CRONACAPRIMO PIANO

Le mappe di rischio e la via del disastro: “Lì si poteva costruire e ricostruire“

Il pericolo di frane e alluvioni per Ispra e Autorità di Bacino evidenzia la zona bianca. Il si alle costruzioni nel Piano paesistico del ’95 e la Zona RUA. L’area del Celario è da anni sotto la lente di geologi, ingegneri, architetti e solerti burocrati, eppure nessuno aveva evidenziato il rischio “Valanga”

DI IDA TROFA

Il caso Ischia, una lezione ​per comprendere che il paese è nelle mani di dilettanti allo sbaraglio.La terribile tragedia di Casamicciola, in particolare, apre molteplici fronti di analisi, anche sul versante dei rapporti tra i poteri pubblici ai diversi livelli istituzionali, centrali e territoriali che governano il territorio e determinano le sorti delle comunità. Questo tragico accadimento si è verificato nel pieno della discussione sulla ricostruzione post sisma 2017. Un istituto messo su provando a forzare la mano sulla necessità di garantire prima la sicurezza dei cittadini e poi che i lori interessi primari non fossero più compromessi dopo il sisma (cit.Codice Protezione Civile). In parole povere è stata dichiarata la Cessazione dello Stato di Emergenza, privando l’isola del suo istituto, per favorire altre logiche. Pur consapevoli che la sicurezza dei cittadini era tutt’altro che garantita. Cosi lo Stato ha pagato lo Stato e quando ne aveva la pancia piena ha ripiombato il paese nell’amministrazione ordinaria. 36 milioni di euro per uno stato di emergenza sisma e non un euro per progettare il suo futuro. Eravamo a rischio o no? La tragedia di sabato 26 novembre prova che è cosi. Gli atti e le norme che hanno regolamentato il piccolo Cratere del Terremoto, invece, dicono altro. Addirittura a partire dalle mappe per il piano della ricostruzione di Ischia redatto dalla regione Campania ed innovato in ultimo a novembre 2022. Oggi, con i morti, e le responsabilità evidenti di chi non ha investito, né programmato il recupero e la messa insicurezza di Casamicciola, Lacco e Forio la catastrofe ha già spostato il baricentro delle responsabilità in modo sostanziale verso le vittime, i morti, provando a mascherare l’incapacità dello Stato. Lo stesso Stato che oggi dichiara l’Emergenza alluvione tornando a finanziare solo sé stesso ed i suoi apparati.  Proprio per questa ragione può forse valere la pena di riprendere la discussione sulla mappatura del rischio ed il contesto urbanistico dei luoghi oggi colpito dall’ ecatombe. Partendo proprio dalle tematiche che emergono dalla luttuosa vicenda di Casamicciola. 

Con i volontari e ricercatori esperti che ancora scavano, e corpi ancora da recuperare ( perché di questo si tratta, parlare di disperso è solo un dovere tecnico-burocratico ed umano) non è facile fissare l’attenzione sull’ombra che dal primo momento muove con estrema certezza su questa tragedia: l’inadempienza dello Stato e l’inattendibilità delle sue ramificazioni anche periferiche, Regione Campania in primis, comuni poi. Eppure è anche su questo, o forse soprattutto su questo, che la procura di Napoli dovrebbe fare chiarezza, oggi che l’inchiesta per frana colposa aperta all’indomani della strage di Casamicciola sollazza gli interessi e muove alle solite dinamiche di potere. Ed è inutile nasconderlo: potrebbero venir fuori responsabilità, quantomeno incapacità ed incoscienza tecnica è burocratica, anche da parte di chi ha redatto mappe, ha indicato rischi e ripianificato nel post terremoto 2017 la ricostruzione di case, vecchi ruderi, stalle risalenti anche a secoli fa, rassicurando la gente di Casamicciola che ci è andata a vivere. Il lavoro dei magistrati è ancora alle battute iniziali. Magari indagare, con la mente sgombra dal pregiudizio, sulle mappe del rischio e sulle condizioni di quel costone dell’Epomeo che dal Bianchetto di Santo Nicola si affaccia sul Celario di Casamicciola rese da anni geologi, ingegneri, architetti, enti territoriali come l’Autorità di bacino è più che doveroso. E più le si legge, più le si indaga, ogni lettura che non sia in mala fede, ha portato allo stesso risultato: la zona del Celario è zona Bianca, edificabile, inserita persino nell’Ambito 1-F: zona di riqualificazione urbanistica ed ambientale del PdRi del novembre 2022 firmato dalla Regione Campania, Assessorato al Governo del Territorio (avremo tempo per elencarvi tutti i nomi dei suoi “oculati” estensori).

LA ZONA BIANCA NELLA MAPPA DELL’AUTORITA’ DI BACINO

In un documento redatto dall’Autorità di bacino meridionale sulla gestione del rischio idrogeologico a Casamicciola e Lacco Ameno si legge che sul versante dell’Epomeo rivolto verso i due comuni è in zona bianca. Quindi in una zona scevra da rischi. Ovvero le case interessate sono in una zona che non è neppure classificata sullo stralcio del rischio da frana R3 (rischio elevato) o R4(rischio molto elevato) e neppure in rischio medio o moderato (R2-R1). Volendo indugiare oltre nel dettaglio delle medesime mappe nello stralcio di Carta degli Scenari di rischio R3 e R4, relativo alle principali infrastrutture antropiche l’Autorità di Bacino si riscontrano non riscontra “fenomenologie franose” di scenario elevato o molto elevato R3 e R4. Né tantomeno è indicato un rischio idraulico R3 elevato o R4 molto elevato.

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Quindi ci chiediamo dov’è l’indicazione che gli esperti avrebbero dovuto rendere sugli scenari che indicano che su via Celario esistono stati di rischio che “sono in grado di trasportare verso il fondovalle grandi quantità di massi e tronchi nonché, laddove presenti lungo il percorso di propagazione, autovetture e materiale antropico in generale. La grande energia messa in gioco da tali flussi è in grado di danneggiare i fabbricati e le strutture con essi interagenti provocandone, occasionalmente, la completa demolizione”.

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Sulla basi di questi elementi si conclude che se esistono sulle mappe ufficiali della Autorità “estese porzioni di Casamicciola e Lacco Ameno sono classificate a rischio molto elevato (R4) ed elevato (R3), in quanto suscettibili all’innesco, transito e invasione di fenomeni di colata rapida di fango, flussi iperconcentrati (miscela acque e sedimento) e crolli”. Di certo non erano indicate in quelle aree che sono state spazzate via dalla furia della montagna.

CI SI METTE ANCHE L’ISPRA

Sulla stessa linea lo studio condotto dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in cui compare esattamente via Celario, e viene indicata nei punti in cui a coinvolto l’abitazione teatro di lutti e morte, come un’area dove non c’è l’alto rischio di frane che si somma a un altrettanto elevato rischio di alluvioni. E tutto questo, tornando a quanto scrive l’Autorità di bacino, in un territorio dove “gli impluvi presentano numerosissime interferenze con opere antropiche dell’urbanizzato, quali tombamenti, edificazioni e strade alveo, che generano numerose criticità e singolarità idrauliche”. Che in uno scenario così non si possa pensare di affidarci ancora alle mani di scienziati ed esperi che non hanno saputo rappresentare il reale stato del rischio di Casamicciola, anzi, dopo il terremoto hanno mandato la gente a morire, sfollandoli dai centri ammalorati dal sisma e ritenuti dagli esperti più a rischio, ma senza garantire, dopo quasi sei anni, una ricostruzione. Una ricostruzione che la legge 130/2018 (Genova) affida al Commissario straordinario affinché assicuri una ricostruzione unitaria e omogenea nei territori colpiti, anche attraverso specifici piani di delocalizzazione e trasformazione urbana ((, finalizzati alla riduzione delle situazioni di rischio sismico e idrogeologico e alla tutela paesaggistica)), e a tal fine programma l’uso delle risorse finanziarie e adotta le direttive necessarie per la progettazione ed esecuzione degli interventi, nonché per la determinazione dei contributi spettanti ai beneficiari sulla base di indicatori del danno, della vulnerabilità e di costi parametrici.    

ZONA DI RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA E AMBIENTALE NEL PDRI

Ebbene basta leggere il PdRi della Regione Campania per scoprire che costruire case, riattare vecchi manufatti, appare evidentemente possibile soprattutto nella zona del Celario. Ma esistono anche altri documenti ufficiali che di fatto sanciscono l’assoluta edificabilità di aree come quella maggiormente colpita del Celario. Come era e dov’era recita l’Ambito 1-F: zonzo di riqualificazione urbanistica ed ambientale del medesimo piano del novembre 2022.

LA ZONA RUA DEL PTP

In particolare Piano Territoriale Paesistico “Isola D’Ischia” Approvato con D.M. del 08.02.1999, pubblicato sulla G.U. n°94 del 23.04.1999, costituito dalle norme di attuazione e dalle tavole di zonizzazione. Le aree regolate dal presente piano sono distinte zone di piano, in funzione del valore differenziato degli elementi costitutivi riconosciuti in sede di analisi. A tali valori corrispondono diversi gradi di tutela paesistica e come indicato nelle cartine ufficiali, l’area colpita dalla frana di sabato scorso è identificata: R.U.A.: Recupero Urbanistico-Edilizio e Restauro Paesistico-Ambientale in ROSSO un occhio poco attento potrebbe confonderlo con il bianco delle mappe precedenti. Perché convenzionalmente laddove c’è pericolo di disastri naturali si parla sempre di zona rossa. Ma la legenda che accompagna il grafico, e soprattutto le norme di attuazione dei PTP, spiegano che in questo caso bisogna ragionare esattamente al contrario.

Dopo la morte di gente innocente ed inerme che aveva creduto nello stato, nella politica di tutela del territorio, la difesa del suolo e gli interventi per prevenire il rischio idrogeologico costituiscono una emergenza che va affrontata con onestà e concretezza. L’emergenza climatica che avanza rapidamente è il rischio che si aggiunge ai rischi. A Casamicciola è evidente che ci sono state molteplici omissioni. Prima del terremoto, ancor di più dopo il 21 agosto 2017. Continuare a ritardare gli interventi, i piani, continuare a credere di potere gestire la questione solo approcciandosi alla sparizione di potere risorse ed in carichi è inaccettabile.

L’Italia dei Commissari alla tragedia ha fallito. I fatti stanno a dimostrare che non è questa la soluzione. Hanno fallito tutti i livelli di governance d’Italia dove sono frammentate le responsabilità.L’Italia è un paese che ha creato una generazione in perenne Stato di emergenza. Oggi è doveroso metterà a disposizione le risorse indispensabili per passare da una gestione tardiva delle tragedie ad interventi di prevenzione e di programmazione di larga prospettiva affinché non sia mai più Casamicciola.

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