme, tecniche e cultura marinara lontana dalla produzione commerciale in serie

Fantasia e manualità, dedizione e originalità, amore per le piccole barche della nostra tradizione marinaresca e per le costruzioni in legno. E, naturalmente, tanta pazienza. Sono queste le qualità di Luciano Di Meglio, fisioterapista di professione e artigiano per passione. I suoi “gozzi” riproducono vere e proprie piccole imbarcazioni realizzate in scala su progetti originali. Modellini unici nel loro genere perché realizzati a mano uno ad uno. Lontani dalla serialità della produzione di massa del commercio contemporaneo. Insomma, niente a che vedere con i modellini “made in China”.

Gozzi colorati, dai nomi che quasi mai rispecchiano l’originale, con piccoli dettagli che riflettono l’essenza dell’arte marinaresca, ciò che l’uomo nei secoli ha ideato e perfezionato. Abbiamo incontrato Luciano Di Meglio nella sua bottega-laboratorio di Ischia Ponte, dove tra i vicoletti del borgo marinaro, stanno nascendo piccole gallerie ed empori che rivelano l’anima antica e laboriosa, intima e rilassata di uno dei luoghi più belli (e fraintesi) dell’isola d’Ischia.

Come nasce la passione per il modellismo nautico?

Dall’amore per il mare. Che ho scelto di non navigare e che preferisco guardare a distanza. Noi ischitani, però, siamo molto legati alla pesca e a queste imbarcazioni in legno chiamate gozzi, che appartengono alle origini delle tradizioni marinaresche e che, grazie alle loro caratteristiche, mi hanno sempre affascinato. Così circa 40 anni fa ho cominciato a realizzare dei modellini.

Come l’ha coltivata questa passione?

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Il modellismo ha fatto parte della mia vita e, soprattutto in una prima fase che risale a circa vent’anni fa, mi ci sono dedicato in maniera molto intensa. Facevo delle ricerche, disegnavo i modelli che poi avrei realizzato, partecipavo a delle mostre, perfino ai Campionati europei di modellismo. Un mio modello di gozzo, ad esempio, fu scelto per partecipare a una mostra per il 500º anniversario dell’apertura del porto di Amburgo. Inoltre un altro mio esemplare è tuttora esposto presso il Museo internazionale di Imperia. Poi, con la fondazione del Museo del Mare a Ischia Ponte, di cui sono stato uno dei promotori, mi sono un po’ fermato. Una lunga pausa durata circa vent’anni. Ora da un paio d’anni ho ripreso e non riesco più a fermarmi. Una passione che è ritornata in superficie con grande forza. Anche se, nel frattempo, ho cambiato sistema.

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Cioè?

Prima realizzavo modellini di barche con listelli e fasciame; adesso lavoro sul pezzo intero, che per certi versi è più semplice.

Che tipo di materiali impiega?

A parte qualche dettaglio in ferro, tipo le ancore, utilizzo soprattutto legno di pino, molto duttile e adatto a quello che voglio realizzare. Per un certo periodo ho usato anche il cedro. Uno dei problemi, a proposito del modellismo, riguarda la difficoltà di reperire i pezzi per poter realizzare modelli più complessi di gozzi. Prima a Napoli in una certa zona c’erano anche quattro o cinque negozi dove era possibile acquistare l’attrezzatura necessaria per lavorare; oggi non ne esiste più nessuno. I ferri del mestiere li acquisto su Internet. Anche questi fasciami di legno, anni fa era possibile acquistarli in un negozio, oggi invece solamente sui siti specializzati online. È un segno dei tempi.

Che tempi sono per il modellismo?

Non proprio felici. Ma direi che è un discorso che vale per tutto l’artigianato, oggi in forte declino. Manca la buona volontà e l’amore per il modellismo. Quindici anni fa coinvolsi le scuole elementari e la scuola media di Ischia per organizzare un concorso di modellismo nautico ed esporre gli oggetti realizzati dai ragazzi al Museo del mare. Parteciparono oltre mille studenti con oggetti in terracotta, in sughero, in legno. Quest’anno ci ho riprovato: non ha partecipato nemmeno uno studente. Se ne fregano. Una volta venivano anche a casa per imparare, per osservare o chiedermi qualche consiglio sulla tecnica, sui materiali…insomma volevano imparare. Oggi hanno altri interessi.

Eppure c’è un ritorno all’artigianato, soprattutto da parte di giovani che riaprono le botteghe.

Forse altrove, a Ischia no.

Quanto tempo ci vuole per realizzare un modello?

Dipende dal modello. Sono abbastanza veloce, quindi in un mesetto riesco a realizzarne un esemplare lavorandoci circa due o tre ore al giorno.

Qual è la parte più impegnativa?

La pitturazione, forse perché le mani non sono più come una volta. Tagliare e lavorare sulla forma, invece mi piace ancora. Questa mattina, ad esempio, ho appena finito due remi per una barca che sto realizzando.

Qual è la fase di lavorazione che preferisce?

Il taglio del legno, la definizione della forma. Il gozzo prende corpo esattamente come lo immagino. È tutto nella mia testa mentre anni fa facevo molte ricerche, mi documentavo, di mattino presto venivo a Ischia ponte per osservare le barche sia in mare sia quando erano tirate a terra. Prendevo le misure, disegnavo degli schizzi. Oggi ho subito in testa la barca che voglio realizzare.

Cosa la colpisce di più quando guarda una barca?

La forma panciuta, che poi è una delle caratteristiche più comune dei nostri gozzi, soprattutto quelli del dopoguerra. Purtroppo ce ne sono sempre meno, quasi tutti scomparsi. Il gozzo moderno lo realizzano in legno e vetroresina, i cantieri Aprea ne realizzano di molto belli e molto costosi, però il vero gozzo è scomparso.

C’è una barca che avrebbe voluto realizzare e non ci è riuscito?

No, i gozzi che mi piacevano, o che in qualche modo stimolavano la mia creatività, li ho tutti riprodotti in modellini.

Che destinazione vorrebbe per queste opere? Su quali mari le piacerebbe che navigassero?

Le mostre non mi interessano più. Penso, come qualsiasi artigiano, di metterle in commercio. Ne vorrei vendere uno, in particolare, per aiutare una mia amica speciale che vive a Napoli e non se la passa bene.

Al Museo del Mare?

Non c’è abbastanza spazio. Di recente gli eredi di Mario Guarracino hanno donato al Museo tanti oggetti, ricordi e testimonianze: un bellissimo telegrafo molto antico, una tromba per avvistamento della nebbia. Altri oggetti legati alla vita marinara, però, siamo stati costretti a rifiutarli perché non abbiamo spazio disponibile. Come una enorme elica di ottone.

Qual è l’attuale stato di salute del Museo?

Il Museo del Mare è vivo, esiste, ed è ricco di storie e contenuti. Purtroppo è poco frequentato: gli ischitani non lo conoscono, non sono legati a questo grande patrimonio culturale. Il 70% degli isolani non l’ha mai visitato. Si pensa che fare cultura equivalga a qualche manifestazione di piazza dove si beve e si mangia. La sensibilità è minima.

E i turisti?

La crisi rende tutto molto difficile anche per loro. Non sono più i turisti di una volta, anche 2 euro e 50 per l’ingresso può diventare un deterrente. Vorrei un futuro migliore per questo Museo, poterne garantire l’ingresso gratuito a tutti. Coprendo i costi con una parte della tassa di soggiorno. Sono scelte politiche, chiaramente, non spettano a me.

Torniamo al modellismo. Esiste un mercato?

Oggi molto meno. Vent’anni fa c’erano molti appassionati e collezionisti. Ricordo che venivano anche a casa. Un magistrato, ad esempio, a cui vendevo modelli anche difettati tanto gli piacevano. Poi c’erano i tedeschi, come un ospite dell’Hotel Punta Molino che ne comprò tre tutti in una volta senza nemmeno trattare sul prezzo. Con la crisi, prima finanziaria, poi economica, tutto è cambiato. Presumo sia così anche per il mercato dell’arte, ma per gli artigiani è una fase di grave declino.

Cosa bisognerebbe fare per valorizzare i sapere e la manualità dell’artigianato in genere e del modellismo nello specifico?

Coinvolgere le nuove generazioni, rivitalizzare la cultura marinara, trasmettere l’amore per l’artigianato e il modellismo. Le scuole potrebbero fare tanto. E anche lo Stato potrebbe darci una mano facilitando l’accesso all’artigianato anche da un punto di vista burocratico. Oggi è estremamente difficile, per un giovane, aprire una bottega. O farsi apprezzare per l’originalità e la specificità del proprio sapere. Il commercio è diventato un terreno rischioso, tra un po’ tutto sarà in mano ai cinesi e agli egiziani. Il sapere locale rischia di scomparire.

Pensa di rimanere al modellismo nautico o le piacerebbe esplorare altri temi?

No, solo barche. E sempre solo barche tradizionali, legate alla nostra cultura.

Ma un veliero? O navi militari?

Una volta ho realizzato un modello di veliero, ma non mi ha appassionato. Non ci ho più riprovato.

Il laboratorio dove lavora si chiama ‘Monna Lisa’, nome che richiama immediatamente suo fratello Raffaele Di Meglio, artista surrealista innamorato di ogni avanguardia. Cosa diceva di questa sua passione?

Mio fratello costruì un’intera barca a vela quando stava in Turchia. Non riuscì mai a metterla in mare per diversi problemi. Poi il cantiere l’ha venduta, so che l’anno scorso ha viaggiato in tutto il Mediterraneo. Spesso Raffaele guardava i miei disegni, prendeva i miei libri di modellismo, era molto curioso.

La differenza tra artista e artigiano?

L’artigiano copia, o riproduce. Per me pure chi dipinge il Castello è un artigiano. Mediocre, bravo oppure ottimo. Ma lo ritengo soprattutto un riproduttore di qualcosa che già c’è, anche se rielaborato. Un artista, invece, crea un mondo originale con la sua opera. L’arte è davvero un’altra cosa. Ovviamente il lavoro degli artigiani possiede una grandissima dignità e andrebbe aiutato e protetto di più.

Ho notato che nei vicoli del borgo stanno nascendo piccoli laboratori o nuove gallerie. Cosa si augura per Ischia Ponte?

Quando capito in Costiera o in altri centri campani turisticamente molto più promozionati, mi rendo conto che, rispetto a noi, hanno ben poco. Eppure riescono a farlo sembrare tanto. Il borgo di Ischia Ponte ha moltissime potenzialità, ma resta totalmente abbandonato. Un enorme parcheggio di auto e motocicli, questo è diventato. Non c’è spazio per il bello, forse non riusciamo più nemmeno a riconoscerlo, quindi come potremmo mai difenderlo?

E’ un passatista?

Che senso ha venire a Ischia Ponte in auto, fare il giro del Piazzale Aragonese e tornare indietro? Le passeggiate nella bellezza vanno fatte a piedi. Come una volta.

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