CRONACA

Le chiese di Procida custodi di un ampio patrimonio storico ed artistico

Il tutto emerge in un articolato ed approfondito studio del prof. Stefano De Mieri e pubblicato da Edizioni Fioranna

“Splendori di un’isola. Opere d’arte nelle chiese di Procida dal XIV al XIX secolo” (431 pagine) scritto dal prof. Stefano De Mieri per edizioni Fioranna del 2016 ed inserito nella collana Luoghi e Territorio, si presenta come uno studio approfondito che mette in risalto l’ampio patrimonio, storico ed artistico, custodito nelle quattordici chiese dell’isola tale da poter rappresentare, per i tanti visitatori attesi, una tappa da non perdere anche nei percorsi dell’imminente “Procida Capitale italiana della cultura 2022”.

«Qual è il senso di un libro sulle opere d’arte conservate nelle chiese di Procida? È un interrogativo che mi ha tormentato durante le prime fasi della ricerca sfociata in questa pubblicazione – dice il prof. De Mieri – I dubbi iniziali erano in prevalenza congiunti al rischio di compilare una guida sugli edifici di culto del luogo. Ma per Procida, ormai meta turistica ambita, di un lavoro del genere davvero non si avvertiva il bisogno, avendo a ciò provveduto altri studiosi, a partire da Ferdinando Ferrajoli (1951).

E poi, ancora, un ulteriore dilemma: in un’epoca in cui nel campo della storia dell’arte si tendono ad apprezzare quasi in via esclusiva gli argomenti di ‘peso’, quale potrebbe essere l’accoglienza di una trattazione imperniata su di un ambito territoriale dove il numero delle ‘emergenze’ risulta limitato? Eppure, non è da poco che gli studiosi (si pensi alle premesse longhiane) hanno avvertito la necessità di uscire dal recinto dei centri urbani principali per prendere in esame il tessuto complesso e fittissimo dell’«Italia defilata», non sempre classificabile come «periferia» tout court.

Per ovvie ragioni i legami tra Procida e la vicina capitale sono molto stretti. E il carattere napoletano delle opere d’arte dell’isola è così spiccato che, talvolta, le sue chiese appaiono contesti solo un poco più appartati rispetto a quelli concentrati nel centro storico della metropoli partenopea. Esistono però delle connotazioni particolari e i nessi tra Napoli e Procida, sul piano metodologico, vanno necessariamente letti sul filo dei rapporti tra centro e periferia.

Il volume – sottolinea De Mieri – è basato su aspetti inediti, storie e confronti che rappresentano la cifra di un rigoroso metodo di studio che privilegia la lettura del documento di archivio per svolgere l’impianto narrativo destinato al resoconto artistico. Metodo e rigore filologico si alternano nello sviluppo delle storie, dedicate per capitoli alle chiese procidane, ed esaltano le ‘bellezze’ dell’isola nel continuo confronto tra ‘centro e periferia’ e nel fondamentale apporto/rapporto che si stabilisce tra artista e committente.

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A ognuna delle quattordici chiese, esaminate in successione cronologica (tenendo conto dell’epoca di fondazione), è riservata un’introduzione con le notizie storiche essenziali; si passa poi alla descrizione succinta dell’architettura e si procede, con maggiore impegno, alla valutazione dei manufatti. Si evidenziano, così, di volta in volta, gli aspetti più rimarchevoli delle opere d’arte,

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analizzate sotto il profilo dello stile – forti della consapevolezza che il linguaggio specifico degli oggetti studiati costituisce il primo livello di conoscenza da indagare – e per il loro valore iconografico, talora anche iconologico.

Doveroso ricordare altresì – conclude il prof. Stefano De Mieri – che questo libro, è stato fortemente voluto dall’editore Fiore (edizioni Fioranna) che da molti anni pubblica volumi rilevanti su Procida, e ha beneficiato dell’aiuto della dottoressa Mariagrazia Gargiulo e del fotografo Aniello Intartaglia, procidano, che ha realizzato quasi tutte le fotografie riportate».

Stefano De Mieri (1976) è attualmente ricercatore a tempo determinato di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Dopo la laurea in Conservazione dei beni culturali presso lo stesso ateneo (relatore Ferdinando Bologna), ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze archeologiche e storico-artistiche presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nell’a. a. 2004-05. In seguito ha fruito di diverse borse di studi e di un assegno di ricerca presso il Suor Orsola Benincasa (2015-16), dove ha anche collaborato all’inventariazione del patrimonio della Fondazione Pagliara.

È stato a lungo collaboratore del prof. Ferdinando Bologna e ha insegnato a contratto Storia dell’Arte Moderna e Museologia presso la Federico II e Storia dell’Arte Moderna, Letteratura Artistica e Storia dell’Arte Fiamminga e Olandese presso l’Università della Calabria. Ha insegnato a lungo, dal 2007 al 2021, Storia dell’Arte nelle scuole superiori.

Le sue ricerche vertono prevalentemente sulla pittura napoletana dal XVI al XVIII secolo. Annovera però diversi studi anche sulla scultura lignea, sull’intaglio e sulle incisioni dal XVI al XVIII secolo. Tra le principali pubblicazioni (in totale 103), molti articoli confluiti in riviste di fascia A, contributi ospitati in atti di convegni nazionali e internazionali, schede e saggi in cataloghi di mostre.

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