Carmen Criscuolo
Quel che accade a Kabul non può non riguardarci. Non può non riguardare l’Occidente. Non può non indignare la nostra isola, dove pure abbiamo accolto – premiandola – l’attivista afghana Zahra Ahmadi, nell’ambito del Premio internazionale di giornalismo.
Io, personalmente, continuo ad avere testa e cuore a Kabul. Alle donne, ai bambini e a quegli uomini che rifiutano il regime che disperatamente tentano di fuggire dall’inferno. E mi sento impotente. Certo, di tanto in tanto arrivano storie a lieto fine, come quella di Saleha, giornalista impegnata per i diritti, salva dopo una disavventura e accolta nell’area militare italiana. Ma la strada verso la libertà è, per la stragrande maggioranza del popolo afghano, ancora lunghissima. E complicata.
E se non smetteremo mai di ringraziare i nostri italiani e tutti gli operatori che in queste settimane stanno salvando centinaia di vite, non possiamo che chiedere a gran voce che l’Europa metta in campo tutti gli aiuti possibili. Perché migliaia di afghane e afghani sono oggi esposti a ritorsioni da parte dei talebani. Si tratta di persone che hanno creduto in un Afghanistan democratico e libero: anche per questo abbiamo il dovere non abbandonarli. Proprio così: dobbiamo salvare le ragazze, le attiviste e tutte le donne che per la loro professione e il loro impegno rischiano di essere uccise dai Talebani. O che addirittura, come proprio a Ischia ha ricordata Zahra Ahmadi, rischiano addirittura di essere tentate di suicidarsi. Perché, a dispetto di quanto annunciano, i Talebani vanno alla ricerca delle attiviste con una caccia casa per casa. Le donne più in vista vengono picchiate, stuprate e arrestate, chi resiste viene uccisa senza pietà.
Cosa fare? Beh, bisogna battersi per corridoi umanitari per mettere in salvo le persone più a rischio, creando canali legali di accesso all’Europa, con una particolare priorità per donne e bambini.
Anche perché di questa tragedia, che va consumandosi in queste settimane, siamo in parte responsabili. Credo infatti che la vicenda dell’Afghanistan sia una tragedia umana e politica che attesta un chiaro fallimento dell’Occidente. Di fronte al fallimento degli Stati Uniti, oggi guidati da Biden (che tuttavia ha avvallato le scelte del suo predecessore), l’Europa deve oggi assumere un ruolo decisivo. Come ha detto bene Angela Merkel, “dobbiamo portare in salvo quante più persone possibile” e avviare subito un’alleanza per individuare e programmare le modalità per aiutare concretamente chi per anni, ormai sono più di venti, ha collaborato con gli europei cercando di emancipare un popolo da una cultura retrograda. Poi, certo, possiamo e dobbiamo chiederci cosa davvero sia stato fatto in questi venti anni e perché, nonostante le forze dispiegate e i miliardi investiti, non siamo riusciti a arginare definitivamente i Talebani. Fino a consentire loro di riprendere il potere, facendo proprie tutte le innovazioni, le infrastrutture e i servizi da noi realizzati in questi anni. Ma oggi non è tempo di analisi approfondite. Oggi bisogna agire.
Da donna, da politico, provo angoscia. Perché penso alle giornaliste, alle avvocate, alle attiviste, alle insegnanti, alle politiche, alle registe, artiste e operatrici delle ONG. E non posso che chiedermi che ne sarà di loro. Ecco, torneranno ad essere delle figure senza volto, sSenza identità e senza diritti? E il percorso di libertà che hanno compiuto in questi anni sarà vano? E le bambine? Che fine faranno?
L’Occidente ha un preciso dovere: accogliere i richiedenti asilo decidere un piano per la redistribuzione dei migranti fra tutti i 27 paesi dell’Unione Europea. Tenendo bene a mente l’insegnamento di Gino Strada, recentemente scomparso, per il quale ogni vita umana è sacra. E “quando una persona soffre deve essere aiutata e quando rischia la vita deve essere salvata. Davanti al dolore e al bisogno siamo tutti uguali”.
