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Referendum, Giovangiuseppe Buono: «La modifica del titolo quinto è importante»

di Francesco Castaldi

ISCHIA – Il tempo purtroppo ha fermato la vostra iniziativa che era programmata per oggi (ieri per chi legge, ndr) a piazzale aragonese.

«Ci siamo stati ugualmente. Purtroppo il maltempo ci ha sorpresi, e quindi abbiamo dovuto togliere il banchetto che avevamo allestito. Alla fine però è stata comunque una bella mattinata, abbiamo visto un po’ di persone, abbiamo parlato con loro. È tutto rimandato alla settimana prossima a piazzetta san Girolamo, dove saremo felici di accogliere chiunque sia interessato a venirci a trovare. Cercheremo, come sempre, di fare la nostra parte».

In questi giorni avete sottolineato la necessità di dover mutare quello che è l’approccio nei confronti delle persone che vengono al banchetto, entrando più nel merito della riforma.

«Questo in realtà è un obiettivo che ci siamo sempre prefissati. Infatti fin dall’inizio la nostra mission è sempre stata quella di entrare solamente nel merito della riforma, tralasciando le questioni partitiche, perché come abbiamo scritto e detto più volte la Costituzione è un qualcosa di trasversale, che va al di là di tutto, e quindi anche dei partiti».

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Non è mancato chi, all’indomani del terremoto che ha colpito il centro Italia, ha proposto di procrastinare la data del referendum.

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«Queste sono questioni che non ci riguardano, non siamo noi a decidere se procrastinare o meno il referendum. Riteniamo infatti che queste siano valutazioni che spettano al Governo, ma in ogni caso penso che si andrà alle urne. Purtroppo i soldi per il referendum ormai sono stati stanziati, e non possono essere utilizzati per altro. A ogni modo, il presidente del consiglio ha detto che è una priorità dell’Esecutivo risolvere le problematiche che affliggono i territori colpiti dal sisma».

Ritornando alla riforma, un punto che ha creato parecchie perplessità è quello relativo alla riduzione dei costi della politica e, in particolare, alla diminuzione del numero dei senatori, che secondo alcuni non condurrà a un’effettiva razionalizzazione delle spese.

«Per noi non è affatto così, perché con questa riforma si passerà da 315 a 100 senatori, che avranno altri compiti rispetto ai senatori attualmente in carica. Saranno tagliati ben 215 stipendi, e ciò condurrà almeno ad un sensibile abbassamento dei costi».

Il fatto che questi nuovi senatori avranno anche altri ruoli (consigliere regionale o sindaco) ha generato lo scetticismo di molti, che non riescono a comprendere come si possano conciliare i due gravosi incarichi.

«Certo, ma non bisogna dimenticare che la funzione del nuovo Senato è diversa da quella del vecchio, anche perché questi sono aspetti che poi si vedranno in corso d’opera, come pure hanno specificato gli interessati. Alla fine il nuovo Senato è strutturato in modo tale da conciliare la duplice funzione. Poi se il singolo senatore vedrà che il suo impegno è eccessivamente gravoso, si regolerà di conseguenza. Pertanto credo che il problema che viene sollevato è per lo più marginale, non è una cosa che insomma pesa tanto nella valutazione».

Questa riforma prevende anche una rimodulazione dei rapporti tra Governo centrale e Regioni. Lo Stato, infatti, riprenderà alcune sue antiche prerogative in merito a determinate materie. C’è chi però sostiene che questa cosa possa creare conflitti di attribuzione e quindi un complessivo rallentamento dell’apparato burocratico.

«Noi crediamo invece che la modifica del titolo quinto della Costituzione sia molto importante e positiva. È un dato palese, infatti, che le Regioni – e in special modo quelle del Mezzogiorno – sono state troppe volte vittime di malgoverni. Riteniamo che il fatto che ci sia un Garante come il Governo centrale, che possa agire per lenire e cercare di risolvere i problemi delle varie Regioni, sia un aspetto molto significativo e anche una sicurezza in più che in questo momento manca».

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