POLITICA

Le elezioni? Poco di nuovo e tanto di vecchio

DI ANTIMO PUCA

Qualcuno apre la campagna elettorale all’insegna del “messaggio” politico che sa promuovere meglio: se stesso;propaganderà con tutta la sua potenza di fuoco mediatico il vero “programma” che si riassume in un nome e un cognome: il suo. Con un vacuo “preambolo” imposto agli alleati, si vuole riappropriare della Casa Comunale confermando la natura privatistica e sempre più proprietaria d’una coalizione che, depotenziata dalle generose elargizioni e dalle pretestuose ossessioni del suo “padrone”, non troverebbe altre ragioni d’esistere; e prova a riappropriarsi del Comune Ischia rafforzando la natura populistica e sempre più plebiscitaria di una leadership che, ingabbiata dalle regole e insofferente alle mediazioni della politica, fatica a ritrovare la sintonia con l’opinione pubblica. Lo prova il fatto che lo stesso Paese che gli ha dato il consenso sembra assai meno disposto a rinnovargli la fiducia. Di qui a giugno ne vedremo molte altre, di queste torsioni. Nel tentativo di ritrovare quel rapporto quasi “sciamanico” con il suo “popolo”, e di rinnovare mediaticamente quel “contratto con gli elettori” che finora è rimasto nei cassetti della scrivania.

Il puzzle dei candidati è ormai completo, ma il valzer delle alleanze va avanti. Partiti politici continuano, per questo, a studiarsi, consapevoli che l’appuntamento nei Comuni rappresenta l’ultimo importante test di tenuta delle coalizioni.

Non c’è sviluppo senza ricambio politico. Non c’è alcun dubbio, in qualsiasi società il legame fra economia e politica è strettissimo, ma purtroppo l’influenza dell’una sull’altra si fa sentire soprattutto quando le cose vanno male. Le strategie economiche del governo non sono sufficienti a riequilibrare una serie di fattori negativi accumulatisi negli anni. Mi riferisco all’influenza schiacciante da parte di taluni sulla politica locale e dell’intera Ischia. E poi gli investimenti esteri, così come il denaro derivante dal turismo di massa, non servono a niente se non c’è un Comune davvero organizzato. Non c’è organizzazione. Immense aree del Comune sono abbandonate a loro stesse o alla buona volontà di semplici cittadini e organizzazioni non governative, locali e non. Fra cittadino e potere centrale la distanza non potrebbe essere maggiore. Come può esserci sviluppo senza un ricambio della classe politica?

Noi abbiamo un regime vecchio di trent’anni. Non c’è democrazia, le riforme sono bloccate, i soldi vanno sempre ai soliti. Non c’è nessun cambiamento, i diritti politici e umani sono violati come e più di prima e la tensione fra la gente cresce.

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Gli ultimi episodi dimostrano che la fame, la miseria, la mancanza di un futuro portano alla violenza. Così come l’uso delle droghe, in forte crescita anche negli strati più bassi della società, riflette la disperazione. Un quadro a tinte fosche in cui vedo pochi spiragli, soprattutto finché il potere politico non combatterà contro “la piaga della corruzione”, continuando a nutrirsene avidamente.

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Stretto tra l’inconcludenza della sua coalizione e dall’incontinenza della sua leadership, qualcuno affronta la campagna elettorale giocando ancora una volta la carta che gli ha portato fortuna: il populismo, sempre più miscelato al culto della personalità.Vuole vincere ancora.

Ma mai come stavolta, per vincere deve prima “convincere”. Cinque anni c’è riuscito. Dopo cinque anni di promesse mancate sarà molto più difficile.

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