«Le ruspe avanzano e la politica se ne frega»
L’avvocato Gino Di Meglio commenta con amarezza l’impennata delle demolizioni in Campania e soprattutto sulla nostra isola senza risparmiare critiche al governo centrale incapace di porre un freno a quella che sta diventando una drammatica emergenza sociale. Poi focus sulle possibili soluzioni e ancora sulla discriminazione con Milano

C’è stata negli ultimi tempi un’accelerazione negli abbattimenti e nelle demolizioni, che, contrariamente a quanto era lecito attendersi, finora hanno colpito esclusivamente persone che possiedono un’unica abitazione. Qual è la sua opinione in merito? E soprattutto, come fermare quella che è ormai diventata una sorta di “roulette russa”, come l’ha definita anche qualche suo collega?
«Negli ultimi mesi si è verificata una notevole accelerazione nelle demolizioni, probabilmente dovuta all’impulso dato dall’attuale capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri, determinato a portare a compimento le sentenze di condanna passate in giudicato che prevedono la sanzione accessoria dell’ordine di demolizione. Il problema, però, è esclusivamente politico. La magistratura applica la legge, a volte magari può farlo in modo forse eccessivamente rigoroso, e in alcune circostanze con orientamenti difformi rispetto alla giurisprudenza sovranazionale, ad esempio quella della Corte Europea. Tuttavia, qualcosa si sta muovendo: alcuni giudici dell’esecuzione stanno iniziando a recepire il principio della Corte Europea che tutela il diritto all’abitazione, sancito anche dalla nostra Costituzione. Resta da vedere se questo orientamento resisterà all’esame della Corte di Cassazione, considerando che molti provvedimenti sono stati impugnati dalla Procura. Un caso esemplare è quello di Casoria, dove il giudice dell’esecuzione della settima sezione del Tribunale di Napoli, il dottor Rabuano, ha accolto il ricorso dei proprietari. Tuttavia, l’ordinanza è stata impugnata davanti alla Cassazione, e si attende l’esito del giudizio. In ogni caso, ribadisco: il problema non può essere risolto né dai magistrati né dagli avvocati».
E allora quale potrebbe essere la soluzione?
«Abbiamo tentato ogni strada nei nostri incidenti di esecuzione, ma il problema resta politico. Il fatto che vengano eseguite sentenze di condanna risalenti a oltre 30 anni fa appare profondamente ingiusto. Se il legislatore non interviene con una norma specifica, il problema delle demolizioni difficilmente verrà risolto».
Il procuratore Gratteri, nella sua audizione al Senato, ha dichiarato che le demolizioni seguono un criterio di gradualità, partendo dagli immobili appartenenti a criminali. Tuttavia, a Ischia non si registra un solo caso di abuso speculativo o di demolizione di seconde case: si tratta esclusivamente di prime abitazioni, con intere famiglie che restano senza casa.
«Sì, nella maggior parte dei casi si tratta di prime abitazioni di nuclei familiari che non possiedono altri immobili, con poche eccezioni».
Perché la politica non interviene? Disinteresse, sudditanza verso la magistratura o altro?
«Se posso usare un termine forte, direi che la politica se ne fotte, inutile girarci intorno. Lo fa per inadeguatezza e superficialità, non si rende conto della gravità del problema, che rappresenta una vera emergenza sociale, soprattutto in Campania e nel Sud. Ischia, in particolare, è un territorio già devastato da eventi naturali tragici come terremoti e alluvioni, che hanno già lasciato molte persone senza casa. Procedere con altre demolizioni, per un totale stimato di 10.000 immobili, significherebbe aggravare ulteriormente la situazione abitativa generando un qualcosa di nemmeno lontanamente immaginabile. E allora è giunta l’ora che la politica esca dal letargo che l’ha fin qui caratterizzata e si faccia carico di questa emergenza. Personalmente ho svolto in passato il ruolo di consigliere comunale di minoranza e ho cercato di onorare il mandato ricevuto. Fare politica significa trovare soluzioni per i cittadini, non prenderli in giro. In questa vicenda c’è stata una totale indifferenza da parte della politica, che ha ignorato le richieste e i bisogni dei territori».
Quale potrebbe essere una soluzione praticabile? C’è chi propone di equiparare la demolizione a una sanzione penale, facendola cadere in prescrizione dopo un certo numero di anni. Altri parlano di una norma ad hoc o della proposta di legge Zinzi, che prevede (anche) una gradualità delle demolizioni. Qual è, secondo lei, la soluzione più percorribile?
«La strada più immediata e praticabile sarebbe quella che prevede una modifica al codice di procedura penale, stabilendo che la demolizione sia una sanzione penale e non amministrativa. Questo significherebbe che, come la pena, anche la demolizione decadrebbe per prescrizione dopo un certo periodo di tempo. Trovo inaccettabile che si eseguano oggi sanzioni amministrative relative a condanne di 30 o più anni fa. Inoltre, bisogna fare chiarezza sulla questione dei condoni edilizi del 1985 e del 1994. Oggi la magistratura disapplica persino concessioni edilizie rilasciate a seguito di quelle sanatorie, proseguendo con le demolizioni. Il legislatore dovrebbe intervenire per garantire certezza del diritto: una volta rilasciato un permesso a costruire in sanatoria, questo non dovrebbe poter essere disapplicato dalla pubblica amministrazione, tantomeno dal giudice penale. E poi mi sia consentito di dire che ci troviamo davanti a una vergogna tutta italiana, un fatto inconcepibile e ancor più inaccettabile».
A cosa si riferisce?
«Mi riferisco al cosiddetto “Salva Milano”, che con ogni probabilità diventerà legge. Ho visto un servizio televisivo in cui si parlava di sanatorie non per case unifamiliari, ma addirittura per grattacieli a più piani. Evidentemente, il sindaco di Milano ha saputo esercitare pressione sui propri riferimenti politici, ottenendo una norma su misura per la sua città. Al contrario, i sindaci dei territori campani colpiti dalle demolizioni avrebbero dovuto fare altrettanto, arrivando persino a minacciare le dimissioni pur di ottenere una soluzione legislativa. Se fossi il sindaco di Ischia, lo farei senza esitazione. Il paradosso è che a Milano verranno sanati i grattacieli, mentre a Ischia e nel distretto della Corte d’Appello di Napoli si demoliscono le prime case delle famiglie. Questa è un’ingiustizia inaccettabile».