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Le “pecore nere” delle storiche, antiche e blasonate famiglie dell’isola

I nostri antenati, naturali ed acquisiti, rappresentanti prestigiosi delle  antiche famiglie ischitane, di origini locali e  di importazione,  che hanno consegnato il loro passo alla storia di Ischia  sono tantI, e ciascuno  è ricordata, nel bene nel  male,  per la propria incidenza nel  tessuto sociale dell’isola, nelle diverse epoche in cui sono esistiti. Dal ‘400 in poi, per i primi tre secoli in avanti, hanno fatto parlare di sé, a partire dalla prima formazione e crescita sul territorio, famiglie  come quella  dei  Cossa o Coscia, dei  D’Avalos,  dei Tuttavilla, dei Buonocore, dei  Morgioni,  dei  Lanfreschi, dei Colonna, tanto per  citare quelle più note, che nel loro tempo, hanno riaffermato l’autorevolezza ed  il prestigio del proprio casato attraverso opere e gesta dei loro membri più audaci, uomini e donne di valore, che la storia ha riconosciuto e tramandato ai posteri. Il loro blasone indica titoli nobiliari di marchesi, duchi, contesse, baroni e baronesse e  quant’atro può essere utile per tenere su di un piedistallo anche quegli altri membri  della famiglia considerati le “pecore nere” del ceppo famigliare, incapaci per i propri difetti,  di rimanere nell’ombra ed assai propensi a contravvenire alle regole . Le loro storie sono piene zeppe di episodi che hanno riguardato le proprie personali e spesso smodate ambizioni, a discapito di una parte  del popolo di’Ischia  dei casolari dell’entroterra isolana destinati  a subire le prepotenze di quegli  arroganti e crudeli signori del tempo. Furono tante le popolane messe incinte da quei prepotenti dell’epoca  disconoscendo i propri nascituri abbandonandoli al loro destino.

Per fortuna  hanno rappresentato   una minoranza  incolore,  tenuta fuori dallo stato di superiore reputazione delle  famiglie,le quali, per loro disgrazia, avevano in comune con quei loro congiunti fatti di altra pasta, solo il nome.  Se episodi di cattiva fama, ascrivibili solo alle intemperanze cosiddette  nobiliari  di chi non era  degno di portare il nome ed il blasone del casato cui apparteneva, hanno in qualche  modo scalfito la dignità e l’”opera buona” delle famiglie di cui ci stiamo occupando, non significa che le stesse non abbiano di che vantarsi delle loro storie gloriose collegate alle vite prestigiose dei propri stimati e maggiori rappresentanti. Anzi, sono parte fondamentale di un significativo pezzo della storia, scritta e raccontata,  di un’isola ricca, in cui la società  si poneva al primo posto nel continuo processo di crescita nel paese. Era l’epoca dei Signori  e degli affiliati alle loro corti. I regnanti di turno dispensavano titoli ed elevavano al rango di nobili esponenti di primo piano di famiglia dai requisiti eccellenti,  spesso conquistati nei campi di battaglia dove si distinguevano intrepidi condottieri immortalati poi dalla storia. Non mancavano gli uomini di altro ingegno come letterati, pittori, architetti, medici, scienziati, uomini di chiesa (Vescovi, Cardinali ed addirittura un Papa) caratterizzandone la discendenza.  Primo esempio di famiglia potente che esercitava il suo immenso potere nell’isola, fu la famiglia Cossa o Coscia o Salvacossa di origini molto antiche, che secondo gli storici prese il nome dall’isola d’Ischia, quando l’isola si chiamava Coxa.

I suoi rappresentanti ricoprirono le più importanti cariche in campo civile, militare ed ecclesiastico, sino ad arrivare al soglio pontificio. Baldassarre fu nominato Cardinale da papa Bonifacio IX, al secolo Pietro Tomacelli,  e nel 1410 fu eletto a Bologna pontefice col nome di Giovanni XXIII. Nel 1415 fu costretto ad abdicare essendo stato accusato di molti misfatti, passando alla storia come l’antipapa. Rese l’anima a Dio in Firenze nel 1419. Visse gli anni della gioventù tra Procida e Ischia dove ha dimorato con la sua famiglia nel palazzo gentilizio nel vecchio Borgo di Celsa, oggi occupato dalla famiglia Lauro-Di Costanzo. La famiglia Cossa a quel tempo, specie dopo la morte dell’antipapa Baldassarre,  sull’isola faceva il bello ed il cattivo tempo, condizionando, nel bene e nel male,  la vita del popolo indifeso. Alla famiglia Cossa  sul Castello e nell’isola seguì  l’illustre famiglia D’Avalos, col suo blasone riconosciuto e riverito. Questa famiglia,  proveniente dalla Castiglia (Spagna), si trasferì nel Napoletano al seguito di re Alfonso I d’Aragona con Inigo  d’Avalos (†Napoli, 1484)  e i suoi tre figli Alfonso († 1495), Rodrigo († 1496), Inigo Junior († 1504) e  Costanza († ) tutti sepolti in Napoli nella cappella gentilizia della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi. I d’Avalos ebbero numerosi feudi e titoli, furono aggregati al Patriziato napoletano del Seggio di Nido e, dopo l’abolizione dei sedili (1800), furono iscritti nel Libro d’Oro napoletano. Ebbero il privilegio di battere moneta e nominare conti.

La famiglia dei D’Avalos  è la dinastia in armI che nel ‘400, mise radici nella Ischia Minor, ossia sul Castello con funzioni di potere e di comando in sinergia col dominio della Reale Casata degli Aragona, regnanti, signori e padroni dell’isola. Questa prestigiosa famiglia nel tempo lasciò il segno nell’isola e sul Castello per le eroiche gesta, la benevolenza verso le guarnigioni e verso il popolo durante  i regni degli Aragonesi Ferdinando I e Ferdinando II, Alfonso I, Alfonso II, e Federico.  Ferrante, figlio di Alfonso d’Avalos sposò sul Castello Vittoria Colonna. Lo zio Innico D’avalos ebbe incarico da Re Ferdinando II D’Aragona di dirigere i lavori di costruzione del Torre che poi divenne Torre di Michelangelo dove lo stesso Innigo con il fratello Alfonso insieme con le rispettive famiglie vi abitarono. Questa prestigiosa Famiglia ha dato alla diocesi di Ischia, alcuni  anni dopo un Cardinale e nel 1590 un vescovo di nome Innigo D’Avalos a continuazione della dinastia.   Altra famiglia ischitana del ‘600 di buon rango con titolo nobiliare di Marchesi  è stata la famiglia Lanfreschi dal nome molto raro. Le sue origini potrebbero essere sveve. Questa famiglia, rispettabile e presente nella vita sociale del paese, ha espresso un vescovo, Francesco Lanfreschi, con sede a Gaeta ed a Matera  dove morì nel 1772. La casata continua tutt’oggi.  Uguale cosa si può dire della famiglia Morgioni, rispettabile nel paese ed ha vantato nei propri ranghi un vescovo Francesco Morgioni, nato ad Ischia il 1 Settembre 1661 da Nicola Morgioni e da Domenica Sorrentino. Fu Vicario Generale della nostra Diocesi. Poi Vescovo di Ruvo di Puglia ed ancora  di Minori. Morì ad Ischia il 18 Novembre 1712.

Antonio Lubrano (antoniolubrano1941@gmail.com)

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