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LE FOIBE DEL CARSO: IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

“Qualcuno” ha parlato stizzito, ma certamente con la coda di paglia, di un ricorrente “rito mistificatorio” che avviene in Italia, da una ventina di anni a questa parte, per giudicare gli avvenimenti storici, legati alla seconda guerra mondiale, a seconda del credo politico e ideologico dei vari schieramenti in campo. Tutto nasce non tanto dall’Olocausto, riconosciuto, accettato e fatto proprio dal comune sentire (salvo rare, aberranti eccezioni, che sfociano nel negazionismo più schifoso!), quanto dalla messa in discussione delle “pulizie etniche” e della resa dei conti portati a termine, con fredda determinazione, dai comunisti Sovietici, Titini e Italiani alla fine del 1945.

La pagina truculenta, scritta a caratteri di sangue e portata allo scoperto da quelli che vollero togliere la lapide sepolcrale dell’oblio sui crimini commessi nel Friuli Venezia Giulia, non è stata giammai “digerita” dai militanti di “bandiera rossa” , tenacemente arroccati in una difesa ad oltranza del partito e dei “compagni” implicati in moltissime stragi con caratteristiche di genocidio.

E’ stata durissima portare avanti la proposta per “istituzionalizzare” il “Giorno del Ricordo”, come momento per onorare le vittime della ferocia ideologica comunista, culminata con esecuzioni in massa di persone innocenti fatte precipitare, ancora vive, nelle profonde voragini delle “Foibe: cavità del Carso destinate a contenere –come fosse comuni- migliaia di suppliziati.

 

UNA LEGGE TORMENTATA

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La “battaglia” parlamentare per vedere riconosciuta la solennità nazionale delle “Foibe” risale agli inizi del Duemila, con il governo Amato. Un periodo da dimenticare, altro che “ricordare”; fra sanguisughe, catto-comunisti e sfracelli economico-finanziari del prof. Sottile! Con il governo Berlusconi (2004), si cambiò musica e musicanti, nel senso che il disegno di legge sul Giorno del Ricordo fu portato all’attenzione del parlamento per il voto finale.

“Ricordo” che alla Camera si scannarono letteralmente Destra e Sinistra, ideologizzando quegli avvenimenti e cercando gli appigli necessari per sputarsi in faccia vicendevolmente e venendo quasi alle mani al grido “Fascisti! Comunisti!

Il più “vivace” fu Fassino, collo lungo e gozzo pronunciato come un gallo da combattimento. Era più giovane di 14 anni, proiettato nelle alte sfere del suo partito, che all’epoca portava in piazza ancora la bandiera rossa con la falce e il martello,                                                      e in competizione con  l’emergente Franceschini (con cui viaggerà, poi,  in completa sintonia) e nemico in casa con D’Alema, Letta, Bersani e l’ala  “possibilista” che farà uscire dall’anonimato quel fanfarone di Matteo Renzi!

Fu proprio Fassino a fare da megafono dei post-comunisti in un’aula infuocata, con la tensione alle stelle e i giovani falchi pronti a menar le mani! Ma, fortunatamente,  oltre le parole, le accuse, le offese e gli improperi, non si andò! Fassino concluse la sua “appassionata arringa” con queste parole di fuoco:” I comunisti non compiono nessuna abiura, perché non sono in contrasto con la loro identità che si fonda sui valori di pace, libertà e democrazia”.

Non aveva tutti i torti il “buon” Fassino e per due motivi: primo, i comunisti si erano macchiati di delitti inauditi, in omaggio all’ideologia stalinista (che la faceva da padrona anche nell’Italia asservita all’URSS e da questa foraggiata con una montagna di rubli ed di dollari), per cui non aveva nulla da rimproverarsi . Si trattava –come disse anche Togliatti- di una giusta risposta ai “delitti compiuti dai fascisti”. Sarà lo stesso Togliatti, ministro della Giustizia nel primo governo del dopoguerra di Alcide De Gasperi, ad emanare un’amnistia generale per salvare i “compagni assassini” dalla…forca!; secondo, non si viveva, forse,  nel 2004, in un clima di apologia del fascismo da parte della estrema destra, principale proponente della legge sulle Foibe? Dunque una pura e semplice strumentalizzazione ideologica –secondo Fassino- diretta a criminalizzare i comunisti, rispettosi della libertà e della democrazia!

 

I COMUNISTI VOTANO CONTRO

 

“Non ci facciamo processare”; la frase riecheggia minacciosa in un’aula tumultuosa dove i commessi fanno fatica per tenere separate le due fazioni. Anche la Democrazia Cristiana aveva pronunciato analoga frase alcuni anni prima, avvertendo gli avversari che le fetenzìe del pio albergo Trivulzio non andavano perseguite!  Di Pietro non fu di quest’avviso e spedì in galera un intero treno di malfattori. Il centro-destra farà altrettanto, votando compatto la legge sul Ricordo  e mettendo all’angolo la sinistra che non avrà ritegno nell’opporsi con grande determinazione ad un giorno commemorativo e riparatore degli eccidi consumati nelle cavità carsiche

Di acqua ne è passata sotto i ponti,  Il partito comunista è passato attraverso un oceano tempestoso di trasformazioni politiche formali e sostanziali, anche con l’adozione di simboli e denominazioni diverse (Quercia, Ulivo, Margherita, PD…), ma è rimasto fedele ad un…negazionismo ottuso e caparbio delle Foibe, consapevole che una piccola apertura al Giorno del Ricordo equivarrebbe ad  un’ammissione di colpevolezza e di cedimento ideologico non certo privi di conseguenza.

 

GLI EFFERATI CRIMINI ROSSI

 

Due presidenti della Repubblica, Giulio Einaudi e Giovanni Gronchi concedendo la medaglia d’oro al valor militare alla città di Trieste scrivevano: ”Nella primavera del 1945 Trieste, sottoposta a durissima occupazione straniera,  subiva con fierezza il martirio delle stragi e delle Foibe, non rinunciando a manifestare attivamente il suo attaccamento alla Patria”. Stragi e Foibe sono così diventate sinonimi. Le 1700 caverne sull’altipiano del Carso, le foibe, appunto, che sprofondano per centinaia di metri nelle viscere della terra e, accanto ad esse, cavità di ogni genere, cunicoli, grotte acque che scorrono fra tortuosi, profondi meandri, racchiudono decine di migliaia di esseri umani, vittime innocenti dell’odio, del furore bieco e bestiale, della violenza ideologica portata alle estreme conseguenze dai comunisti jugoslavi del dittatore Tito e da molti “partigiani estremisti italiani”, incoraggiati e sostenuti da Palmiro Togliatti, da Luigi Longo, da Secchia e Amendola, Siamo alla fine del mese di aprile deel 1945; le armate tedesche si sono arrese agli alleati e nel territorio istriano, a Trieste e Gorizia, dilagano le truppe del marescialloTito, vere e proprie jene affamate (in Jugoslavia, come in tutti i paesi comunisti la fame si pativa da secoli!) che si danno immediatamente ai saccheggi e alle esecuzioni capitali, incuranti della Convenzione di Ginevra che tutelava la vita dei prigionieri di guerra. I “partigiani comunisti”, ma anche soldati, militari, ausiliari, uomini del servizi segreti, autorità civili comuniste e militanti della Stella Rossa e Falce e Martello hanno già in mano le “liste di proscrizione” per eliminare avversari politici, preti anticomunisti, possidenti, agrari, e persone   “giudicate” nemiche del partito comunista. Iniziano con la razzìa di miliardi delle banche, delle società e degli enti pubblici.; si passa poi ai rastrellamenti nelle città e nei paesi di periferia (come i nazi-fascisti della repubblica di Salò), dove vengono rastrellati migliaia di infelici, caricati sui camion militari e avviati verso le borgate di Bosovizza, Semez, Gropada, Cernovizza, Raspo Breswtovizza, Zavni, Vines, Surani, Odolina, Capodistria… Centinaia di crepacci, pozzi, voragini, attendono di essere colmati dalle vittime designate e da innocenti fatti arrestare da delatori che approfittano del momento favorevole per vendicarsi di qualche offesa patita. Dalle testimonianze di familiari delle vittime, da testimoni oculari “pentiti” per tanti misfatti, da ricercatori storici e dai documenti orripilanti di rari processi celebrati a carico di alcuni assassini,  si è potuto ricostruire il macabro rituale a cui venivano sottoposti gli “infoibati”. Caricati sui camion e condotti al macello, i disgraziati, con le carni straziate dai fili di ferro che tenevano avvinti i polsi, venivano sospinti a gruppi verso l’orlo dell’abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Sul fondo, chi non trovava la morte istantanea dopo un volo di duecento metri continuava ad agonizzare fra gli spasimi delle ferite. Molte vittime erano state in precedenza denudate e seviziate. Fra questi infelici vi erano civili, militari, carabinieri, agenti di custodia carceraria, fascisti, antifascisti e perfino appartenenti al Comitato di Liberazione Nazionale. Dopo il 12945, quando fu possibile riesumare una certa quantità di vittime, si rinvennero anche soldati tedeschi e sloveni anticomunisti. La brutalità e la ferocia degli assassini

sono state documentate  dal Comitato per le Onoranze ai Caduti delle Foibe, sorto in quello stesso 1945, comitato che svolse lunghe e laboriose indagini per pervenire ad un consuntivo stimato per difetto in alcune decine di migliaia di “esecuzioni”; un vero e proprio genocidio non ancora completamente esplorato, ma portato a conoscenza dell’opinione pubblica in decine di saggi e pubblicazioni molto attendibili, che hanno contribuito non poco a svelare centinaia di episodi orribili, respinti dalla coscienza dell’umanità!

Nell’abisso di Semich furono precipitati soldati italiani e civili, uomini e donne, quasi tutti seviziati e ancora vivi. Nella foiba di Opicina, fra i cadaveri di centinaia di persone, furono recuperati una donna e un bambino rei di essere  i familiari di un carabiniere. Nella foiba di Gropada, vennero tirati fuori nel 1946 molte vittime giustiziate con un colpo di rivoltella alla nuca. Alcuni testimoni hanno raccontato che nel maggio del 1945 videro lunghe file di prigionieri, alcuni dei quali recitavano ad alta voce il “Padre Nostro”, scortati da “partigiani” armati di mitra, diretti verso la voragine di villa Orizi, Alcuni contadini assistettero nel 1945 ad una scena orripilante. Una giovane donna, a cui i “partigiani” avevano spezzato le braccia, fu scaraventata viva nella foiba di Brestovizza, Per tre giorni di udirono le urla dell’agonizzante che giaceva sul cumulo dei cadaveri, nel fondo della voragine. Nella foiba di Zavni (Foresta di Tarnova) furono precipitati numerosi carabinieri di Gorizia e cittadini sloveni oppositori del regime di Tito. A Vines, i comunisti –novelli Nerone del XX secolo- torturarono centinaia di persone, poi le precipitarono nelle cavità con una grossa pietra legata intorno al collo. Per puro miracolo vi fu un sopravvissuto, Antonio Radeticchio, che scrisse una testimonianza sull’abominevole eccidio. Chiudiamo il macabro campionario (ma occorrerebbe un intero volume per raccontare questa “Storia dimenticata”)  del supplizio titino e italiano con un episodio finito in modo…esemplare! Una ragazza universitaria delol’Istria, Norma Cossetto, fu assalita da un gruppo di belve slave mentre si recava in bicicletta a studiare da un’amica, Condotta nella scuola di Antignana, fu seviziata e violentata da 17 “partigiani” completamente ubriachi. Il giorno dopo fu gettata in una foiba nuda e ancora viva. Il corpo, recuperato dopo alcuni giorni,  in seguito alle denunce di alcuni cittadini, presentava numerose ferite procurate da colpi di pugnale. La polizia arrestò sei assassini e li obbligò a vegliare le povere spoglie in avanzato stato di decomposizione. Al mattino furono fucilati. Forse vigevano ancora le leggi sullo stato di guerra. Ma in ogni caso, furono proiettili ben meritati!

Un altro Olocausto delle Foibe? Certo. Per ogni barbarie del genere umano, c’è un Olocausto dietro la porta, che non ha colore politico, giustificazioni ideologiche di sorta, ma soltanto il furore belluino dell’uomo che spesso smarrisce il senso della ragione e della…temperanza! Oggi a distanza di tanti anni da quei tragici eventi, incombe su tutti, senza distinzione alcuna, il dovere di ricordare la barbarie. Bene ha fatto il parlamento italiano a porre riparo ad un censurabile “occultamento”, ma male ha fatto l’ex partito comunista a votare contro il “Giorno del Ricordo”, rendendosi complice degli eccidi delle Foibe. Da come sono andate le cose in  Italia, i comunisti –al pari dei fascisti- sono stati condannati dalla storia, prima,  e dagli stessi…Elettori, dopo.  Una condanna senza appello, che vale anche a “ristoro” delle vittime incolpevoli delle Foibe, sacrificate in nome di un’aberrante ideologia di tirannìa, morta e sepolta dalla coscienza dei popoli liberi.

Gino Barbieri

 

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