Le ombre sul condominio
Piazza Bagni e tutte le perplessità sulle opere da effettuare all’IGEA, tra opere per 6.8 milioni di euro e un acconto milionario richiesto prima ancora di “mettere mano”. La costituzione di un consorzio e l’assenza del numero minimo di condomini aderenti e lo stop imposto dal commissario straordinario Giovanni Legnini in attesa di ulteriori approfondimenti

E’ una di quelle opere che, se eseguite con criterio e nell’ambito di un progetto più organico, sarebbero certamente destinate a cambiare il volto di un’area di Casamicciola che nelle intenzioni dell’attuale amministrazione comunale dovrebbe tornare a rappresentare un fiore all’occhiello della cittadina termale e pure dell’intera isola. Dovrebbe, appunto, perché il condizionale che abbiamo utilizzato non è affatto casuale e in questa storia andrebbe formulato più volte accompagnato da una serie di perplessità, ombre e dubbi che francamente non promettono nulla di buono. Cercheremo, nei limiti del possibile, di non utilizzare tecnicismi in maniera tale da non tediare i lettori e partendo dall’inizio. Nell’ambito di quelli che sono i processi di ricostruzione post calamità naturali, una serie di opere interesserà ovviamente anche la zona di Piazza Bagni, epicentro delle terme non soltanto sulla nostra isola ma davvero un pezzo di storia. Nell’area sorge il vasto e voluminoso condominio Igea che abbisogna di diversi lavori e i cui immobili non a caso sono stati oggetto di ordinanze di sgombero: l’inagibilità degli stessi venne sancita pochi giorni dopo il sisma, con una scheda Aedes datata 28 agosto 2017. Nel mese di giugno dello scorso anno viene siglato un contratto tra una ditta e l’amministratore condominiale ed all’articolo 8 si parla anche di corrispettivo e si legge quanto segue: “L’importo complessivo dell’appalto ammonta a circa € 5.300.000,00 IVA esclusa, salvo verifica a consuntivo dei lavori eseguiti sulla base del computo metrico-estimativo, comprensivi di oneri per la sicurezza”. Ed è proprio qui che comincia ad addensarsi qualche ombra. Parliamo di un progetto complessivo di 6.8 milioni di euro, di cui 5.6 di soli lavori e già qualche addetto comincia a ritenere che la somma sia sproporzionata rispetto a quello che deve essere eseguito. Ma fin qui siamo nel campo della discrezionalità e dunque possiamo passare oltre. Un altro interrogativo che ci si pone è legato al codice degli appalti. Secondo quanto affermato a novembre 2024 dall’ANAC, il privato che realizza un intervento di importo superiore a 1 milione di euro, ricevendo finanziamenti pubblici che coprono più del 50% del costo, deve applicare le norme sui contratti pubblici. Tradotto in parole povere, significherebbe che la gara non può essere assegnata su trattativa privata ma c’è bisogno di una gara: e in questo caso in primis la somma super abbondantemente il milione di euro, e in secondo luogo l’opera è realizzata interamente con fondi pubblici, stanziati dalla struttura commissariale giusto per intenderci.


Non abbiamo ancora finito, anzi in realtà non abbiamo nemmeno cominciato. Perché secondo alcune voci di dentro (peraltro nemmeno sussurrate a basso volume, giusto per intenderci) ci sarebbe anche un altro inquietante interrogativo dovuto al fatto che alla ditta sarebbe stato concesso un anticipo di 1 milione e mezzo di euro prima ancora di mettere “palla al centro” che onestamente è un attestato di stima e fiducia verso il prossimo non di poco conto. A questo va aggiunta anche l’immancabile diaspora tra condòmini che ha contribuito ad accendere ulteriormente i riflettori su questa vicenda. Non è un caso che il commissario Giovanni Legnini a un certo punto abbia deciso di sospendere la pratica lasciandola in “stand by” evidentemente in attesa delle verifiche del caso. A questo punto, però, dall’altra parte della barricata è stato obiettato che erano già stati stipulati i contratti con la ditta incaricata di eseguire i lavori e che dunque l’improvviso stop avrebbe potuto generare un danno economico di non poco conto. Non a caso, all’inizio dell’anno solare veniva trasmessa una Pec al Comune di Casamicciola nella quale la ditta che avrebbe dovuto svolgere i lavori scriveva testualmente che la stessa “ha già una struttura operativa pronta con squadra di operai, ed ha ordinato tutto il materiale necessario all’esecuzione delle opere, così come previsto dal contratto stesso; pertanto, dal giorno 22 gennaio 2025 è pronta ad iniziare le opere di cui in premessa. Si resta in attesa della formale consegna dei lavori”. Una sottolineatura, questa, vista per la verità come una volontà precisa di accelerare i tempi per aprire il cantiere ed evitare la “mannaia” della frenata commissariale. La matassa, invero, diventa dunque di lì a poco ancor più ingarbugliata. Succede quando si rende necessaria la costituzione di un consorzio perché il corpo di fabbrica non contiene soltanto gli immobili del condominio ma anche altre strutture esterne allo stesso. Chi aderisce nomina presidente del consorzio stesso l’avvocato Vito Manna ma anche quando si pensa che tutto vada nella direzione giusta arriva l’ennesima “frenata”.
Il consorzio, infatti, per avere validità giuridica deve essere composto dal 50% più 1 dei suoi componenti ed allora a questo succede che il commissario Giovanni Legnini conferisce un incarico preciso all’architetto Maurizio Pirulli (tecnico incaricato per la richiesta di contributo): verificare se questa soglia è stata raggiunta o meno. E sembrerebbe che i conti non tornino. E a quel punto, secondo alcune indiscrezioni, si sarebbe creata una paradossale caccia al condomino da “imbarcare” per poter rimettere la bilancia a posto. Insomma, roba davvero molto discutibile così come discutibili sono anche molti altri aspetti che gravitano su questa storia. Si resta allora in attesa delle determinazioni del commissario Giovanni Legnini, considerato che la realizzazione di quest’opera riveste una funzione fondamentale per la rinascita di quell’area di Casamicciola Terme. E l’opera stessa deve inserirsi in un contesto di riqualificazione e rispondere a determinati parametri di efficienza ed estetica per non correre il rischio di creare una Piazza Bagni a due facce. Non è un caso che lo stesso Comune di Casamicciola, in una conferenza di servizi, abbia chiesto il rispetto di uno specifico piano colore ed anche un disegno architettonico che ricalchi e ricordi le tradizioni isolane.