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Le elezioni nel villaggio globale 2.0

DI LELLO MONTUORI

Raccolgo in punta di piedi e quanto basta di ironia l’invito che mi ha rivolto il direttore di scrivere qualcosa sulla campagna elettorale 2.0 o se preferite sulle campagne elettorali nell’età di Internet confrontandola con quelle di qualche tempo fa. Anche perché le campagne elettorali senza i social network con i comizi nelle piazze, le auto montate di vecchi altoparlanti, i palchi improvvisati e assai precari, le canzoni da scegliere per chiudere i comizi, io le ho fatte a Barano nel ’94 e poi nel ’98 e – per l’interesse che ho sempre avuto per le vicende amministrative dei comuni dell’isola – qualche volta in trasferta fino ad Ischia.

E sì. Posso dire che le campagne elettorali son cambiate. Non saprei dire se in meglio oppure in peggio. Non sono fra quelli per i quali il passato è sempre meglio. Certo, quella organizzazione artigianale consolidava rapporti, faceva conoscere persone, creava legami. Si facevano anche cose insolite. Attaccare i manifesti in piena notte per essere certi di coprire gli ultimi attaccati da quegli altri. Io non l’avevo fatto mai. Spulciare le liste elettorali maschili e femminili ricostruendo rapporti familiari e legami parentali di più nuclei fino a quel momento sconosciuti, fra i quali casomai scoprivi persino un tuo parente. Passando poi a setaccio il paese, casa per casa, frazione per frazione. Si cambiava spesso macchina per non lasciare la propria auto conosciuta in sosta sotto casa del potenziale elettore dell’altra lista a cui si andava a chiedere il voto o peggio di tradire, magari senza schierarsi apertamente. Cose d’altri tempi. Vissute di persona nella Barano in cui da sempre famiglie si oppongono a famiglie. Presunte cittadelle contro altre cittadelle. Solo più recenti. Forse Il Comune di Ischia è sempre stato un po’ diverso. Anche se non tanto. Solo un po’. Non credo che ad Ischia si spiassero le macchine o si controllassero come segugi i movimenti dell’avversario. Certo di cose strane ne ho viste pure qua. Ricordo un comizio di Osterini – credo nel ’94 ad Ischia Ponte – dove arrivó all’improvviso l’ambulanza perché il candidato – sfinito dalla campagna elettorale -si era poi sentito male.

Proprio ieri ho scoperto che anche il 21 Maggio del 70 a Ponte si tenne un memorabile comizio di Vincenzo Telese che proseguì poi nella sera stessa con un altro comizio a Porto d’Ischia. Mi ha mandato un suo scritto la novantacinquenne maestra Franca Barile, la prima donna consigliera comunale di Ischia eletta proprio nella lista di Telese. La maestra ricordava che il giorno dopo quel comizio, in piena campagna elettorale il 22 di Maggio del 1970, era improvvisamente morto Vincenzo Telese lasciando tutti attoniti. Tornando a tempi più recenti, ricordo una piazza Croce traboccante di persone per Antonio Bassolino accorso a sostenere Luigi Telese nel 1998. A volte le piazze servivano anche a dare l’umore del paese. Quando vidi la piazza quasi vuota a Ischia ponte sotto il palco allestito per Franco Scotto e Alessandra Mussolini venuta a sostenerlo nelle elezioni del 1998, capii subito che non avrebbe vinto. La piazza stracolma di Bassolino con Telese mi rinfrancó in quella convinzione. Ricordo i tradimenti al ballottaggio nello scontro tra Brandi e Gino Di Meglio favorito dai numeri sulla carta dall’apparentamento, in seguito al quale invece alcuni elettori che avevano votato per Gino al primo turno passarono con Brandi al ballottaggio.

Ora è tutto diverso? Lo vedremo. I comizi non servono un granché . In fondo sono inutili. Per anni chi ci andava di solito già era un elettore e chi non ti votava non ci andava se non per registrare e far sentire cosa dicevi a chi era rimasto a casa per rispondere. Così accadeva un tempo. Nell’età di internet le campagne le fanno i candidati. Tantissimi. Tanti volti. A volte sconosciuti. Colori. Grafica e computer. Obiettivi per punti. Spesso brevi. A volte solo foto. Come se le facce potessero parlare. Ragazzi e ragazze, donne e uomini sottratti alle loro occupazioni per una sfida che magari non si sognavano di fare, se qualcuno non avesse un po’ insistito a candidarli. E poi i post. Del candidato Sindaco, del programma, della squadra. Tutto in bacheca a raccontare un’esperienza. Bella oppure brutta. Vissuta con fastidio o persino un po’ esaltante. Da chi la vive con l’entusiasmo del neofita. La campagna 2.0 è molto social. Facebook ha cambiato la nostra vita, non so se ha cambiato anche la politica. Che è cambiata ma non credo grazie a Facebook. O per colpa di Facebook. È cambiata con gli uomini che cambiano. Non credo sia peggiorata e nemmeno migliorata. È solo assai più raccontata. In quella piazza che è il villaggio globale. Dove ciascuno è ciò che vuol sembrare.

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