«Sicuramente lo strumento costituito dalle partecipate va razionalizzato, ma parlare di spreco di denaro è troppo generico. Fra l’altro esistono diversi tipi di partecipate, alcune di esse sono infatti quotate in borsa, altre invece, come nel caso della nostra isola, sono società che servono piccoli comuni. Questa è una distinzione fondamentale. Ciò che dice Cantone è parzialmente vero, ma di sicuro dobbiamo sgomberare il campo dall’ipotesi di abolire totalmente le partecipate. Sarebbe una colossale stupidaggine, perché determinati servizi è giusto che vengano svolti da società controllate dal pubblico, in maniera tale da poter monitorare al meglio tali servizi erogati ai cittadini. È altrettanto vero che esiste l’esigenza di razionalizzare il settore: ottomila partecipate sono tante, anzi troppe, ma le mille che sembra siano previste dai progetti in divenire mi sembra un numero congruo. A me pare che Cantone abbia voluto porre l’accento su una problematica, magari anche alzando un po’ i toni, parlando di ombre corruttive. Le partecipate esistono già da un paio di decenni: prima non esistevano normative precise e stringenti, quindi prevedibilmente alcune assunzioni venivano effettuate tramite criteri clientelari, ma sicuramente le leggi attuali consentono di controllare tali società in maniera tale da evitare storture o addirittura la commissione di reati. Credo che le partecipate costituiscano un momento positivo per la crescita del Paese e dei Comuni, quindi va benissimo una razionalizzazione del settore e l’introduzione di norme sulla gestione delle società: parliamo dell’erogazione di servizi essenziali, e chi è chiamato ad amministrare una partecipata deve poter lavorare in tranquillità e trasparenza entro una cornice legislativa chiara. Ma eviterei di fare eccessive generalizzazioni e di vedere solo gli aspetti negativi. Servizi come acqua e gas, ma anche l’igiene urbana e i trasporti (un problema serio per la nostra isola) a mio avviso vanno controllate dalle amministrazioni comunali».
FRA.FER.
